Effetto dazi, a picco le Borse europee: Milano chiude in profondo rosso. Pechino minaccia contro-dazi, frana Wall Street
In fumo 819 miliardi in Europa. Londra e Francoforte chiudono a -4,9%, Parigi a -4,26%. Trump contro il presidente della Fed: «Taglia i tassi, sei sempre in ritardo» L'articolo Effetto dazi, a picco le Borse europee: Milano chiude in profondo rosso. Pechino minaccia contro-dazi, frana Wall Street proviene da Open.

I dazi di Donald Trump continuano a martellare Piazza Affari: nella giornata di venerdì 4 aprile la Borsa di Milano è rimasta maglia nera europea perdendo il 6,53%, trascinata a fondo soprattutto da Leonardo (-12,7%) e Mps(-12,12%). Male tutte le piazze del Vecchio Continente: Londra e Francoforte hanno chiuso al -4,95%, Parigi al -4,26%. Una situazione che di giorno in giorno sembra aggravarsi a causa del «panic selling», cioè una massiccia vendita di azioni da parte degli investitori, che temono che il valore dei titoli precipiti o continui a precipitare. Questo, ovviamente, comporta la disponibilità di cedere le azioni a un prezzo inferiore rispetto al loro valore, scatenando una spirale di perdite che si sommano a perdite. E che, alla fine, trascinano la Borsa verso un profondo rosso. Nelle ultime 24 ore, le Borse europee hanno registrato un calo del valore dei loro titoli di 819 miliardi di euro, quasi il doppio dei 422 del primo giorno dall’ufficialità dei dazi.
Wall Street crolla sotto le minacce di Pechino
Anche Wall Street continua a reagire con nervosismo e ansia alle politiche protezionistiche di Trump. Dopo un esordio mediocre, con il Dow Jones a -2,22% e il Nasdaq a -2,72%, i titoli americani hanno ripreso la corsa verso il basso. All’ora della chiusura delle Borse europee, il Dow Jones era sceso al -3,61% mentre il Nasdaq al -4,3%. In netto peggioramento anche lo S&P 500, passato dal -2,42% fino al -4,3%. Probabilmente una conseguenza dovuta all’annuncio di Pechino dei controdazi al 34% sulle merci americane.
Scontro tra Trump e la Fed: «È l’ora di abbassare i tassi»
Intanto, a livello istituzionale, è scontro tra il presidente americano e il presidente della Federal Reserve, Jerome Powell. Il numero uno della Banca centrale americana ha commentato i dazi di Trump anticipando un netto aumento dell’inflazione e una frenata in ambito di crescita economica. Non ha però preannunciato nessun taglio per i tassi di interesse «finché non ci sarà un quadro più chiaro». Una decisione duramente criticata da Donald Trump, che spera in una diminuzione del costo del denaro: «Questo sarebbe il momento perfetto di tagliare i tassi per il presidente della Fed, Jerome Powell. È sempre in “ritardo” ma potrebbe ora cambiare la sua immagine rapidamente», ha scritto su Truth
Il record negativo di Piazza Affari: «Come l’11 settembre»
Durante la giornata, Piazza Affari ha toccato una flessione di oltre il 7,5%. Un calo pari a quello del giorno dell’attacco alle Torri Gemelle l’11 settembre 2001. L’indice ha registrato negli anni le dieci sedute peggiori: il 24 giugno del 2016, in occasione del post referendum della Brexit, con un calo del 12,48%. Il 6 ottobre 2008, con il fallimento Lehman Brothers e una flessione dell’8,24%. In occasione dell’11 settembre si scese fino al 7,57%. Impatto pesante soprattutto sulle banche. Mps, Banco Bpm e Popolare di Sondrio che perdono oltre l’11%. Pesanti anche Unicredit e Mediolanum (-10%), Mediobanca e Intesa (-9%). Nel listino principale sono in profondo rosso Iveco (-11,8%), Leonardo (-11,4%), Azimut (-11,3%). Soffrono Stellantis (-8%) e Tim (-7,6%). In controtendenza Diasorin (+3,6%) e Amplifon (+0,7%).
Milano maglia nera d’Europa, l’apertura in picchiata
La Borsa di Milano oggi ha aperto in picchiata, con il -4,35% e scende sotto quota 36 mila (gli scambi sono a 35.458). A trascinare il listino all’apertura sono stati soprattutto i bancari con Banca Mps che cede l’8,01%, pop Sondrio il 7,65%, Unicredit il 7,61%, Bper il 7,6% e Intesa il 6,69%. Calo anche Tim -6,41%, Stm -3,84%. Nell’automotive Iveco -6,46% e Stellantis -4,15%. Come primo effetto dei dazi sui veicoli importati, la casa automobilistica ha sospeso temporaneamente la produzione di due stabilimenti in Canada e Messico.
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