Dall’IA un’energia inaspettata: riutilizzare il calore dei data center per riscaldare le nostre città (e ridurre le fossili)
Entro il 2028, la Francia potrebbe recuperare 8,75 TWh di calore di scarto. Ma quanta energia sprechiamo ancora ogni anno senza nemmeno accorgercene? I data center, le immense infrastrutture che alimentano l’intelligenza artificiale, consumano quantità enormi di elettricità e generano calore in eccesso. Oggi, questa energia viene dispersa nell’aria attraverso costosi sistemi di raffreddamento. Eppure,...

Entro il 2028, la Francia potrebbe recuperare 8,75 TWh di calore di scarto. Ma quanta energia sprechiamo ancora ogni anno senza nemmeno accorgercene? I data center, le immense infrastrutture che alimentano l’intelligenza artificiale, consumano quantità enormi di elettricità e generano calore in eccesso.
Oggi, questa energia viene dispersa nell’aria attraverso costosi sistemi di raffreddamento. Eppure, potrebbe essere recuperata e utilizzata per riscaldare case, scuole e intere città, riducendo la nostra dipendenza dal gas e abbassando le emissioni di CO₂. Una soluzione che alcuni paesi stanno già sperimentando, mentre in Italia il potenziale è ancora tutto da esplorare.
Negli ultimi mesi, l’intelligenza artificiale si è imposta come la tecnologia del futuro. Il vertice mondiale sull’IA, che si sta svolgendo a Parigi, riunisce i principali esperti del settore e ha visto il presidente francese Emmanuel Macron annunciare un investimento di 109 miliardi di euro per fare della Francia un leader nel campo dell’intelligenza artificiale.
Allo stesso tempo, gli Emirati Arabi Uniti stanno investendo oltre 50 miliardi di euro per costruire in Francia il più grande campus di IA in Europa, mentre il Canada ha destinato 20 miliardi di euro a un progetto simile a Cambrai.
Ma tutta questa innovazione ha un prezzo: i data center, che sono il cuore dell’intelligenza artificiale, sono tra le infrastrutture più energivore al mondo. Hanno bisogno di quantità enormi di elettricità per funzionare e generano una grande quantità di calore di scarto, che oggi viene disperso nell’atmosfera.
E se invece potessimo recuperarlo e riutilizzarlo?
Calore di scarto: un tesoro energetico sprecato
Chiunque abbia lavorato a lungo su un computer sa bene quanto possa scaldarsi dopo qualche ora. Ora immagina migliaia di server impilati in un data center, operativi 24 ore su 24. Il calore generato è immenso, ma oggi viene dissipato attraverso costosi sistemi di raffreddamento.
Questa energia dispersa, nota come calore di scarto, potrebbe invece essere recuperata e utilizzata per alimentare le reti di teleriscaldamento, come già avviene in alcune città del Nord Europa.
In Francia, alcune realtà si stanno già muovendo in questa direzione. A Parigi, il calore recuperato dai data center viene utilizzato per riscaldare alcuni edifici residenziali, un modello che potrebbe essere esteso su scala nazionale. Secondo i dati dell’ADEME (Agenzia per la transizione ecologica), nel 2020 la Francia ha recuperato circa 5 TWh di calore di scarto, con l’obiettivo di arrivare a 8,75 TWh entro il 2028, un incremento del 75%.
Eppure, il potenziale è ancora poco sfruttato. I data center rappresentano il 43% del calore di scarto recuperabile al di fuori dell’industria, un’enorme opportunità che aspetta solo di essere colta.
Dalla teoria alla pratica: come il calore dei data center può riscaldare le città
L’idea di recuperare il calore di scarto non è nuova. In Svezia, Danimarca e Germania, il calore residuo delle industrie e dei data center viene già utilizzato per alimentare le reti di teleriscaldamento.
Il processo è relativamente semplice:
- I server dei data center generano calore durante il funzionamento.
- Un sistema di scambio termico cattura il calore e lo trasferisce in tubature isolate.
- Il calore viene distribuito agli edifici collegati alla rete di teleriscaldamento, riducendo il fabbisogno di gas.
In Italia, il teleriscaldamento è diffuso soprattutto nel Nord, con città come Milano, Torino e Brescia che già utilizzano il calore residuo di impianti industriali per riscaldare le abitazioni. Integrare il calore di scarto dei data center in questi sistemi potrebbe rappresentare un passo decisivo per ridurre la nostra dipendenza dalle fonti fossili.
Le amministrazioni locali possono svolgere un ruolo fondamentale nella diffusione di questa tecnologia. Adottando strategie mirate, i comuni potrebbero:
- Incentivare la costruzione di data center con sistemi di recupero del calore.
- Integrare il calore di scarto nei piani energetici urbani, riducendo la necessità di gas naturale.
- Creare partnership pubblico-private per sviluppare infrastrutture di teleriscaldamento basate su fonti di energia alternative.
Oltre ai vantaggi ambientali, questa strategia potrebbe ridurre i costi del riscaldamento per le famiglie e diminuire il rischio di povertà energetica, offrendo un’alternativa più economica e sostenibile rispetto ai combustibili fossili.
L’Italia è pronta a cogliere questa opportunità?
Rispetto ad altri paesi europei, l’Italia è ancora indietro nell’adozione di queste tecnologie. Tuttavia, con la crescita del numero di data center sul nostro territorio, è fondamentale iniziare a integrare il recupero del calore nei nuovi progetti.
Immaginare un futuro in cui le nostre città vengano riscaldate grazie all’energia recuperata dai data center non è fantascienza.
Significherebbe:
- Ridurre gli sprechi energetici e le emissioni di CO₂.
- Abbassare le bollette, grazie a un sistema di riscaldamento più economico e accessibile.
- Diminuire la dipendenza dalle importazioni di gas, rendendo il nostro paese più indipendente dal punto di vista energetico.
Il recupero del calore di scarto rappresenta un’occasione concreta per rendere l’intelligenza artificiale non solo più potente, ma anche più sostenibile.
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Fonte: ADEME
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