Ferrari, le stronzate sulla SF-25 si sprecano in attesa di Melbourne
Ferrari ha un duro lavoro da svolgere in F1. Hamilton e Leclerc hanno bisogno di una vettura bilanciata e competitiva, con la quale potersi misurare ad armi pari con i migliori per puntare alla vetta. Le chiacchiere stanno a zero. Servono fatti concreti per zittire gli scettici che, a margine dei pre-season test del Bahrain, […]

Ferrari ha un duro lavoro da svolgere in F1. Hamilton e Leclerc hanno bisogno di una vettura bilanciata e competitiva, con la quale potersi misurare ad armi pari con i migliori per puntare alla vetta. Le chiacchiere stanno a zero. Servono fatti concreti per zittire gli scettici che, a margine dei pre-season test del Bahrain, dopo l’entusiasmo generale delle precedenti settimane, sono aumentati a dismisura. Funziona sempre un po’ così con la Rossa. Dal nulla si creano aspettative e i supporter impazzano, per poi, pochi giorni più tardi, mostrare una “depressione sportiva” esagerata.
Tra una settimana e poco più, in Australia, il paddock sarà animato. Arriva il carrozzone della F1, pronto a recitare il ruolo di protagonista mondiale nel secondo fine settimana di marzo. La Ferrari non parte da favorita, questo secondo i bookmaker, che offrono la possibilità ai sostenitori di scommettere per il proprio beniamino. Eppure Vasseur sostiene che il lavoro svolto nelle prove della scorsa settimana è andato bene. Nessun problema di correlazione. Diamogli fiducia, a questo punto. D’altra parte, non possiamo fare altro in attesa dell’azione.
Gli errori tecnici di base
Il Cavallino Rampante riparte dall’Oceania, scenario di tante vittorie e soddisfazioni. L’ultima, la scorsa annata, con Sainz recentemente operato. Carlos ha vinto, secondo Charles. Una doppietta storica che la Ferrari spera di ripetere. Il programma di lavoro della Ferrari non ha fornito i feedback attesi, in quanto l’atteggiamento sperimentale nelle prove su pista ha nascosto il vero potenziale della SF-25. È un po’ questo il messaggio che è passato, tenendo in considerazione la discontinuità tecnica che la squadra di Maranello ha scelto di seguire. Una strada rischiosa ma potenzialmente fattuale.
In questi giorni il lavoro in fabbrica del team non ha lasciato nulla al caso. Le informazioni reali hanno aggiornato il simulatore, tramite il quale anche i piloti titolari hanno lavorato senza sosta. Parliamo anche di turni spesi nella notte, per correggere, tramite la messa a punto, determinati concetti che hanno funzionato meno. Dire che Ferrari ha scelto un’ala specifica e set-up sbagliati per nascondersi, però, è una stronzata pazzesca. Eppure c’è chi lo sostiene inspiegabilmente. Senza dubbio, delimitare i confini del set-up era uno degli obiettivi, siamo ampiamente d’accordo.
L’ala finta della Ferrari SF-25 non esiste
Tuttavia usare dei settaggi sbagliati per camuffare il rendimento montando un’ala sbagliata per poi arrivare a Melbourne e spaccare il mondo, non esiste proprio. La versione utilizzata nei test, innanzi tutto è molto simile a quella impiegata lo scorso anno a livello di carico. Tra l’altro pure McLaren ha scelto una specifica analoga. Per di più la Rossa perdeva il posteriore in trazione alle medio basse velocità, quando la downforce incide meno e il reale fattore limitante è la meccanica. Senza contare che di base le correzioni sono arrivate per sanare un atteggiamento sottosterzante.
Bella anche la minchiata che in Bahrain si deve usare un’ala da alto carico. Parliamo infatti di una pista “stop and go” con 4 rette dove si raggiungono i 300km/k. Per avere una profonda conoscenza della monoposto serve solo del tempo, solitamente almeno tre gare. Lasso di tempo in cui si testa la vettura in diversi scenari e si hanno le facoltà per farsi un’idea più chiara sull’auto. Sino ad allora è impossibile averla. Nel mentre si percorre la curva di apprendimento, nel tentativo di presentare la miglior versione di sé. Ed è un po’ questo che sta facendo Ferrari, come il resto dei team.
Hamilton e Leclerc si supportano, al momento
Hamilton impara da Leclerc, ma il discorso funziona pure al contrario. Nei giorni scorsi abbiamo fatto notare come il britannico abbia messo una pratica che il monegasco padroneggia da tempo. Hamilton studia il trailing throttle perché risulta utile. Lo abbiamo fatto notare tramite la telemetria, osservando come la numero 44, tra curva 5 e 6 del Bahrain, avesse messo in atto questa particolare operazione. Molto bene, perché anche a quarant’anni suonati si può apprendere.
Un fatto molto importante per la Rossa, che fa capire quanto l’inglese sia coinvolto nel team e quanto sia concentrato su ogni singola informazione utile alla causa. Un discorso che può essere pure girato al contrario, poiché l’ex Mercedes, dall’alto della sua enorme esperienza, ha una miriade di consigli da fornire al suo nuovo compagno di avventure. Uno dei benefici di cui ha goduto Leclerc, sebbene in questo caso sia un puro riflesso, è l’attesa del pubblico per i primi passi con la squadra di Lewis.
L’attenzione mediatica puntata sul talento di Stevenage ha tolto pressione all’altro ferrarista e gli ha concesso una concentrazione maggiore sul suo lavoro. L’altro vantaggio, che pure in questo caso è una mera conseguenza dell’ingaggio del britannico, riguarda il plus di motivazione per battere Hamilton. Farlo significherebbe acquisire in prima battuta parecchia autostima, così come mettere in chiaro le cose con la scuderia nella spinosa tematica legata alla prima guida. Non è l’obiettivo primario, ma senza dubbio concorre ai target che Charles con la sua Ferrari ha fissato per la campagna 2025.
Autore: Zander Arcari – @berrageiz
Immagini: Scuderia Ferrari – F1Tv