I dieci trend globali che cambieranno il settore dell’asset management

ll settore dell’asset management si trova di fronte a trasformazioni profonde, spinte da cambiamenti strutturali nel mercato, dall’innovazione tecnologica e da nuove esigenze degli investitori. Dallo sviluppo di modelli integrati per rispondere a esigenze più complesse alla creazione di soluzioni previdenziali focalizzate sull’income, i prossimi anni saranno caratterizzati da un’evoluzione significativa dell’industria. E’ quanto emerge... Leggi tutto

Mar 11, 2025 - 18:07
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I dieci trend globali che cambieranno il settore dell’asset management

ll settore dell’asset management si trova di fronte a trasformazioni profonde, spinte da cambiamenti strutturali nel mercato, dall’innovazione tecnologica e da nuove esigenze degli investitori. Dallo sviluppo di modelli integrati per rispondere a esigenze più complesse alla creazione di soluzioni previdenziali focalizzate sull’income, i prossimi anni saranno caratterizzati da un’evoluzione significativa dell’industria. E’ quanto emerge dall’edizione 2025 dello studio 10 Asset Management Trends for 2025 di Oliver Wyman, società di consulenza strategica globale che fa capo a Marsh McLennan.

I dieci trend individuati dalla società sono:

Integrazione lungo la catena del valore: i clienti richiedono soluzioni sempre più olistiche e adatte a soddisfare bisogni articolati, e i gruppi finanziari integrati possono creare soluzioni che soddisfino al meglio queste esigenze, combinando capacità di produzione dei prodotti, distribuzione, consulenza, amministrazione e intermediazione del rischio. Per questo i player più avanzati stanno ripensando i propri modelli operativi con l’obiettivo di superare logiche organizzative “a silos”. La sfida rappresentata dall’invecchiamento della popolazione sarà un banco di prova chiave su cui “testare” il valore aggiunto di un approccio integrato.

 “Questa sfida sarà particolarmente rilevante per l’Italia, ormai avviata verso un trend di invecchiamento demografico irreversibile (popolazione in età lavorativa stimata in calo del 30% da qui al 2050),” commenta Giambattista “GB” Taglioni, Senior Partner e responsabile per il Sud Est Europa della practice Insurance & Asset Management di Oliver Wyman.  “Sarà fondamentale evolvere il proprio sistema di gestione previdenziale, promuovendo un ruolo più attivo e integrato da parte di asset managers, assicuratori e banche”.

Crescita delle soluzioni “ibride” nei private markets: le società di gestione stanno sperimentando la combinazione di investimenti in mercati “public” con quelli “private”, con l’obiettivo di costruire soluzioni ibride in grado di offrire profili di rendimento risk-adjusted attraenti, finestre di liquidità periodiche e livelli commissionali competitivi. Secondo Oliver Wyman, i veicoli semiliquidi, come gli ELTIF o gli interval funds, vedranno una significativa accelerazione nel futuro, spinti dall’evoluzione tecnologica e dal rafforzamento delle infrastrutture a supporto.

“L’Italia è uno dei paesi europei con maggiore ricchezza privata, concentrata in particolar modo su clientela private e affluent,” aggiunge Taglioni. “Una quota elevata di ricchezza finanziaria è immobilizzata in strumenti finanziari a breve termine e la quota di private assets è ancora molto bassa: le soluzioni semi-liquide possono rappresentare un punto di svolta per il segmento, unendo punti di forza degli asset public a quelli degli asset private”.

Maggiore centralità strategica nel business assicurativo: le compagnie assicurative, alla ricerca di nuovi motori di crescita, saranno portate a prendere scelte strategiche nette con l’obiettivo di valorizzare i propri business di asset management. Le strade possibili spaziano dalla trasformazione in “asset management-led insurer”, focalizzato sull’originazione di polizze per finanziare le strategie di investimento, alla monetizzazione dell’investimento, dismettendo il business di asset management per rifocalizzarsi sul core business assicurativo.

La distribuzione come fattore chiave di differenziazione: più che l’extra performance, per i gestori il vero punto di differenziazione sarà rappresentato dalla capacità di accedere in modo privilegiato alla distribuzione e al cliente finale, combinata con una performance gestionale “competitiva”.

“Nel nostro Paese una quota significativa del risparmio gestito è intermediata da banche e reti di consulenti finanziari: gli asset manager che vorranno penetrare ulteriormente il mercato dovranno puntare su innovazioni distintive di servizio e di prodotto a supporto della distribuzione,” spiega Taglioni.

Transizione verso modelli G-local: le difficoltà incontrate nel distribuire prodotti di investimento a livello globale e nel contenere i relativi costi di distribuzione porterà molti gestori a ri-orientare gli sforzi in un numero più ridotto di mercati, preferendo modelli di business maggiormente locali e focalizzati.

Il ritorno delle strategie quantitative: la pressione sulle linee di gestione attive tradizionali continua ad intensificarsi, sollevando dubbi sulla sostenibilità di lungo periodo dei player focalizzati unicamente su queste strategie. Per far fronte a queste sfide, i principali gestori globali stanno integrando sempre di più approcci quantitativi all’interno di strategie tradizionali di stock picking, con l’obiettivo di creare portafogli efficienti e con minori costi di gestione.

Avvicinamento al cliente finale: dopo anni in cui hanno lasciato la distribuzione dei prodotti di investimento agli intermediari, Oliver Wyman prevede che un numero sempre maggiore di gestori cercherà di ampliare il proprio footprint distributivo avviando strategie di distribuzione diretta, con l’obiettivo di raccogliere dati, comprendere le esigenze dei clienti e costruire soluzioni sempre più personalizzate.

De-listing e ricerca di capitale “paziente”: le società di gestione attive su asset class alternative rappresentano oggi circa il 70% della capitalizzazione globale del settore e sono cresciute di 6 volte in valore assoluto rispetto al 2018. I concorrenti attivi su asset class tradizionali hanno invece dovuto fare i conti con valutazioni sostanzialmente piatte e, per rispondere all’ascesa dei competitors, sono chiamati a rivoluzionare i propri modelli operativi: per questo un numero crescente di gestori tradizionali quotati valuterà di abbandonare la borsa e cercherà capitale “paziente” per avviare i piani di trasformazione necessari per recuperare la competitività.

Sviluppo di partnership strategiche: gli asset manager che hanno esternalizzato una quota rilevante delle attività non core a fornitori specializzati si trovano oggi ad affrontare rialzi significativi dei canoni contrattuali e una pressione più marcata sulla capacità di generare profittabilità. Con l’obiettivo di ridurre la pressione sulla bottom line, molti gestori cercheranno di perseguire collaborazioni e alleanze con i fornitori con l’obiettivo di ottenere migliori termini commerciali.

Soluzioni previdenziali innovative focalizzate sull’income: le soluzioni finanziarie finalizzate alla generazione di income in età pensionistica sono ancora poco diffuse ma, a livello globale, si osserva una forte spinta all’innovazione, con nuove collaborazioni tra asset manager, assicuratori, wealth managers e player tecnologici, con l’obiettivo di creare prodotti che garantiscano simultaneamente generazione di reddito e protezione dal rischio di longevità. L’indirizzo strategico di public policy che verrà definito e adottato nei vari Paesi sarà un acceleratore chiave di questo processo.

“Il mercato pensionistico italiano,” conclude Taglioni, “è stato storicamente incentrato sul primo pilastro previdenziale e, con riferimento alla previdenza integrativa, su soluzioni principalmente votate all’accumulo e protezione del capitale lungo la vita lavorativa. Soluzioni di tipo income sono ancora poco diffuse, ma crediamo che rappresenteranno un tassello chiave nell’ambito di proposizioni previdenziali integrate ed un elemento differenziante per i player del settore che sapranno coglierle”.