Finora c’è stata una visione romantica del turismo italiano. I grandi gruppi mancano perché sono spaventati | L’analisi di Marina Lalli, presidente di Federturismo
In Italia mancano i grandi fondi che investono nel turismo e la finanza si tiene alla larga, scoraggiata dalle pastoie burocratiche che spesso bloccano gli investimenti e le strategie dei grandi gruppi internazionali. A lanciare l’allarme è Marina Lalli, presidente di Federturismo, in un’intervista all’Adnkronos. “È un nostro problema. Mancano i grandi gruppi. Finora c’è […] L'articolo Finora c’è stata una visione romantica del turismo italiano. I grandi gruppi mancano perché sono spaventati | L’analisi di Marina Lalli, presidente di Federturismo proviene da Osservatorio Riparte l'Italia.

In Italia mancano i grandi fondi che investono nel turismo e la finanza si tiene alla larga, scoraggiata dalle pastoie burocratiche che spesso bloccano gli investimenti e le strategie dei grandi gruppi internazionali. A lanciare l’allarme è Marina Lalli, presidente di Federturismo, in un’intervista all’Adnkronos.
“È un nostro problema. Mancano i grandi gruppi. Finora c’è stata in qualche modo una visione un po’ romantica del turismo italiano, dove ogni luogo aveva una sua differenza, un suo perché; ci differenziava e quindi, in qualche modo, fare vacanza da noi diventava sempre un’esperienza unica, non standardizzata come spesso avviene nei grandi luoghi, sempre tutti uguali, che da un lato ti danno la garanzia di sapere dove vai, dall’altra però rendono meno unica la tua esperienza”.
Ma oggi, con la moltiplicazione delle scelte turistiche e un turismo che ormai è diventato globale, “bisogna saper intercettare i flussi ovunque. Chiaramente una piccola struttura o un imprenditore singolo fanno più fatica a farsi notare. Questo diventa un problema e quindi sì, i grandi gruppi ci mancano. Noi oggi non abbiamo una grande presenza di fondi, esistono certo, sono arrivati soprattutto con il Covid, quando tante strutture hanno iniziato a essere in crisi e quindi ad ascoltare le proposte dei grandi gruppi. Però i grandi gruppi sono spaventati”.
A frenare gli investitori, secondo Lalli, è “la burocrazia, che in Italia è molto complicata. Nel momento in cui investo, non ho assolutamente capacità di stimare i tempi del ritorno del mio investimento, perché so che incontrerò una serie di problemi burocratici, ad esempio sui terreni. Ovviamente un investimento turistico non lo si va a fare nella zona industriale, lo si fa generalmente in posti particolarmente belli, quindi parliamo di valutazione di impatto ambientale, belle arti, di tutta una serie di situazioni che creano problemi”.
Nel frattempo, nella sede della federazione si stila un primo bilancio di questi mesi. “Il 2025 è iniziato un pochino a rilento. Normalmente calcoliamo il periodo invernale prendendo dicembre e aggiungendoci i primi tre mesi, fino a marzo. E da quello che stiamo vedendo, questo periodo invernale si chiuderà con il segno meno e questa volta, al contrario del 2024, sono mancati gli stranieri”.
I problemi che pesano sul settore sono molti. “Ci manca, ad esempio, un sistema di trasporto uniforme su tutto il territorio. Le nostre zone più conosciute sono anche quelle più facilmente raggiungibili, mentre ci sono tante altre aree del Paese comunque molto meritevoli. Abbiamo veramente tutti i turismi che generalmente chi viaggia cerca e quindi dobbiamo imparare a potenziarli, soprattutto in quelle zone che ancora non abbiamo seriamente messo sul mercato”.
Secondo Lalli, “quello che danneggia ancora oggi è la nostra lungaggine burocratica nel rinnovarci per intercettare le esigenze dei turisti. Siamo molto lenti a fare qualunque tipo di rinnovo, che si tratti di un insegnamento turistico, una ristrutturazione di luoghi turistici o aggiornamenti digitali. Siamo molto lenti rispetto ad altre nazioni e questo per noi è un problema”.
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