Il blackout in Spagna colpa delle rinnovabili? I due guasti in 3 secondi, il fotovoltaico e gli impianti fantasma
L'indagine per sabotaggio. I due impianti che si scollegano dalla rete prima della perdita di potenza. Il processo alle rinnovabili, l'interconnessione e gli impianti fantasma L'articolo Il blackout in Spagna colpa delle rinnovabili? I due guasti in 3 secondi, il fotovoltaico e gli impianti fantasma proviene da Open.

Il mistero delle cause del blackout in Spagna rimane. Ma ora c’è un indiziato. L’ipotesi del cyberattacco è stata esclusa dall’operatore della rete elettrica. Il tribunale nazionale spagnolo ha avviato un’indagine preliminare per il reato sabotaggio. Ma il gestore ha anche individuato due possibili guasti nella rete di produzione da fotovoltaico. Ed è probabile che la fonte di generazione che è venuta meno sia proprio il solare. Anche se il premier Pedro Sánchez l’ha esclusa. Due mesi fa gli esperti avevano parlato dei rischi connessi all’aumento della produzione solare unita alla chiusura di impianti nucleari e a gas.
I due guasti
Il primo guasto viene segnalato da Red Eléctrica alle 12:33 di lunedì 28 aprile nella regione di Estremadura, sud-ovest della Spagna. Un grande impianto fotovoltaico si scollega dalla rete elettrica nazionale. Le ragioni, dice Repubblica, non sono note. Un secondo e mezzo più tardi tocca a un altro impianto. Subito dopo il sistema crolla. In cinque secondi la rete perde 15 gigawatt di potenza, il 60% del totale in uso in quel momento, lasciando 60 milioni di persone al buio fra Spagna, Portogallo, parte di Francia, Marocco e Groenlandia. Si parla di uno sbalzo di tensione. In quel momento la produzione da fonti rinnovabili era al 78%: 60% fotovoltaico e 12% eolico. Il nucleare era all’11%. Poi c’è l’avvertimento lanciato il 17 aprile da Entso-e, il consorzio dei gestori di rete di tutta Europa.
Fotovoltaico ed eccessi
«Gli operatori stanno prendendo provvedimenti per assicurare la stabilità del sistema produttivo elettrico. La sfida principale potrebbe essere il surplus di energia disponibile, in particolare quella solare», ha scritto il consorzio. La rinnovabile viene di solito consumata prima di quella non rinnovabile per ragioni di immagazzinamento. L’ipotesi quindi è che le rinnovabili siano venute meno all’improvviso, lasciando la Spagna priva di una fonte di riserva capace di intervenire all’istante. «Il blackout non è stato causato da un eccesso di energia solare», ha detto però ieri Sánchez. E nel frattempo è scattato il processo alle rinnovabili.
Il processo alle rinnovabili
Grazia Todeschini, professoressa di Ingegneria elettrica al King’s College di Londra, giudica però il tutto prematura: «Non abbiamo notizia di un evento meteo che abbia fatto crollare all’improvviso la produzione di sole e vento. Se i due impianti scollegati hanno subito un guasto tecnico che si è propagato all’intera rete, destabilizzandola, bisognerebbe prima capirne la natura. Non è detto che sia legato al fatto che fossero impianti rinnovabili. Anche altre regioni, penso ad esempio alla California, hanno una produzione solare abbondante, ma non sono soggetti a questi eventi». Caduta nel frattempo anche l’ipotesi dell’evento meteo imprevisto.
L’interconnessione
Álvaro De La Puente Gil, professore di Ingegneria all’Università di Léon, dice che «a Spagna e Portogallo ci si riferisce spesso come un’isola energetica perché la loro interconnessione con il resto d’Europa è limitata, per ragioni tecniche, ma anche politiche ed economiche. La capacità di connessione attuale è al di sotto del minimo raccomandato dall’Unione europea. Questo rende più difficile l’importazione o l’esportazione di energia nei momenti di crisi».
E ancora: «La rete di distribuzione attuale è stata disegnata con un modello centralizzato, basato su pochi impianti di grandi dimensioni. Ora deve gestire un sistema molto più decentralizzato e variabile in base al meteo. Anche i meccanismi di protezione, disegnati per disconnettere alcune parti del sistema quando si rischia un danno, hanno bisogno di essere perfettamente coordinati, se si vogliono evitare reazioni a catena non volute. Per stabilizzare il sistema in un momento di crisi servirebbero sistemi di accumulo tradizionali, come le batterie. La transizione energetica richiede nuove infrastrutture, che però sono molto costose».
Il “gran apagón”
Di certo c’è che prima del “gran apagón” la rete ha subito due perdite di energia. E tre secondi e mezzo più tardi è arrivata l’interruzione della connessione Spagna-Francia. In quel momento quasi l’80% dell’elettricità consumata nel Paese proveniva da fonti rinnovabili, il 60% appunto dall’energia solare. Due settimane fa, il 16 aprile, il 100% dell’energia consumata in Spagna proveniva dalle rinnovabili. Il premier, fa sapere Il Fatto Quotidiano, ha convocato alla Moncloa la presidente di Red Eléctrica (società partecipata per il 20% dalla statale Sepi) e i rappresentanti dei grandi gruppi privati Endesa, Iberdrola, Naturgy, Edp e Acciona Energía. Proprio per fare chiarezza sulle cause del blackout.
Gli impianti fantasma
Susanna Dorigoni, docente di Economia dell’energia e dell’ambiente nelle università Bocconi e Bicocca di Milano, spiega al Corriere della Sera: «Il sistema autorizzativo spagnolo particolarmente favorevole ha portato ad avere un gran numero di impianti fotovoltaici distribuiti». Poi ci sono gli impianti fantasma, ovvero i «piccoli impianti che non sono nei radar dell’operatore, che quindi non sa se l’energia prodotta sarà consumata a livello locale o se sarà ceduta alla rete e non può agire in caso di necessità di distacco perché c’è scarsità di domanda. L’aumento della generazione da rinnovabili non programmabili rende i sistemi più complessi e più vulnerabili sia a eventi endogeni che esogeni. La loro integrazione nel sistema elettrico richiede investimenti per consentire alla rete di mantenere la stabilità».
È colpa delle rinnovabili?
Secondo l’esperta «il gestore ha parlato di oscillazioni nella rete, che possono essere dovute a uno sbilanciamento tra produzione e consumo. Al momento del collasso la produzione è crollata per cause ancora ignote». E ancora: «Per la stabilità della rete è cruciale avere anche una produzione programmabile, che possa aumentare o diminuire rapidamente la potenza in uscita per mantenere la frequenza entro certi limiti, come gli impianti a gas, l’idroelettrico e il nucleare. E il fatto che questi ultimi rappresentassero una piccola parte del mix ha contribuito a causare l’estensione del blackout e a ritardare la rimessa in funzione della rete». È colpa delle rinnovabili? «Non direttamente, il tema è saperle e poterle integrare nel mix di generazione».
L'articolo Il blackout in Spagna colpa delle rinnovabili? I due guasti in 3 secondi, il fotovoltaico e gli impianti fantasma proviene da Open.