Gli svedesi lo fanno meglio? Sì, merito dell’educazione sessuo-affettiva
Gli italiani lo fanno meglio? Forse ai tempi di Madonna. Oggi, è la Svezia a farlo bene, soprattutto in consapevolezza: lo dicono i dati e gli elenchi di conquiste civiche e sociali raggiunte negli anni dal popolo svedese. Il Paese scandinavo ha introdotto nelle scuole l’insegnamento dell’educazione sessuale fin dal 1955, mentre noi siamo tra […] The post Gli svedesi lo fanno meglio? Sì, merito dell’educazione sessuo-affettiva appeared first on The Wom.


Gli italiani lo fanno meglio? Forse ai tempi di Madonna. Oggi, è la Svezia a farlo bene, soprattutto in consapevolezza: lo dicono i dati e gli elenchi di conquiste civiche e sociali raggiunte negli anni dal popolo svedese. Il Paese scandinavo ha introdotto nelle scuole l’insegnamento dell’educazione sessuale fin dal 1955, mentre noi siamo tra gli ultimi paesi in Europa a non avere ancora introdotto programmi di educazione sessuo-affettiva nelle scuole. E se qualcuno pensa che l’educazione sessuale non riguardi tutti, si sbaglia: in Italia, la nostra cultura è ancora profondamente intrisa di una concezione della sessualità fondata sull’ignoranza. Un fenomeno che è alla base non solo della disparità sociale tra la donna e l’uomo, ma anche della violenza psicologica e fisica, dei soprusi e dei femminicidi. Con un linguaggio leggero e ironico, in Gli svedesi lo fanno meglio Flavia Restivo mette a confronto la cultura individuale, scolastica e sociale italiana e svedese per mostrare che i passi avanti in questo campo non sono soltanto necessari, ma possibili e preziosi.
Il testo è introdotto dalla prefazione di Azzurra Rinaldi, economista e scrittrice (che avevamo intervistato qui), che ricorda alcuni importanti dati emersi dall’ultima ricerca di Fondazione Libellula: un adolescente su cinque afferma che baciare una persona senza il suo consenso non sia violenza; uno su tre pensa che imporre al/alla propria partner quali vestiti indossare non sia violenza; quattro su dici credono che inondare l’altra persona di messaggi e telefonate non sia violenza. Numeri che lanciano un allarme forte: gli adolescenti italiani non riconoscono la violenza. Ecco perché l’introduzione dell’educazione affettiva nelle scuole diventa così importante.
Abbiamo chiesto a Flavia Restivo, che per The Wom scrive di tematiche legate alla disparità di genere, di spiegarci come mai la Svezia può essere considerata un esempio nella diffusione di una cultura sessuo-affettiva più giusta e quali misure potremmo importare a casa nostra.
Intervista a Flavia Restivo
Hai fondato Italy Needs Sex Education, progetto nato con l’obiettivo di introdurre l’educazione sessuo-affettiva nelle scuole, e ora arriva questo libro. Perché era importante scriverlo?
L’idea di scrivere Gli svedesi lo fanno meglio nasce da un’urgenza personale e collettiva. Sento di aver vissuto in prima persona il peso dei tabù e degli stereotipi legati alla sessualità nel nostro Paese, e nel corso della mia attività divulgativa ho raccolto numerose testimonianze di giovani che si trovano ancora oggi a navigare un’educazione sessuale carente o inesistente. Noi millennials e Gen Z siamo cresciuti in un contesto che ci ha insegnato poco o nulla sulla sessualità, il consenso, il rispetto delle relazioni, e abbiamo dovuto imparare spesso da soli, a volte sbagliando, a volte soffrendo. Io stessa, da adolescente, sentivo che parlare di sesso fosse quasi vietato e mi sono resa conto che ancora oggi la situazione non è cambiata molto. Ho incontrato ragazzi e ragazze che mi chiedono se sia sbagliato fare sesso prima dei 18 anni o se debbano dirlo ai genitori.
Questa paura del giudizio e di non avere strumenti per capire e scegliere consapevolmente è un problema enorme. Da qui nasce l’esigenza di guardare altrove e analizzare un sistema, come quello svedese, che da decenni affronta questi temi in modo strutturato e scientifico
Il libro non vuole essere solo un’analisi accademica ma una riflessione accessibile e concreta su come l’educazione sessuo-affettiva possa migliorare la vita delle persone e, di conseguenza, la società intera.
In quali aspetti la Svezia è un buon esempio e perché analizzi proprio questo Paese?
La Svezia non è perfetta, ma rappresenta un modello di riferimento per l’approccio pragmatico e progressista che ha adottato sin dall’inizio del XX secolo nel campo dell’educazione sessuale. Il paese ha introdotto l’educazione sessuale obbligatoria nel 1955 e da allora ha continuato a evolverla per adattarla alle nuove conoscenze scientifiche e ai cambiamenti sociali. Uno degli aspetti più importanti è l’aggiornamento costante dei programmi educativi. Ogni anno infatti, vengono rivisti i manuali e i materiali utilizzati nelle scuole per garantire che siano aggiornati e in linea con i bisogni delle nuove generazioni. Non si parla solo di biologia, ma anche di relazioni, consenso, identità di genere, prevenzione della violenza e rispetto reciproco, e soprattutto se ne parla sin dalla più tenera età. Inoltre, il modello svedese è efficace perché coinvolge professionisti specializzati: l’educazione sessuale non è affidata agli insegnanti di altre materie, ma a esperti formati in sessuologia e psicologia o a insegnanti formati in modo specifico. La Svezia, inoltre, ha saputo costruire una società in cui il dibattito su questi temi è aperto e privo di stigma.
Parlare di sesso in Svezia non è un tabù, ma è parte di una cultura basata sulla conoscenza e sul rispetto dell’altro
E questo si traduce in una maggiore serenità nelle relazioni e in un livello più alto di benessere generale.
Cosa possiamo quindi imparare dal modello svedese e come possiamo tradurlo in Italia?
A livello statale, il modello svedese mostra che investire nell’educazione sessuo-affettiva porta a risultati concreti e misurabili, come minori gravidanze adolescenziali, bassi tassi di malattie sessualmente trasmissibili, maggiore consapevolezza sul consenso e sui diritti individuali, rapporti di genere più equilibrati. Questo significa che, se l’Italia implementasse un sistema simile, potrebbe migliorare sotto molti aspetti, non solo culturali ma anche economici e sociali. Ad esempio, una maggiore parità di genere potrebbe contribuire a ridurre il gap occupazionale tra uomini e donne. A livello personale, poi, l’educazione sessuale insegna qualcosa di fondamentale: la consapevolezza del proprio corpo e delle proprie scelte. Una corretta educazione sessuo-affettiva può aiutare le persone a sviluppare sicurezza in sé stesse:
essere consapevoli di come funziona il nostro corpo, di quali sono i nostri diritti, come dire no in una situazione di disagio o come comunicare i nostri desideri in una relazione ci rende più forti e più libere
Un altro aspetto che l’Italia potrebbe apprendere dalla Svezia è la capacità di separare religione e politica. La forte influenza della Chiesa Cattolica in Italia ha spesso ostacolato il progresso in materia di educazione sessuale. In molti paesi protestanti come la Svezia, la religione è considerata una questione personale e non entra nelle decisioni politiche o nei programmi scolastici. Questo ha permesso alla Svezia di affrontare il tema della sessualità con più razionalità e meno pregiudizi.
In che modo, in conclusione, parlare di sesso – a scuola e non solo – ci aiuta a essere persone più felici e consapevoli?
Più consapevolezza e meno giudizi ci aiutano a vivere meglio con noi stessi e con gli altri. Quando non vi è la consapevolezza del proprio corpo, della propria identità e delle proprie volontà, si generano problemi nell’autostima, nelle relazioni interpersonali e nella salute mentale. Non sapere cosa sia il consenso, non conoscere il proprio corpo o avere paura del giudizio altrui crea insicurezza e frustrazione. Invece, un’educazione sessuale aperta e priva di stigma permette di affrontare la sessualità con serenità, migliorando il nostro benessere generale.
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