I tavoli sul lavoro? Solo chiacchiere. Contro la strage, Meloni deve istituire il reato di omicidio

Un bel tavolo per discutere tra le parti sociali, la pratica istituzionale più inutile di questi ultimi decenni viene rispolverata, per gli omicidi sul lavoro, da parte del governo Meloni. Che, nonostante i proclami di nuovismo, in politica economica e sociale si conferma puro continuatore del passato. In Italia negli ultimi 10 anni almeno 15.000 […] L'articolo I tavoli sul lavoro? Solo chiacchiere. Contro la strage, Meloni deve istituire il reato di omicidio proviene da Il Fatto Quotidiano.

Mag 8, 2025 - 11:12
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I tavoli sul lavoro? Solo chiacchiere. Contro la strage, Meloni deve istituire il reato di omicidio

Un bel tavolo per discutere tra le parti sociali, la pratica istituzionale più inutile di questi ultimi decenni viene rispolverata, per gli omicidi sul lavoro, da parte del governo Meloni. Che, nonostante i proclami di nuovismo, in politica economica e sociale si conferma puro continuatore del passato.

In Italia negli ultimi 10 anni almeno 15.000 lavoratori sono stati uccisi sul luogo di lavoro, o nel tragitto verso di esso.
Nello stesso periodo sono stati più di 8 milioni gli infortuni gravi. E questi sono solo quelli denunciati, perché in tanti luoghi di lavoro chi si ferisce viene costretto a mettersi in malattia, per nascondere che si è fatto male lavorando. E il padrone risparmia sull’Inail. Cosa è successo? Sono caduto dalle scale. Così tanti operai, soprattutto migranti, sotto ricatto, devono celare la realtà, come alcune delle donne colpite dalla violenza maschile.

A tutto questo si aggiungono le malattie professionali, gli avvelenamenti che agiscono lentamente ed inesorabilmente e le cui vittime a volte non sono neppure registrate tra quelle del lavoro.

In Italia c’è una strage immane di lavoratrici e lavoratori, di cui è colpevole tutto il sistema produttivo, ma non ci sono imprenditori, manager, azionisti che davvero paghino per questa massa di delitti. Neanche uno: uccidere un operaio è il crimine più impunito e conveniente.

È vero che quando ci sono i morti le attività dell’impresa coinvolta si fermano, ma tutte le altre imprese vanno avanti senza problemi. E i grandi numeri lo confermano: c’è una massa colossale di profitti che deriva dal risparmio sulla sicurezza del lavoro. È solo la particolare abilità ed intelligenza di chi lavora che a volte riesce ad impedire che la strage sia ancora più grande.
Lo Stato non esiste o è complice. È vero che la punizione non è mai da sola in grado di sconfiggere la criminalità, ma è anche vero che la certezza dell’impunità la criminalità la incentiva.

In Toscana, i padroni dello stabilimento dove la ventiduenne operaia Luana venne divorata da un macchinario non in regola, hanno patteggiato pochi mesi con la condizionale.
In Veneto in questi giorni un operaio è stato ucciso allo stesso modo. Chi pagherà? Nessuno.

Il governo ha appena varato i decreti sicurezza che colpiscono tutte le libertà sociali e politiche. Ma per le imprese invece c’è la libertà, anzi l’arbitrio, di fare tutto. “Non disturberemo il fare” disse Giorgia Meloni nel suo discorso di insediamento. E ora il governo regala 600 milioni alle imprese perché comincino a fare ciò che dovrebbero fare per legge. Bisogna invece istituire il reato di omicidio sul lavoro, per il quale giace in Parlamento un progetto di legge che il governo ignora e che il ministro Nordio ha ottusamente rifiutato. Poi, per coordinare gli interventi dello Stato sulla criminalità imprenditoriale, ci vorrebbe una procura nazionale per la sicurezza del lavoro, così come c’è la procura antimafia.

Ci vogliono migliaia di ispettori del lavoro in più, che possano agire senza condizionamenti, controllando fabbriche e cantieri all’improvviso, quando nessuno se lo aspetta. Senza preavvisare la direzione aziendale, come invece vorrebbe oggi il governo.
Controlli, prevenzione, repressione è ciò che dovrebbe fare lo Stato, ma non basta. Tutta la legislazione che ha precarizzato il lavoro è responsabile dei danni alla salute dei lavoratori. Libertà di licenziamento e libertà di appalto hanno effetti diretti su infortuni e omicidi sul lavoro. Per questo è importante la vittoria del SÌ ai prossimi referendum.

Il sistema di collaborazione e complicità con le imprese, oggi prevalente tra i sindacati confederali, deve essere completamente rovesciato, perché la prima tutela della salute dei lavoratori viene del conflitto. Le attività nocive vanno fermate prima che sia troppo tardi, il lavoro va bloccato non appena la salute dei lavoratori sia in pericolo. E il sistema politico e sindacale deve sostenere e tutelare chi lotta perché il lavoro sia sicuro.

Le morti sul lavoro sono l’effetto di un sistema di sfruttamento che è diventato normalità. Se non si mette in discussione questa falsa normalità, tutto andrà avanti come prima. Le imprese da sole non si riformeranno, intascheranno i soldi che offre loro il governo e continueranno come prima. Ci vogliono misure forte e urgenti, e un radicale cambiamento di comportamenti, se si vuole davvero fermare la strage sul lavoro. Il resto sono solo chiacchiere, come quelle del tavolo convocato da Meloni. Durante le quali altri tre operai moriranno.

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