False assunzioni in due cooperative. Senza contributi 230 dipendenti. Evasione da 16 milioni, 44 indagati

Inchiesta di Procura di Ancona e Ispettorato del lavoro di Perugia: nel mirino i servizi della logistica. Scoperto un giro di illegalità tra Umbria, Toscana e Marche che faceva capo a un consorzio fittizio.

Mar 8, 2025 - 08:28
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False assunzioni in due cooperative. Senza contributi 230 dipendenti. Evasione da 16 milioni, 44 indagati

Falsi appalti di servizi per coprire delle assunzioni di fatto e poter pagare meno i lavoratori. Due cooperative risultate essere scatole vuote e un consorzio utile solo a aggiungere un passaggio tra addetti e aziende che li facevano lavorare. È quanto emerso da due anni di indagini condotte dall’Ispettorato territoriale del lavoro di Perugia, su disposizione della Procura di Ancona, che hanno interessato il settore della logistica tra Umbria, Toscana e Marche. Sono 44 le persone indagate, mentre sono stati accertati dodici milioni di euro evasi o non corrisposti come contributi, 16 i milioni di euro falsamente fatturati. Complessivamente da parte dell’Ispettorato territoriale del lavoro sono stati adottati 103 provvedimenti che hanno interessato oltre 230 lavoratori per 17 aziende utilizzatrici per un totale di 1.533.521 euro di sanzioni amministrative comminate, 745.415 euro di prescrizioni penali e oltre tre milioni di euro tra sanzioni civili e contributi addebitati, frutto dell’attività congiunta effettuata con le Direzioni regionali Inps di Toscana, Umbria e Marche.

Il meccanismo fraudolento sarebbe ruotato intorno a un consorzio, con una forza lavoro di soli due dipendenti, che avrebbe sottoscritto contratti di appalto per la somministrazione di manodopera nel settore della logistica con le diverse aziende. Successivamente, con due cooperative, risultate funzionalmente collegate al consorzio stesso, stipulava ulteriori contratti di sub-appalto. Le cooperative, con sede in provincia di Perugia, avrebbero, quindi, assunto formalmente i lavoratori che attraverso il consorzio venivano "prestati" alle imprese utilizzatrici. Il consorzio, in base alle indagini, avrebbe fatto semplicemente da filtro, mentre le cooperative sarebbero risultate delle "scatole vuote", in quanto non avrebbero versato i contributi e sarebbero servite solo a reclutare gli operatori, che di fatto avrebbero lavorato direttamente per le imprese utilizzatrici, ma con una paga inferiore e senza applicazione del corretto contratto collettivo. Con questo stratagemma, secondo la tesi degli ispettori del lavoro, il consorzio avrebbe operato sottoscrivendo contratti con importanti aziende del territorio umbro, toscano e marchigiano, le quali hanno usufruito di personale formalmente assunto dalle due cooperative perugine, abbattendo il costo del lavoro e assicurandosi un elevato e indebito profilo di flessibilità in riferimento all’utilizzo dei lavoratori. I quali, sottolinea l’Ispettorato, avrebbero operato in condizioni lavorative prive di certezza, senza il riconoscimento della dovuta stabilità e delle garanzie derivanti dal lavoro subordinato e continuativo posto in essere. A seguito dell’intervento dell’Ispettorato Territoriale del Lavoro di Perugia, buona parte dei lavoratori è stato assunto dalle società utilizzatrici per cui aveva prestato attività lavorativa.