Il calore della cooperazione: la lezione energetica di Güssing
Güssing è un piccolo centro, con meno di 4.000 abitanti, localizzato nel sud-est dell’Austria, nello stato del Burgenland, circa 100 km a est della più famosa e popolosa città di Graz. Il Burgenland è la regione economicamente meno sviluppata dell’Austria, in particolar modo nella parte meridionale e, per cercare di ovviare a questa situazione negativa, […] The post Il calore della cooperazione: la lezione energetica di Güssing first appeared on QualEnergia.it.

Güssing è un piccolo centro, con meno di 4.000 abitanti, localizzato nel sud-est dell’Austria, nello stato del Burgenland, circa 100 km a est della più famosa e popolosa città di Graz.
Il Burgenland è la regione economicamente meno sviluppata dell’Austria, in particolar modo nella parte meridionale e, per cercare di ovviare a questa situazione negativa, già alla fine degli anni ’80 si decise di creare nella cittadina un centro tecnologico con il patrocinio della Comunità Europea.
La spinta data da questo centro ha permesso con gli anni di realizzare diverse centrali energetiche moderne, efficienti e sostenibili, che garantiscono un grande risparmio economico per gli abitanti e abbattono drasticamente le emissioni inquinanti a livello locale.
Questo notevole sviluppo sul tema ambientale, inoltre, ha convertito Güssing in un’attrazione turistica che ora conta quasi 5.000 visitatori l’anno.
Una fama… rinnovabile
La città è diventata famosa a livello internazionale per la sua iniziativa di autosufficienza energetica che comprende, in particolare, un innovativo sistema di teleriscaldamento.
Il progetto è stato guidato dalla visione di ridurre la dipendenza dai combustibili fossili, stimolare l’economia locale e utilizzare in modo efficiente le risorse energetiche rinnovabili disponibili sul territorio.
L’idea nasce e viene avviata all’inizio degli anni ’90, quando la città è passata da una completa dipendenza energetica a diventare un polo di riferimento per l’energia rinnovabile. L’obiettivo del progetto era quello di creare un sistema di teleriscaldamento incentrato sulla biomassa locale, riducendo al minimo le emissioni di carbonio e creando posti di lavoro sul territorio.
Cooperare per riscaldarsi
Tra i principali attori coinvolti nello sviluppo di questa iniziativa bisogna citare innanzitutto il Comune di Güssing che ha guidato il progetto, collaborando con il centro europeo per le energie rinnovabili (Europäisches Zentrum für erneuerbare Energie, EEE).
Come altri soggetti centrali, inoltre, a giocare un ruolo rilevante sono stati i residenti, le imprese e gli altri enti pubblici locali che hanno fornito un sostegno attivo per la promozione dell’iniziativa e anche finanziario.
Fin dall’inizio del progetto, infatti, ci si è concentrati sull’idea di promuovere un modello cooperativo per la gestione della rete di teleriscaldamento.
La rete di Güssing opera secondo un modello di comproprietà, con un significativo apporto finanziario da parte della comunità: in altre parole, i consumatori del calore sono anche proprietari dell’infrastruttura (rete e centrali termiche) che produce e trasporta il calore stesso.
Il modello di governance ha portato a un coinvolgimento diretto dei portatori di interesse locali, in un chiaro approccio di comunità, che garantisce trasparenza nella gestione tecnica e nella determinazione dei prezzi dell’energia termica, nonché assicura la sostenibilità a lungo termine.
Teleriscaldamento: 35 km di rete
La rete di teleriscaldamento di Güssing, che si estende per una lunghezza di circa 35 km, ha più di 200 connessioni, costituite primariamente da utenze residenziali, edifici pubblici e anche alcune piccole industrie, per una domanda termica complessiva di circa 5 GWh/anno.
Per quanto riguarda la temperatura operativa, la rete mostra differenze marcate tra la stagione invernale, dove spicca il fabbisogno per il riscaldamento degli ambienti, e quella estiva, quando invece il consumo è associato alla sola produzione di acqua calda sanitaria.
La rete, infatti, è esercita a 90 °C sulla mandata e a 60 °C sul ritorno, ma questi valori si abbassano rispettivamente a 70 e 50 °C quando vengono spenti gli impianti di riscaldamento.
Un mix (non) esplosivo
Come si verifica spesso in questo tipo di piccole reti di teleriscaldamento su scala locale, la produzione termica avviene grazie a un mix di fonti energetiche e soluzioni tecnologiche, con la peculiarità di impiegare solo fonti rinnovabili e disponibili localmente, così da non solo fornire calore agli utenti ma anche sviluppare l’economia della zona.
L’80% del fabbisogno, infatti, è coperto tramite una caldaia a biomassa della potenza di 1.500 kW, che brucia cippato a filiera corta e residui forestali (nella foto in alto – credit: EEE Europäisches Zentrum für Erneuerbare Energie).
Un ulteriore 15%, poi, è generato grazie a un impianto a biogas con una potenza di 1.200 kW. Il biogas è derivato dai rifiuti organici e, quindi, ancora una volta, una risorsa locale.
Il 5% mancante viene assicurato da un impianto solare termico con una superficie di circa 2.000 m2, equipaggiato anche con serbatoi di accumulo.
La combinazione tra solare termico e biomassa è notevolmente diffusa e promossa in Austria, anche grazie al lavoro delle specifiche associazioni industriali di categoria.
Non dimentichiamo mai il calore
L’esperienza di Güssing, per quanto virtuosa e ben costruita, non è sicuramente l’unica di questo genere.
La fornitura di calore con un approccio dal basso è un modello già replicato in molti casi e in diversi Paesi europei, come dimostra la mappa degli esempi raccolti nell’ambito del progetto ConnectHeat.
La presenza di questi progetti, inoltre, è un chiaro messaggio a chi si occupa di comunità energetiche o, più in generale, di coinvolgimento diretto dei cittadini nelle questioni relative all’energia: il calore può e deve essere della partita.The post Il calore della cooperazione: la lezione energetica di Güssing first appeared on QualEnergia.it.