Da “spuzzare” alla “Chiesa in uscita”: i bergoglismi con cui il Papa ha innovato la lingua
I “pastori con l’odore delle pecore” e la “Chiesa in uscita” fino alla corruzione che “spuzza” passando per “accarezzare le ferite” e la “globalizzazione dell’indifferenza”. E ancora “mafiarsi”. Papa Francesco è stato un innovatore anche sul piano del linguaggio e diversi studiosi hanno evidenziato come abbia coniato o reso popolari nuove espressioni, spesso di forte […] L'articolo Da “spuzzare” alla “Chiesa in uscita”: i bergoglismi con cui il Papa ha innovato la lingua proviene da Il Fatto Quotidiano.

I “pastori con l’odore delle pecore” e la “Chiesa in uscita” fino alla corruzione che “spuzza” passando per “accarezzare le ferite” e la “globalizzazione dell’indifferenza”. E ancora “mafiarsi”. Papa Francesco è stato un innovatore anche sul piano del linguaggio e diversi studiosi hanno evidenziato come abbia coniato o reso popolari nuove espressioni, spesso di forte impatto comunicativo e pastorale. Alcune sono neologismi veri e propri, altre sono combinazioni o immagini inedite nel contesto ecclesiastico. Tanto che i linguisti, come spiega Valeria Della Valle, condirettrice del dizionario dell’italiano Treccani, hanno coniato a loro volta il termine “bergoglismi”.
Jorge Mario Bergoglio si è contraddistinto per il suo stile linguistico diretto, creativo e a volte persino rivoluzionario rispetto al linguaggio curiale tradizionale, ricorrendo a metafore inedite e scelte comunicative audaci. Il pontefice è sembrato rifiutare il clericalismo anche nel linguaggio fin dagli inizi, quando azzardò, ad esempio, l’espressione “pastori con l’odore delle pecore”, un’immagine potente per esprimere la vicinanza concreta del clero al popolo. “Chiesa in uscita” è invece un’espressione chiave del suo pontificato, per indicare una Chiesa missionaria e dinamica. È poi ricorso a metafore mediche per parlare della misericordia della Chiesa, che a suo parere deve saper “accarezzare le ferite” dell’umanità e dimostrarsi sempre un “ospedale da campo”.
Bergoglio si è anche attirato delle critiche con queste sue creazioni. “In particolare c’è stato un verbo, ‘spuzzare’, usato anni fa in un discorso, a Napoli. A un certo punto il Papa ha detto: ‘La corruzione spuzza, la società corrotta spuzza, un cristiano che fa entrare dentro di sé la corruzione non è un cristiano, spuzza’. Questo nominare tante volte il verbo spuzzare venne commentato da molti, anche sui giornali, come se fosse un errore. Il Papa aveva usato un verbo che non esisteva. Ma non è vero, è un verbo che esiste con il significato di mandare un odore cattivo, è molto usato in Piemonte, regione di origine della famiglia di Bergoglio e poi esiste in vari dialetti del nord, nel milanese, nel ligure, nel veneziano”, sottolinea la Della Valle.
“C’è un altro verbo molto interessante che è il verbo ‘balconare’ usato credo in un discorso del 2017. Bergoglio disse ‘balconare la vita’. Anche qui molti hanno storto il naso. In realtà è un verbo molto espressivo con il quale si riferiva a chi sta a guardare come se fosse sul balcone, a chi non interviene, non prende parte alla vita degli altri”. Tutte parole che “non hanno la possibilità di diventare ufficialmente parole della lingua italiana. Però per noi che osserviamo i meccanismi della lingua italiana sono formate bene”, afferma la condirettrice del dizionario Treccani.
Della Valle ricorda anche ‘giocatolizzare’ con cui Bergoglio voleva riferirsi a chi si prende gioco, a chi ridicolizza cose serie come la religione. Ha usato poi ‘nostalgiare’ nel senso di rimpiangere, provare nostalgia e ‘mafiarsi’ intendendo comportarsi male, come i mafiosi. “C’è anche un sostantivo, un nome insolito: il ‘martalismo’ dal nome di Marta, la sorella di Lazzaro, con cui ha voluto indicare, con atteggiamento critico, l’eccesso di attivismo. La sorella di Lazzaro si dava tanto da fare, ma alla fine perdeva la cosa più importante, l’ascolto delle parole di Gesù”, ricorda la linguista.
Francesco ha fatto ricorso a termini assai diffusi per offrire una lettura nuovi di taluni fenomeni da lui stigmatizzati. Così è nata “globalizzazione dell’indifferenza”, una formula che ha fatto scuola, per denunciare l’insensibilità verso le sofferenze umane. Ha fatto uso di termini forti e inusuali: ha definito certi atteggiamenti come “terrorismo delle chiacchiere” e ha parlato di “cristiani da salotto”. Ha introdotto il concetto di “cultura dello scarto” per denunciare la tendenza moderna a considerare le persone inutili o ‘di troppo’ come rifiuti, specialmente i poveri, i migranti, gli anziani. Ha denunciato la “mondanità spirituale”, un’ipocrisia religiosa basata sul formalismo. Infine si è fatto paladino di una “ecologia integrale”, ovvero di una visione che lega l’ambiente, l’etica, la giustizia sociale e la pace.
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