F1, Andrea Kimi Antonelli vittima dell’irrazionalità e della fretta. Serve pazienza con il teenager italiano!
Strano Paese, l’Italia, anche quando si tratta di sport. Tanto frettoloso nell’esaltarsi, quanto nel deprimersi. Sarà che si parla di una terra latina e mediterranea, quindi particolarmente sensibile alle emozioni. Un plus, quando le cose girano bene. Cionondimeno, il rischio è quello di ricadere nell’umoralità, perdendo completamente il lume della ragione. L’ombra dell’irrazionalità si sta […]

Strano Paese, l’Italia, anche quando si tratta di sport. Tanto frettoloso nell’esaltarsi, quanto nel deprimersi. Sarà che si parla di una terra latina e mediterranea, quindi particolarmente sensibile alle emozioni. Un plus, quando le cose girano bene. Cionondimeno, il rischio è quello di ricadere nell’umoralità, perdendo completamente il lume della ragione.
L’ombra dell’irrazionalità si sta già allungando su Andrea Kimi Antonelli, che certi appassionati (e cosa ancor più grave, alcune figure che hanno l’ambizione di essere definiti “addetti ai lavori”) hanno già cominciato a bollare come “delusione”, mettendone addirittura in discussione la permanenza in Mercedes!
D’accordo, viviamo in un’epoca in cui Red Bull cambia più piloti di quanti abiti cambia la primadonna durante la finale del Festival di Sanremo. Però, la Casa di Stoccarda non è il Drink Team, che rappresenta un unicum nel panorama del Circus. Anzi, semmai la Stella a tre punte è l’emblema della conservazione (ce ne è voluto di tempo perché George Russell venisse preferito a Valtteri Bottas e, nel frattempo, Esteban Ocon ha scelto di battere altre strade).
Vero che ubi maior minor cessat, e se Max Verstappen dovesse davvero decidere di cambiare aria (dinamica tutta da scrivere), allora Mercedes sarebbe una delle destinazioni più probabili. Tuttavia, si tratta di uno scenario ancora fantasioso, valido tanto quanto il suo contrario.
Soprattutto, in termini di lucidità, bisognerebbe domandarsi cosa pretendono certuni da Antonelli. Signori, fermatevi ad analizzare con raziocinio la situazione. Parliamo di un ragazzo ancora teenager (compirà 19 anni ad agosto), trovatosi in F1 ben prima del previsto a causa di una serie di circostanze (il suo approdo nella massima categoria era programmato, nella migliore delle ipotesi, per il 2026, ma le decisioni di Lewis Hamilton hanno scompaginato qualsiasi piano).
All’esordio assoluto nella massima categoria, non sta sfigurando nel confronto diretto con George Russell, il quale viceversa è alla sua quarta stagione in Mercedes e alla settima tout-court. Ha un rendimento inferiore al britannico, vero, ma non sta neppure facendo la figura del Lawson o dello Tsunoda di turno!
Magari, in questa italica terra di passione, qualcuno si è fatto trasportare da voli pindarici sulle ali dell’entusiasmo, immaginando per l’emiliano un esordio degno di quello di Hamilton – che mise subito in discussione Fernando Alonso – o del già citato Verstappen, capace di imporsi all’esordio con Red Bull (era però il secondo anno in F1, è bene ricordarlo). Ebbene, non è una colpa del bolognese, se qualcuno ha corso troppo con la fantasia!
L’Italia non ha un pilota capace di vincere il Mondiale da 73 anni e l’ultimo ad aver lottato concretamente per il titolo è stato Michele Alboreto, esattamente 40 anni fa. È comprensibile che vi sia smania di vedere Antonelli in bagarre per il successo iridato, ma bisogna lasciargli il tempo necessario affinché maturi. Come si suole dire, se sono rose, fioriranno.
In terra anglosassone si dice “neppure Roma è stata costruita in un giorno”, detto che implica il medesimo concetto. Si abbia dunque pazienza e fiducia, conferendo ad Antonelli la giusta dimensione. Quella di promessa e speranza. Il domani gli può appartenere, ma per raggiungerlo bisogna giocoforza passare dall’oggi e soprattutto avere pazienza, la prima qualità a essere obnubilata dall’irrazionalità generata dal tifo, o dalla passione se questa viene frustrata.