Decreto Scuola, «Presidente, fermi questo disastro»: migliaia di insegnanti precari scrivono a Mattarella
La missiva dei precari rivolta al presidente della Repubblica all'indomani della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto Scuola L'articolo Decreto Scuola, «Presidente, fermi questo disastro»: migliaia di insegnanti precari scrivono a Mattarella proviene da Open.

Il decreto Scuola non piace agli insegnanti. All’indomani della pubblicazione del nuovo dl in Gazzetta Ufficiale, i docenti precari si rivolgono direttamente al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, con un appello carico di preoccupazione. «Presidente, siamo maestri, professori, educatori. E oggi le scriviamo perché temiamo per il futuro della scuola e l’approvazione del decreto». Nella lettera, i docenti chiedono un intervento diretto del Quirinale, un gesto di «moral suasion» affinché governo e parlamento affrontino con urgenza la questione della stabilizzazione del personale precario. «La situazione è insostenibile», denunciano. Il vero costo, spiegano, lo pagano gli studenti: programmi interrotti, volti che cambiano, continuità didattica compromessa. Una girandola di supplenti, contratti a termine e trasferimenti che rendono impossibile costruire un percorso educativo stabile e di qualità.
I numeri impietosi sulla scuola
A sostegno della denuncia, gli insegnanti portano i numeri. Secondo i dati ufficiali del Portale Unico della Scuola, le supplenze nell’anno scolastico 2022-2023 sono state ben 234.576, in aumento rispetto alle 224.958 dell’anno precedente. E a settembre, la soglia dei 250mila docenti precari è stata superata per la prima volta nella storia della scuola italiana. Una cifra record, che restituisce l’immagine nitida di un sistema instabile, frammentato, lasciato in balìa di decisioni provvisorie. Il riflesso di questa instabilità si riversa nelle aule, giorno dopo giorno. «Ci sono studenti – raccontano i docenti – che hanno cambiato insegnante a metà dell’anno scolastico». Un continuo via vai che – sottolineano – spezza il legame educativo, confonde i percorsi e compromette il rendimento. E i risultati si vedono: «Il 35% degli adulti italiani non riesce a comprendere testi complessi, il 43,5% degli studenti delle scuole superiori non raggiunge le competenze minime in italiano, e quasi uno su due ha gravi difficoltà in matematica».
Il clima nelle scuole
Una deriva che, denunciano gli insegnanti, ha una matrice ben precisa: l’instabilità degli insegnanti. «Queste continue interruzioni, causate dall’assenza di una rete stabile di docenti, influiscono negativamente sul percorso formativo degli studenti, compromettendo le loro opportunità di apprendimento e crescita», si legge nella lettera. E l’effetto non è solo sul rendimento, ma sul clima stesso che si respira negli istituti. «Il precariato genera un clima di demotivazione e incertezza tra i docenti – scrivono – riversandosi così sull’esperienza di apprendimento dei ragazzi». A firmare la lettera sono Marta Olmi e Luigi Sofia, docenti e portavoce del Movimento Idonei Esclusi 2023-2024. Si tratta del gruppo che raccoglie migliaia di docenti in Italia e nato spontaneamente dopo il caos generato dai concorsi del Pnrr, segnati da graduatorie mancanti, dubbi sulla trasparenza e errori clamorosi nelle assunzioni, affidate a un algoritmo che più volte ha fatto danni, arrivati anche sul tavolo del Parlamento.
«I docenti non riescono a prendere casa e fare figli»
Nella lettera a Mattarella, i docenti Olmi e Sofia dipingono una scuola dove «gli studenti sono privati di punti di riferimento stabili», costretti a «cambiare metodo di insegnamento» da un giorno all’altro. E con conseguenze evidenti: «Programmi svolti in fretta, perdita di interesse nelle materie e, nella migliore delle ipotesi, un apprendimento compromesso». Per questo, chiedono al presidente della Repubblica di intervenire convincendo le forze del Parlamento a invertire la rotta. La denuncia è anche sociale ed economica: «La nostra professione pare essere sempre più la meno attrattiva: gli stipendi bassi e i contratti a termine non consentono neppure di poter sottoscrivere un contratto di affitto. Contando solo sul proprio stipendio, un docente non ha alcuna possibilità di acquistare casa e diventa difficile poter avere dei figli».
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