Gli Usa primo mercato extra europeo per l’export italiano. Chi rischia di più con i dazi di Trump: dai vini a farmaceutica, auto e macchinari

Le vendite oltreoceano sono salite in dieci anni da meno di 30 a 65 miliardi. Tariffe del 25% come quelle annunciate dal presidente avrebbero pesanti conseguenze per i settori che dipendono dagli affari con Washington L'articolo Gli Usa primo mercato extra europeo per l’export italiano. Chi rischia di più con i dazi di Trump: dai vini a farmaceutica, auto e macchinari proviene da Il Fatto Quotidiano.

Mar 7, 2025 - 09:47
 0
Gli Usa primo mercato extra europeo per l’export italiano. Chi rischia di più con i dazi di Trump: dai vini a farmaceutica, auto e macchinari

Quasi 65 miliardi di esportazioni, stando ai dati Istat sul 2024. Gli Usa sono il primo mercato di sbocco extra europeo per le merci italiane. Lo scorso anno si è registrato un calo del 3,7%, ma Roma continua a vantare un surplus – la differenza rispetto alle importazioni – di oltre 38 miliardi. I comparti del made in Italy che vanno forte oltreoceano? Macchinari industriali (12,8 miliardi), farmaceutica e chimica (10 miliardi), mezzi di trasporto (7,9). Seguiti da alimentari e bevande (7,8 miliardi) e dalla moda (5,5 miliardi tra abbigliamento e accessori). Settori che i dazi in arrivo dal 2 aprile, come confermato dal segretario al commercio Howard Lutnick, potrebbero mettere a dura prova.

Per stimare nel dettaglio i potenziali danni è ancora presto, visto che non è ancora sicura l’aliquota che verrà applicata alle merci europee. Donald Trump ha parlato di un preoccupante 25%, che però potrebbe essere una media: il suo Fair and Reciprocal Tariff Plan ipotizza tariffe “personalizzate” per ogni Paese partner calcolate sulla base delle sue tariffe sulle merci Usa ma anche di Iva, costi amministrativi e regolatori, web tax sulle multinazionali. Non solo: l’effettivo calo dell’export dipenderà dalla reazione delle imprese, che di solito si accollano una parte dei maggiori costi e scaricano il resto sui prezzi, e dei consumatori americani: con un‘inflazione che ha ricominciato a crescere saranno disposti a spendere di più per i prodotti italiani?

Quanto pesano gli Usa per l’export italiano – La portata dei rischi è comunque evidente guardando le serie storiche sull’export e le quote percentuali di export verso gli Usa sul totale che finisce fuori dalla Ue. Le prime mostrano nell’ultimo decennio un poderoso aumento delle vendite di prodotti italiani negli Stati: dai 29,8 miliardi del 2014 si è saliti a quasi 37 nel 2016, 42 nel 2018 (nonostante i dazi settoriali della prima amministrazione Trump), 49 nel 2021, 67 nel 2023. Lo scorso anno tensioni geopolitiche e calo della produzione industriale, a partire da quella dell’automotive, hanno contribuito a una flessione che non sposta il peso di quel mercato: 10% sul totale dell’export, primo nella classifica dei Paesi nei cui confronti l’Italia vanta i maggiori saldi commerciali, primo per contributo alla crescita dell’export italiano dal 2019.

Alta esposizione – Ne deriva, come mostra un’analisi del centro studi di Confindustria, che l’export italiano è più esposto rispetto media Ue: gli Usa valgono il 22,2% delle vendite italiane extra-Ue (dati 2023), rispetto al 19,7% di quelle Ue. Negli Usa approda addirittura il 39% dell’export extra-Ue di bevande – sono il principale mercato di destinazione per i vini italiani -, il 30,7% di quello di autoveicoli e farmaceutica, il 23% di quello di alimentari. Significa che quei prodotti dipendono in misura rilevante dall’andamento degli affari con Washington. Considerando anche le connessioni indirette, cioè le vendite di semilavorati ad altri settori i cui prodotti sono poi incorporati nelle merci per il mercato Usa, si conferma l’esposizione del farma e dei mezzi di trasporto: il 17,4% e il 16,5% delle rispettive produzioni complessive vanno oltreoceano.

Farma, chimica e mezzi di trasporto a rischio – Facile capire come corposi dazi possano fare molto male alle imprese italiane. Prendendo in considerazione tre criteri di vulnerabilità – esposizione verso il mercato americano, surplus commerciale “eccessivo” e strategicità per l’amministrazione Usa, che fa rendere desiderabile la rinazionalizzazione produttiva – i ricercatori di viale dell’Astronomia concludono che i settori più a rischio sono chimica e farmaceutica. Seguiti da mezzi di trasporto, macchinari e alimentari e bevande. Quanto alle aree geografiche maggiormente coinvolte, in prima linea per valore assoluto dell’export ci sono Lombardia, Emilia Romagna, Toscana e Veneto, ma sono Liguria (causa presenza della cantieristica) e Molise (con l’automotive e la chimica) a registrare il maggior peso delle esportazioni verso gli Usa rispetto al totale regionale.

Le cifre in ballo – Ipotizzare cifre, come anticipato, è arduo. La società di ricerca Prometeia ha calcolato che, a fronte di dazi per 1,9 miliardi versati lo scorso anno dalle aziende italiane che esportano in Usa, con tariffe generalizzate del 25% il conto salirebbe addirittura a 18,6 miliardi. Gli analisti però non lo ritengono probabile: credono che, dopo le dichiarazioni bellicose, Trump potrebbe accontentarsi di colpire automotive e metalli. In quel caso il conto si fermerebbe a 4 miliardi. Cia-Agricoltori Italiani paventa che possa “saltare l’11% di tutto l’export agroalimentare italiano”. Federmeccanica fa sapere che se le tariffe sull’automotive salissero anche “solo” al 9,8%, l’equivalente di quelle Ue sulle auto Usa, il comparto vedrebbe quintuplicare i costi a 447 milioni.

Effetti a catena – Ma l’impatto della guerra commerciale di Trump sui gruppi italiani ovviamente non finisce qui. Per l’italo-francese Stellantis, reduce da un pessimo 2024 con ricavi e utili crollati, i dazi a Canada e Messico – ora precipitosamente sospesi per un mese sull’automotive – potrebbe comportare un crollo del risultato operativo per ogni singola auto del 40%, secondo Bloomberg Intelligence. Se si allarga lo sguardo, poi, c’è anche da considerare che secondo molti analisti dazi generalizzati potrebbero mandare gli Usa in recessione entro 12 mesi. Con effetti a catena sui consumi e un conseguente ulteriore contraccolpo sull’export dal Vecchio continente.

L'articolo Gli Usa primo mercato extra europeo per l’export italiano. Chi rischia di più con i dazi di Trump: dai vini a farmaceutica, auto e macchinari proviene da Il Fatto Quotidiano.