Elon Musk e Trump, braccio di ferro sui dazi. “Il patron di Tesla ha chiesto la revoca”
Elon Musk sta cercando di convincere, al momento senza successo, Donald Trump a revocare i dazi. Lo riferisce il Washington Post, che sostiene di aver ricevuto la notizia da alcune fonti fidate vicino ai due. Nel frattempo, Tesla arranca

Roma, 8 aprile 2025 – I nuovi dazi di Trump non convincono quasi nessuno, neppure l’alleato di fiducia Elon Musk. Secondo il Washington Post, il patron di Tesla avrebbe cercato di convincere personalmente il presidente a revocare i dazi. Nei giorni scorsi aveva già espresso un velato dissenso pubblicando su X un video a favore del neoliberismo e criticando il consigliere commerciale della Casa Bianca, Peter Navarro. Il suo intervento alla Conferenza federale della Lega, invece, non ha lasciato alcun dubbio: Elon Musk auspica a una situazione di zero dazi in futuro, almeno con l’Europa. E ne sta parlando con Trump.
I dazi stanno danneggiando Tesla
Donald Trump ha fatto dei dazi uno dei principali cardini della sua agenda politica e non ha intenzione di cambiare idea. Nemmeno i colloqui con Elon Musk l’hanno convinto. Una frattura nel rapporto tra i due che potrebbe rivelarsi fatale per l’amministrazione Trump, che rischia di perdere uno dei principali sostenitori del partito (il patron di Tesla ha investito più di 290 milioni di dollari per supportare il candidato repubblicano alla Casa Bianca, ndr). Nonostante ciò, il tycoon sembra essere risoluto sulla sua scelta: i dazi resteranno, anche se Musk chiede di ripensarci. Il Washington Post ricorda come il miliardario sudafricano, nel 2020, arrivò addirittura a denunciare l'amministrazione Trump per la sua politica tariffaria. Musk, spiega la testata americana, fece poi marcia indietro per il timore di apparire allineato alla Cina e contrario alle politiche “America First”. Prima l’America, sì, ma Elon Musk ora pensa anche a sé stesso: le nuove misure protezionistiche dell’amministrazione Trump stanno colpendo duramente Tesla, l'azienda di auto elettriche del multimiliardario sudafricano. E la minaccia del presidente di introdurre ulteriori tariffe del 50% contro Pechino potrebbe rivelarsi disastrosa per i guadagni di Musk, che in Cina ha importanti centri produttivi e rilevanti quote di mercato (dall'inizio dell'anno la capitalizzazione di mercato di Tesla ha perso oltre il 38% e si teme un peggioramento).
La ribellione di Musk ai dazi
Se Elon Musk non osa ancora criticare apertamente Donald Trump, le ultime sue mosse hanno parlato per lui. Durante il Congresso federale della Lega che si è tenuto il 6 aprile, Il miliardario ha espresso una posizione molto distante da quella del presidente in materia economica. “Spero che per quanto riguarda le tariffe ci sposteremo a una situazione di zero dazi in futuro, con una zona di libero scambio tra l'Europa e il Nord America" ha affermato, subito dopo aver manifestato il desiderio di intrattenere delle relazioni tra Europa e Stati Uniti ancora più solide. "E spero anche in una maggiore libertà di spostarsi tra l'Europa e il Nord America. Chi vuole lavorare in Nord America, chi vuole lavorare in Europa deve poterlo fare secondo me. Quindi questo è stato il consiglio che ho dato al Presidente Trump", ha concluso il capo del Dipartimento per l'efficienza governativa Usa (Doge).
Nel weekend, Musk ha anche pubblicato un video su X in cui l'economista Milton Friedman lodava i benefici della cooperazione commerciale internazionale, ponendosi in netta contrapposizione con le politica economica e tariffaria intrapresa dal presidente. Inoltre, si è scagliato contro il consigliere della Casa Bianca per il commercio, Peter Navarro, artefice della radicale svolta di Washington. In particolare Musk ha deriso il suo curriculum universitario e ha scritto su X che "un PhD in economia ad Harvard è una cosa negativa, non una cosa positiva".