I dazi potrebbero ostacolare la crescita economica degli Usa mentre l’aumento delle spese in deficit dell’Ue fa salire i tassi sui titoli di Stato | L’analisi di Moneyfarm
È ancora presto per la “nuova era” dei mercati. Le nuove tariffe commerciali potrebbero ostacolare la crescita economica degli Usa, con ripercussioni sugli utili aziendali, almeno nel breve periodo, mentre l’aumento della spesa pubblica in Europa comporterà quasi sicuramente l’emissione di nuovo debito. L’Unione Europea sembra determinata a trovare soluzioni per escludere questa quota di […] L'articolo I dazi potrebbero ostacolare la crescita economica degli Usa mentre l’aumento delle spese in deficit dell’Ue fa salire i tassi sui titoli di Stato | L’analisi di Moneyfarm proviene da Osservatorio Riparte l'Italia.

È ancora presto per la “nuova era” dei mercati. Le nuove tariffe commerciali potrebbero ostacolare la crescita economica degli Usa, con ripercussioni sugli utili aziendali, almeno nel breve periodo, mentre l’aumento della spesa pubblica in Europa comporterà quasi sicuramente l’emissione di nuovo debito.
L’Unione Europea sembra determinata a trovare soluzioni per escludere questa quota di debito dal suo bilancio, ma ciò non toglie che il debito emesso dovrà trovare investitori disposti ad acquistarlo, con i rendimenti obbligazionari probabilmente destinati a rimanere elevati più a lungo.
Lo afferma Richard Flax, Chief Investment Officer di Moneyfarm, in un rapporto di analisi.
Mentre negli Stati Uniti il presidente Trump si è rivolto al Congresso profetizzando l’inizio di una “nuova età dell’oro” e difendendo le politiche adottate nelle prime settimane del suo mandato, dall’altra parte dell’oceano, in Europa, il dibattito si è concentrato sulle questioni geopolitiche, sulla Nato e sul conflitto tra Russia e Ucraina, con i politici tedeschi che hanno annunciato un piano per allentare la legge costituzionale che pone un freno al debito pubblico per aumentare significativamente la spesa per infrastrutture e difesa.
Il dibattito politico ha influenzato anche l’andamento dei mercati finanziari: gli investitori azionari, soprattutto negli Stati Uniti, hanno interpretato l’annuncio di nuovi dazi come un potenziale rischio al ribasso per la crescita, si legge, mentre gli investitori obbligazionari europei hanno spinto al rialzo i rendimenti dei titoli di Stato, temendo l’impatto dell’aumento della spesa pubblica sull’emissione di debito.
A prima vista, l’attenzione dei mercati alla politica e alle mosse governative appare senz’altro giustificata: le nuove tariffe commerciali potrebbero ostacolare la crescita economica, con sensibili ripercussioni sugli utili aziendali, almeno nel breve periodo, mentre l’aumento della spesa pubblica se, da un lato, potrebbe favorire la crescita dell’Eurozona, dall’altro comporterebbe quasi sicuramente l’emissione di nuovo debito.
Al momento, l’Unione Europea sembra determinata a trovare soluzioni per escludere questa quota di debito dal suo bilancio, ma ciò non toglie che il debito emesso dovrà trovare investitori disposti ad acquistarlo, con i rendimenti obbligazionari probabilmente destinati a rimanere elevati più a lungo.
Va considerato che le continue oscillazioni della politica commerciale statunitense rendono difficile valutare il reale impatto di questi cambiamenti, prosegue lo studio di Moneyfarm, anche se appare chiaro che i dazi saranno un tema ricorrente con la nuova amministrazione repubblicana, così come è probabile che gli Usa riconsidereranno il loro impegno verso l’Unione Europea in materia di difesa, spingendo i Paesi membri ad aumentare gli investimenti.
Sul fronte della politica fiscale, si discute molto della necessità di ridurre il deficit federale americano, un’eventualità che sarebbe ben accolta dagli investitori obbligazionari statunitensi, sebbene la maggior parte della spesa pubblica riguardi voci “intoccabili” come previdenza sociale, assistenza sanitaria e interessi sul debito, mentre metà della spesa “discrezionale” è destinata alla difesa.
A livello locale, si cominciano già a intravvedere le prime resistenze ai tagli introdotti dall’amministrazione Trump, come la riduzione dei dipendenti pubblici federali: sarà interessante osservare se governo e Congresso saranno davvero disposti a prendere decisioni impopolari pur di frenare il deficit.
Ad ogni modo, il quadro macroeconomico resta nel complesso solido: la crescita è ancora positiva, seppur modesta, in Europa, e l’inflazione è vicina agli obiettivi delle Banche Centrali.
Tuttavia, l’elevato grado di incertezza politica sembra incidere sulla fiducia dei consumatori americani e, anche in caso di una parziale marcia indietro sui dazi, potremmo assistere a un rallentamento della spesa di famiglie e imprese: questo giustifica un approccio leggermente più cauto anche lato portafogli.
Per quanto riguarda l’Europa, le decisioni di politica economica potrebbero alimentare la spesa e la crescita, almeno in parte, ma come queste misure verranno finanziate resta un’incognita: la Germania, che parte da un livello di indebitamento contenuto, dovrebbe riuscire ad aumentare la spesa per infrastrutture e difesa senza grandi difficoltà, mentre altri Paesi potrebbero andare incontro a diversi ostacoli.
Lo scenario potrebbe favorire la crescita degli utili europei, ma anche mantenere i rendimenti obbligazionari più elevati. La nostra strategia, conclude l’analisi di Moneyfarm, resta quella di rimanere investiti con una prospettiva di lungo periodo, mantenendo i portafogli ben diversificati anche nelle fasi di volatilità.
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