Giorgia Meloni pronta a volare da Trump per trattare sui dazi. Ma sulla risposta Ue è scontro Italia-Francia

La premier attesa a Washington la prossima settimana: bilaterale tra il 15 e il 16 aprile. L'asse con Bruxelles e le (nuove) tensioni con Macron L'articolo Giorgia Meloni pronta a volare da Trump per trattare sui dazi. Ma sulla risposta Ue è scontro Italia-Francia proviene da Open.

Apr 6, 2025 - 07:23
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Giorgia Meloni pronta a volare da Trump per trattare sui dazi. Ma sulla risposta Ue è scontro Italia-Francia

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Via i dubbi, sciolti gli ormeggi. Giorgia Meloni volerà a Washington per l’atteso bilaterale con Donald Trump. Quell’incontro alla Casa Bianca lo rincorre da mesi, nella speranza di mostrare in diretta planetaria l’intesa col presidente Usa. Certo, la premier dopo le elezioni Usa Trump lo ha già incontrato, due volte: a Mar-a-Lago ai primi di gennaio, quando c’era da trattare con urgenza la liberazione di Cecilia Sala dal carcere in Iran, e poi a Parigi a margine della riapertura della Cattedrale di Notre Dame. Ma il tycoon non aveva ancora «preso servizio» al comando della (ex?) superpotenza mondiale. Per certi versi era perfino più facile ostentare l’intesa con quel Trump. Ora il quadro s’è fatto drammaticamente delicato, tra negoziati con la Russia aperti dagli Usa sopra la testa degli europei, dazi micidiali per l’Europa e il mondo intero e minacce di disimpegno dalla Nato. Eppure, o forse proprio per questo, negli ultimi giorni Meloni ha dato mandato ai suoi sherpa di accelerare. E ora dalla Casa Bianca è arrivato il segnale: la premier è la benvenuta a Washington, dove potrà sbarcare la prossima settimana, quella che inizia il 14 aprile. Lo riportano questa mattina tutti i principali quotidiani sulla base delle conferme di Palazzo Chigi.

La sfida della premier prima di Pasqua

Una data certa per il bilaterale ancora non c’è, anche perché Trump ama tenere un po’ tutti col fiato sospeso fino all’ulimo. Ma di fatto l’agenda parla da sola. Meloni dovrà essere di rientro in Italia il 17 aprile, in tempo per lo sbarco a Roma del vice di Trump, JD Vance. Tutto lascia pensare quindi che l’incontro alla Casa Bianca debba tenersi il 15 o il 16 aprile. Il viaggio a Washington della premier dovrebbe dunque entrare nel vivo in quei giorni, preceduto dalla classica missione esplorativa dello staff diplomatico. Finirà così che Meloni si ritroverà nello Studio Ovale proprio nelle ore in cui dovrebbero entrare in vigore i primi controdazi dell’Ue, quelli che Ursula von der Leyen aveva già annunciato a metà marzo in risposta alle prime tariffe decise da Trump (su acciaio e alluminio). Una situazione potenzialmente imbarazzante per la premier, che però si nutre di scommesse (e a Mar-a-Lago a gennaio sul destino di Cecilia Sala, lavorando sotto traccia, la vinse). Di qui ad allora d’altronde si sarà dipanata probabilmente la seconda parte della risposta europea ai dazi Usa, quelli urbi et orbi che promettono di fare malissimo alle aziende e ai lavoratori da entrambe le parti dell’Atlantico. Su questo le prime decisioni dei 27 sono attese per domani, quando a Bruxelles si riunirà il Consiglio Commercio. Una linea comune ancora non è emersa, ma a dividere il fronte Ue – fanno filtrare da Palazzo Chigi – non è l’Italia: se mai la Francia.

La tensione con Parigi e l’asse con Bruxelles

Non sono passate inosservate le durissime dichiarazioni di giovedì di Emmanuel Macron, che incontrando i grandi imprenditori d’Oltralpe li aveva invitati a bloccare tutti gli investimenti già programmati o in fase di avvio negli Usa. Un’iniziativa solitaria, come ha rimarcato ieri un portavoce della Commissione Ue. A Roma però ha dato fastidio pure un articolo sul Financial Times di venerdì che poneva proprio su Meloni tutto il fardello della risposta europea – come se fosse lei al momento il principale ostacolo all’adozione di una linea coesa e dura dell’Ue, che comprenda anche l’utilizzo del potente Strumento di Coercizione contro gli Usa. Balle, rispondono ora da Chigi, come riporta il Corriere della Sera. «Primo, non è vero. Secondo, è solo uno spin dell’ambasciatore francese». Elaborato meglio, il concetto viene spiegato così: nei contatti fra governi e istituzioni Ue, intensissimi in questi giorni, non si è mai ancora davvero discusso del possibile utilizzo dello Strumento. E comunque – anche se non è chiarissimo come le due ricostruzioni possano andare a braccetto – i primi ad avere dubbi sull’uso del «bazooka» commerciale sarebbero la Germania e la stessa Commissione. Quel che è certo, comunque, è che Meloni a Washington ci vuole andare d’intesa con l’esecutivo Ue. Ne ha parlato con Ursula von der Leyen, che le ha dato via libera. Lo stesso Commissario Sefcovic d’altronde, tornato a mani vuote da Washington, è stato esplicito il giorno dopo l’adozione dei dazi Usa: «Chi ha il numero di telefono di Trump, chi ha rapporti personali fra i leader, ora è meglio che li usi». E la premier, a costo di rischiare tutto, lo farà.

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