Ex Ilva, i sindacati in allarme dopo la nuova richiesta di cigs: “Serve tavolo a Palazzo Chigi, la stanno vendendo. Noi tagliati fuori”

I commissari l'hanno richiesta per 3.420 lavoratori ma il tavolo non è entrato nel merito. Tutte le sigle bussano a Meloni: "Solo da lei possiamo avere garanzie" L'articolo Ex Ilva, i sindacati in allarme dopo la nuova richiesta di cigs: “Serve tavolo a Palazzo Chigi, la stanno vendendo. Noi tagliati fuori” proviene da Il Fatto Quotidiano.

Feb 18, 2025 - 20:09
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Ex Ilva, i sindacati in allarme dopo la nuova richiesta di cigs: “Serve tavolo a Palazzo Chigi, la stanno vendendo. Noi tagliati fuori”

Il tavolo sulla cassa integrazione straordinaria chiesta da Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria per 3.420 lavoratori si aggiorna al 28 febbraio. Ma i sindacati sono inquieti: prima – dicono – vogliono andare a Palazzo Chigi e capire a chi sarà venduta l’ex Ilva. L’incontro al ministero del Lavoro con i rappresentanti dell’azienda e i tecnici del dicastero si chiude quindi con un nulla di fatto, visto che da un lato i commissari nominati dal governo vorrebbero prorogare la cassa per altri 12 mesi – con numeri superiori alle attese – e dall’altro lo stesso governo si appresta a chiudere la partita della vendita.

Il tempo per gli aggiustamenti delle offerte dei pretendenti delle acciaierie è scaduto. Dei tre in corsa – Jindal, Baku Steel e il fondo Bedrock – solo i primi due, indiani e azeri, hanno rilanciato e gli azeri sembrano avvantaggiati. Ora la palla è tornata in mano ai commissari straordinari e al governo. Così nel tavolo al ministero del Lavoro il confronto non è entrato neanche nel merito e la discussione proseguirà il 28 febbraio. “Come si fa a fare una discussione sulla cassa integrazione quando si sta decidendo di vendere lo stabilimento senza rendere parte sindacato e lavoratori a questa discussione. Non possono esserci due tavoli che non si parlano, negli stabilimenti ci sono in insicurezza e preoccupazione”, incalza il segretario nazionale Fiom Loris Scarpa, facendo presente che peraltro la stessa azienda ha confermato un sostanziale “ritardo sul piano di rilancio dovuto sia a questioni di finanziarie (cioè mancanza di risorse sufficienti, ndr) che all’incertezza legata all’esito della vendita”.

“Per noi l’incontro per il tavolo presso la Presidenza del Consiglio è importantissimo per avere la garanzia sulle adeguate risorse date all’amministrazione straordinaria per continuare a gestire l’ex Ilva ma soprattutto per ottenere le garanzie occupazionali da parte del futuro proprietario, oltre che la previsione di strumenti straordinari di risarcimento nei confronti dei lavoratori impattati”, sottolineano Guglielmo Gambardella, segretario nazionale Uilm, e Davide Sperti, segretario Uilm Taranto.

“Il metodo è sbagliato e la forma qui è anche sostanza. Rivendichiamo con forza la necessità di un confronto urgente ai massimi livelli, dove siano garantiti appieno tutti gli elementi su cui si è fondato il percorso che fin qui è stato condiviso con amministrazione straordinaria e istituzioni: garanzia dell’occupazione come prevista dall’accordo del 2018 compresi i lavoratori di Ilva in amministrazione straordinaria, decarbonizzazione in parallelo alla garanzia produttiva e tutela dell’appalto”, rivendicano Francesco Rizzo e Sasha Colautti, componenti dell’esecutivo nazionale confederale di Usb. La Fim ritiene “importante capire cosa sta succedendo sul versante politico prima di procedere alla chiusura di un accordo di cassa integrazione e per questo chiediamo prima una convocazione a Palazzo Chigi: togliamo dal tavolo tutti i dubbi che ci possono essere”, afferma il segretario nazionale Fim Valerio D’Alò.

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