I criteri per sostituire le caldaie nelle scuole sono cambiati in corsa: il governo non rimborsa interventi già fatti. L’accusa: “Questo stallo va avanti da mesi”
Il presidente dell'Unione delle Province: "Si tratta di progetti su istituti pubblici, interventi di riqualificazione energetica e ristrutturazione di interi edifici. È urgente che il governo chiarisca come intende sciogliere questo nodo". Il presidente Anci Manfredi: "Affiancheremo i Comuni se servirà". Il ministero, contattato, non ha risposto L'articolo I criteri per sostituire le caldaie nelle scuole sono cambiati in corsa: il governo non rimborsa interventi già fatti. L’accusa: “Questo stallo va avanti da mesi” proviene da Il Fatto Quotidiano.

Comuni e Province hanno speso milioni di euro per cambiare le caldaie delle scuole, ma ora il governo non paga. Può sembrare una barzelletta ma è così. A complicare il tutto è ancora una volta proprio il Pnrr e “santa” burocrazia. In un Paese dove – secondo Legambiente – servirebbero ottant’anni per efficientare tutti gli edifici scolastici e dove come abbiamo visto nei mesi scorsi i riscaldamenti delle scuole spesso non funzionano chi ha provato a far qualcosa ora si trova con la spesa fatta, i fornitori alla porta ma l’impossibilità di avere i soldi. A sollevare la questione nei giorni scorsi è stato Il Gazzettino che, con un articolo a firma Alda Vanzan, ha denunciato il caso della provincia di Treviso che attende 1,8 milioni per cinque interventi programmati negli edifici scolastici. Una questione che non riguarda solo il Veneto. A spiegare il tutto a ilfattoquotidiano.it è l’Anci, l’associazione nazionale dei Comuni italiani. Il regolamento UE 241/2021 ha stabilito un importante principio guida per l’attuazione del Piano: nessuna misura finanziata con le risorse del Pnrr deve arrecare danni significativi all’ambiente. Questo principio “DNSH” – do not significant harm – è stato declinato nel dettaglio con il regolamento UE 2020/852. Gli articoli 3 e 9 del medesimo regolamento in particolare definiscono criteri e obiettivi che determinano se un’attività economica può essere considerata sostenibile. Il ministero dell’Economia e delle Finanze ha pubblicato una guida operativa per il rispetto del principio del DNSH emanata con la circolare 32 in data 30 dicembre 2021 e aggiornata con la successiva circolare 33 del 13 ottobre 2022. La guida operativa definisce criteri di conformità al Pnrr nei documenti progettuali e di gara così come i disciplinari per l’affidamento dei servizi di progettazione e per l’affidamento di lavori o i disciplinari per l’acquisto di prodotti e servizi che devono essere integrati con riferimento ai vincoli di DSNH.
Ma c’è un problema. Gli enti locali nel 2020-21 avevano ricevuto finanziamenti per l’edilizia scolastica sulla base di progetti presentati secondo le modalità previste dalla Legge di bilancio 2020 e dal ministero e approvati e finanziati con decreto di gennaio 2021. Somme destinate ad interventi di manutenzione o di efficientamento energetico finanziati precedentemente all’approvazione del Pnrr. All’epoca non era previsto il rispetto delle stringenti prescrizioni del Dnsh. Quei finanziamenti sono confluiti nel Pnrr e gli enti locali si sono trovati spiazzati. Le regole sono cambiate a giochi già fatti. “Sul tema – spiega l’Anci – il ministero dell’Istruzione al quale abbiamo chiesto chiarimenti, con particolare riferimento ai cosiddetti “progetti in essere”, dice che laddove non saranno rispettati i criteri previsti per il DSNH, le relative spese non potranno essere rendicontate tra le risorse del Pnrr ma che dovrà essere individuata una forma di finanziamento alternativa”.
Da luglio 2023 si attende la risposta del ministero su come procedere. Il ministero dell’economia ad agosto 2024 ha precisato che per i progetti in essere già realizzati restano validi i finanziamenti già accordati ma la valutazione sulla rendicontabilità resta nelle mani del ministero dell’Istruzione che non risponde a Comuni e Province. “Il problema – spiega Pasquale Gandolfi, presidente dell’Unione delle province italiane – è che noi abbiamo coperto la spesa di queste opere, che per la maggior parte sono già state realizzate e restituite ai cittadini, utilizzando risorse proprie e rispettando, nel momento in cui erano state progettate, tutte le regole e i requisiti richiesti. Il cambio repentino che è avvenuto con l’ingresso di questi investimenti nel Pnrr ha creato questo stallo che va avanti da mesi, con le rendicontazioni bloccate nei sistemi e un impatto pesante sui bilanci delle Province. Per essere chiari, si tratta di progetti su scuole pubbliche che non hanno riguardato la mera sostituzione di una caldaia, ma interventi di riqualificazione energetica e ristrutturazione di interi edifici, con impegni economici importanti. È urgente che il governo chiarisca come intende sciogliere questo nodo, sapendo che la copertura delle opere non può essere fatta ricadere sulle casse degli enti locali”. Una posizione condivisa dal sindaco di Napoli, presidente dell’Anci Gaetano Manfredi che a ilfattoquotidiano.it dice: “Sicuramente affiancheremo i Comuni per evitare che eventualmente possano avere costi non riconosciuti e chiederemo che eventualmente siano coperti da risorse nazionali”. Il ministero dell’Istruzione e del Merito, contattato, non ha risposto.
A protestare, intanto, è Claudia Cappelletti, responsabile scuola di Legambiente: “E’ da anni che il dato sulle rinnovabili a scuola è fermo. E’ chiaro – dice a ilfattoquotidiano.it – che i fondi Pnrr non risolveranno il problema dell’efficientamento così come quello per la messa a norma degli edifici e la questione antisismica. Ci vogliono molti più soldi ma manca una reale pianificazione. Si interviene in maniera non sistematizzata. Anche in Italia ci sono casi di scuole ben realizzate; a Pesaro è stata costruita una nuova struttura che è stata definita una delle più efficienti a livello mondiale ma queste buone pratiche non vengono replicate in altri territori. L’unità di missione sull’edilizia scolastica creata dal Governo Renzi era ciò che serviva”.
Dall’analisi dei dati sull’efficientamento energetico – prodotto nell’ultimo rapporto di Legambiente sulle scuole – emerge con chiarezza che c’è ancora molto da fare per renderle efficienti dal punto di vista energetico. Seppure le amministrazioni che dichiarano di aver realizzato interventi di efficientamento energetico negli ultimi cinque anni siano l’82,1%, questi sono andati a beneficio solo del 16,2% delle scuole, con una forte sperequazione tra il Centro-Nord dove si è intervenuti sul 20% e il Sud-Isole dove si è fermi intorno al 5%.
Interventi che solo per il 16,3% sono stati di riqualificazione complessiva, mentre per il 33,2% hanno riguardato doppi vetri e/o serramenti, per il 25,8% l’isolamento della copertura, per il 24,9% la sostituzione della caldaia a gas tradizionale con una a condensazione, per il 19,3% gli impianti di energia rinnovabile, per il 14,9% l’isolamento delle pareti, per il 2,4% la sostituzione di caldaie a gas con impianti da fonti rinnovabili, per il 29,5% altri interventi soprattutto di relamping (la sostituzione di corpi illuminanti tradizionali, come lampade alogene, a incandescenza o fluorescenti, con lampade a LED). Nell’insieme questi interventi riescono a incidere ancora poco sulle prestazioni energetiche degli edifici scolastici. Nel 2023 solo il 30% a livello nazionale risulta aver acquisito la certificazione energetica; il 43,8% al Nord, il 24,4% nelle Isole, il 17,9% al Centro e il 16,5% al Sud. Brescia, Siena, Pordenone, Varese, Gorizia, Modena, Firenze, Rovigo, Bergamo, le città che sono intervenute sul maggior numero di edifici scolastici per l’efficientamento energetico.
L'articolo I criteri per sostituire le caldaie nelle scuole sono cambiati in corsa: il governo non rimborsa interventi già fatti. L’accusa: “Questo stallo va avanti da mesi” proviene da Il Fatto Quotidiano.