Greenpeace rischia il fallimento: condannata a pagare 600mila dollari a questa multinazionale del petrolio
Più di 660 milioni di dollari per aver difeso l’ambiente e i diritti dei popoli nativi Sioux di Standing Rock dalle mire espansionistiche del mega oleodotto Dakota Access Pipeline. Una lotta che avanti da decenni e che ha visto non solo organizzazioni e associazioni ma anche Leonardo DiCaprio in prima linea o la presa di...

Più di 660 milioni di dollari per aver difeso l’ambiente e i diritti dei popoli nativi Sioux di Standing Rock dalle mire espansionistiche del mega oleodotto Dakota Access Pipeline. Una lotta che avanti da decenni e che ha visto non solo organizzazioni e associazioni ma anche Leonardo DiCaprio in prima linea o la presa di posizione netta della Norvegia.
Ma a nulla pare sia valso impegno e sudore dei Sioux e dei loro sostenitori per difendere le proprie terre ancestrali, l’ambiente e i diritti umani, se oggi pesa come una condanna la notizia per cui una giuria del North Dakota ha deciso che il gruppo ambientalista Greenpeace deve pagare centinaia di milioni di dollari alla società di oleodotti Energy Transfer perché sarebbe responsabile per diffamazione, tentando quindi di mandarla sull’orlo del fallimento.
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Una giuria di nove persone della Contea di Morton ha infatti emesso un verdetto sulla causa mossa da Energy Transfer (ET, azienda statunitense che realizza oleodotti per il trasporto di combustibili fossili) contro Greenpeace negli Stati Uniti (Greenpeace Inc e Greenpeace Fund) e Greenpeace International, ritenendole responsabili per oltre 660 milioni di dollari.
Secondo l’organizzazione ambientalista questo verdetto farà sì che le multinazionali dei combustibili fossili ora cercheranno, con ancora più forza e arroganza, di negare la libertà di parola e impedire le proteste pacifiche.
Stiamo assistendo al pericoloso ritorno degli stessi comportamenti che hanno alimentato la crisi climatica, acuito le disuguaglianze sociali e ambientali e anteposto i profitti dei combustibili fossili alla salute pubblica e a un pianeta abitabile. La precedente amministrazione Trump aveva passato quattro anni a smantellare le politiche di protezione dell’aria e dell’acqua e la sovranità indigena. Ora insieme ai suoi alleati vuole finire il lavoro zittendo ogni forma di protesta pacifica. Non ci tireremo indietro. Non ci faremo mettere a tacere, dichiara Mads Christensen, direttore esecutivo di Greenpeace International.
Le SLAPP
“Slapp” – che per assonanza richiamo “slap”, “schiaffo” – è l’acronimo di “Strategic Lawsuit Against Public Participation” e indica tutte quelle azioni legali strategiche contro la partecipazione pubblica che hanno il chiaro intento di bloccare o intimorire le azioni di attivisti, ambientalisti o giornalisti.
Proprio queste azioni legali di Energy Transfer sono chiari esempi di SLAPP, cause intimidatorie intentate per frenare e azzittire gli attivisti e le organizzazioni non profit impegnati nella difesa dell’ambiente, con ingenti spese legali, nel tentativo di portarle al fallimento economico e, in ultima analisi, di mettere a tacere ogni dissenso.
Anche le grandi compagnie petrolifere Shell, TotalEnergies ed ENI negli ultimi anni hanno lanciato SLAPP contro diverse realtà di Greenpeace. Un paio di questi casi sono stati fermati con successo. Tra questi, nel 2024, Greenpeace France ha avuto la meglio sulla SLAPP intentata da TotalEnergies, mentre Greenpeace UK e Greenpeace International hanno costretto Shell a rinunciare alla sua causa temeraria.
In Italia, abbiamo il lampante esempio della SLAPP intentata da ENI nei confronti di Greenpeace Italia e ReCommon. Il caso arriverà in tribunale nei prossimi mesi.
Ne abbiamo parlato qui: Solidarietà ad Antonio Tricarico di ReCommon, denunciato per diffamazione da Eni
In risposta alla SLAPP di Energy Transfer negli Stati Uniti, nel febbraio 2024, GPI ha avviato il primo test della Direttiva anti-SLAPP dell’Unione Europea, presentando un’azione legale presso un tribunale dei Paesi Bassi contro l’azienda statunitense. GPI cercherà di recuperare tutti i danni subiti per via delle cause ripetute e prive di merito di Energy Transfer.
Energy Transfer non ha scritto l’ultima parola su di noi in questa battaglia, abbiamo appena iniziato la nostra azione legale anti-SLAPP contro i suoi attacchi alla libertà di parola e alle proteste pacifiche. Porteremo Energy Transfer in tribunale a luglio nei Paesi Bassi. Non ci fermeremo, dichiara Kristin Casper, consigliere generale di Greenpeace International.
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