Dietro le quinte del FantaSanremo

A sviluppare l'app è stata Appfactory, realtà genovese che si è fatta conoscere grazie alle competenze tecniche avanzate nel mondo del gaming e per l'attenzione alle persone... e che ha in serbo diverse novità L'articolo Dietro le quinte del FantaSanremo proviene da Economy Magazine.

Mar 12, 2025 - 19:10
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Dietro le quinte del FantaSanremo

Se tutti conosciamo il Fantacalcio, da qualche settimana abbiamo iniziato ad apprezzare il FantaSanremo. Gioco che esiste dal 2020, ma che nel 2024 è diventato un’app, che quest’anno ha raggiunto i 2,5 milioni di utenti. Dietro le quinte c’è Appfactory, realtà genovese che si è fatta conoscere grazie alle competenze tecniche avanzate nel mondo del gaming e alla capacità di scalare infrastrutture cloud. Come racconta Francesco Natoli, Presidente di Appfactory, la selezione è avvenuta sia per un pizzico di fortuna che per il mix di competenze e strategia che la sua azienda offriva. Questo connubio ha permesso di dare vita a un prodotto di successo che ha raggiunto i due milioni di utenti.

Grazie al successo ottenuto con l’avvio del progetto, il team ha iniziato a sviluppare anche altre inziative, come FantaEurovision e FantaGiro, ma la punta di diamante dell’azienda rimane senza dubbio FantaSanremo, sia per visibilità che per partecipazione. Il format del gioco si inserisce perfettamente in un contesto con una forte rilevanza mediatica, trasformando la semplice visione del Festival in un’esperienza interattiva e strategica.

Sebbene FantaSanremo sia il progetto più noto, Appfactory ha sviluppato anche altri prodotti di rilievo, come Soccer Hero, che potrebbe presto essere rilanciato in una versione aggiornata, e il gioco Cupets per Giochi Preziosi. Un altro aspetto fondamentale dell’azienda è la sua vocazione a creare prodotti destinati a diventare spin-off aziendali. Appfactory sta infatti perseguendo l’obiettivo di diventare uno startup studio, vendendo alcune delle sue creazioni a realtà più grandi per permetterne la crescita indipendente. Un esempio di questo modello è Noisefeed, un’azienda nata all’interno di Appfactory e successivamente venduta, pur continuando a essere supportata dallo stesso team di sviluppo. «Più che di un singolo progetto, sono orgoglioso di Appfactory nel suo insieme: della squadra, delle persone, dell’ambiente che siamo riusciti a creare. Abbiamo costruito un posto in cui si lavora bene, dove fare impresa è importante, ma senza perdere di vista il benessere delle persone. Qui nessuno ha paura di dire “ho sbagliato” o “oggi non sto bene, ho bisogno di fermarmi”. Questa libertà e fiducia reciproca sono il nostro vero successo», spiega Natoli. «Con 26 dipendenti, mantenere un buon livello di qualità della vita in azienda senza un’attenta gestione economica è una sfida. Il controllo dei costi è fondamentale, ma bisogna trovare un equilibrio: se c’è troppa rigidità, diventa soffocante; se non c’è, si rischia di non essere sostenibili». Ogni sei mesi, c’è un colloquio di ascolto che coinvolge tutti a esprimere critiche, idee e desideri: «vogliamo sapere in che direzione vogliono crescere, quali aspetti del lavoro li interessano di più e se sentono che l’azienda si sta muovendo nella giusta direzione. Per esempio, una delle prime richieste emerse è stata l’assicurazione sanitaria per tutti, che abbiamo subito implementato. Un’altra iniziativa importante è stata la creazione di un sistema di comunicazione trasparente, per condividere costantemente con il team gli obiettivi, i progressi e anche gli errori. Questo aiuta a mantenere una visione comune e rafforza il senso di appartenenza».

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