Dagospia sfreccia su Autostrade e Tim

Leggendo Dagospia... La lettera di Francis Walsingham

Mar 21, 2025 - 15:14
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Dagospia sfreccia su Autostrade e Tim

Leggendo Dagospia… La lettera di Francis Walsingham

Caro direttore,

all’inizio la tua fissazione nel seguire le posizioni politiche di Dagospia mi pareva eccessivo, come ti fanno notare anche alcuni lettori su X. Ma devo confessarti che una qualche ragione la trovo nella tua definizione del sito fondato e diretto da Roberto D’Agostino come una sorta di organo informale e ufficioso delle opposizioni, di larghi settori dell’establishment e – mi permetto di aggiungere – anche di una parte dei Servizi segreti, ambiente che conosco molto meglio di te per averci fatto parte decenni fa.

Non è dell’antimelonismo preconcetto, prevenuto e ossessivo (peraltro nutrito anche dalle sortite della medesima Meloni, come spero converrai) che ti voglio parlare, ma di un aspetto che anche grazie ai tuoi suggerimenti via WhatsApp mi sta appassionando: ossia gli intrecci e le relazioni tra politica, istituzioni, aziende, finanza e media (dove peraltro è un maestro l’economista Riccardo Puglisi quando non si appassiona a vicende che a me paiono secondarie, tipo il caso della non laurea di Dario Fabbri, direttore della rivista Domino edita da Enrico Mentana).

Mi ha colpito molto un titolo di ieri di Dagospia in cui enfatizza e si gongola per il fatto che il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, abbia intenzione di non rinnovare al vertice di Autostrade per l’Italia il capo azienda Roberto Tomasi per indicare – secondo Dagospia – il più fidato Vito Cozzoli, manager in passato fidato tra l’altro dei vertici dei 5 Stelle, mi pare di ricordare, ma non solo.

La notizia sicura, perché di Cozzoli nulla so a parte la sua multipartisan e riconosciuta professionalità (voleva pure darti come associazione Amerigo un premio per la tua direzione di Formiche.net ma non trovo on line tue foto dell’evento: strano), è che D’Agostino elogi e apprezzi una mossa di Salvini, che prima dell’ascesa di Meloni al potere era penso il leader politico più spernacchiato da Dagospia.

Poi mi sono ricordato che anche di recente il sito di D’Agostino – sempre piuttosto coccoloso verso comunicatori e lobbisti, specie di aziende che si scapicollano a fare pubblicità su un sito in cui notoriamente non abbondano contenuti trash, tette, culi e vipperia varia e avariata – ha ruvidamente criticato a più riprese il direttore delle relazioni istituzionali di Aspi. Perché? Ah saperlo, direbbe il medesimo D’Agostino.

Sullo stesso sito, e nelle stesse ore, ho visto un abrasivo titolo che in sostanza diceva: una volta entrata Poste in Tim (anche se mi pare sia già entrata, dico io), in poche settimane Labriola lo buttano fuori mentre Iliad gli garantirebbe il posto. Poffarbacco: un’indiscrezione notiziosissima. Che promana da un ragionamento dell’amministratore delegato di Tim, Pietro Labriola, che anche a me in prima battuta aveva sorpreso e che poteva essere interpretato in effetti in prima battura come una dichiarazione pro Iliad e anti Poste. Poi mi sono detto: ma se davvero Labriola fosse stato contrario a Poste o lo avrebbe fatto intendere, visto che poi Poste (controllata dal Mef) con il beneplacito del governo è entrata in Tim, allora sarebbe meglio che Labriola si dimettesse, quindi impossibile che volesse dire una cosa del genere salvo fare harakiri in pubblico.

Ho quindi cercato di capire dove nascesse questa ricostruzione-indiscrezione, visto che secondo Dagospia sarebbe alla base della “allisciata di Labriola per Iliad”. Ho trovato questo resoconto piuttosto completo:

Sul tema del consolidamento che deve partire dal “campione nazionale” prima di pensare a un “campione europeo”, Labriola ha citato Poste Italiane che, dopo essere entrata nel capitale di Tim, “potrebbe accelerare questo processo e porterebbe all’espansione dei servizi al segmento consumer come l’energia”.“Il consolidamento”, ha spiegato l’Ad, “porterà le aziende a mettere insieme le reti e questo comporterà un’assunzione di costo minore”. Per Tim, ci sono solo “due partner ideali: iliad e Poste, tutti gli incroci che portano a una quota di mercato sopra il 45% sono impraticabili”. Un deal con iliad avrebbe caratteristiche industriali di riduzione delle reti, mentre “con Poste la partnership può accelerare la condivisione della base clienti”“.

Insomma, quasi quasi, volendo proprio stressare-interpretare il pensiero di Labriola, magari si potrebbe pensare a questa ricostruzione: mi sta bene sia Poste che Iliad. Come dire – proprio come i giornali scrivono da tempo – che prima o poi anche Iliad farà parte del futuro di Tim.

Ma le sberle a Labriola le sto leggendo da qualche tempo non solo su Dagospia ma anche sul blog (pardon: sito) ripreso spesso da Dagospia che è stato fondato da un giornalista di finanza di lungo corso e onorata carriera (seppure autore di libri di successo con Luigi Bisignani, e dico Luigi Bisignani), Paolo Madron. Su Lettera43, dicevo, da mesi leggo rumor e indiscrezioni secondo cui Labriola o sta per dimettersi o sta per saltare per le ragioni più disparate. Comunque, leggendo per bene tutti i più recenti articoli (ruvidissimi) del sito di Madron su Tim non mi ero accorto di questo pezzo pubblicato il 5 novembre 2024: “Tim taglia la pubblicità a Lettera43“.

Salutoni e buon lavoro,

Francis Walsingham