Crollo delle borse asiatiche: i nuovi dazi USA continuano a spaventare i mercati

Tokyo e Taiwan in profondo rosso con tariffe al 104% sulla Cina: cosa sta succedendo e cosa aspettarsi ora

Apr 9, 2025 - 09:58
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Crollo delle borse asiatiche: i nuovi dazi USA continuano a spaventare i mercati

Oggi, 9 aprile 2025, le borse asiatiche hanno chiuso in territorio negativo, registrando cali significativi che riflettono l’entrata in vigore dei nuovi dazi americani, con la Cina al centro del mirino. Tokyo ha ceduto il 4,87%, mentre Taiwan ha ampliato le perdite fino al -5,86%, segnando una giornata nera per i mercati della regione. Questo crollo è stato innescato dall’introduzione dei cosiddetti “dazi reciproci” voluti dall’amministrazione statunitense, che prevedono un’aliquota aggregata del 104% sui prodotti cinesi, una mossa che ha riacceso i timori di una guerra commerciale su scala globale.

Un contesto di tensione economica

Il ribasso delle Borse asiatiche non è un evento isolato, ma si inserisce in un contesto di crescente incertezza economica. L’annuncio dei dazi, fortemente sostenuto dal presidente Donald Trump, arriva dopo mesi di negoziati fallimentari tra Washington e Pechino. La Casa Bianca accusa la Cina di pratiche commerciali sleali, tra cui la manipolazione valutaria dello Yuan, che oggi ha toccato i minimi da settembre 2023 contro il dollaro. “La Cina sta cercando di compensare i nostri dazi con trucchi sul cambio, ma noi siamo più forti che mai”, ha dichiarato Trump, ribadendo la sua linea protezionistica.

Gli effetti di questa politica si sono fatti sentire immediatamente. Il Nikkei 225 di Tokyo, uno degli indici più rappresentativi dell’Asia, ha subito una delle peggiori performance degli ultimi mesi, con le aziende esportatrici – come Toyota e Sony – che hanno visto i loro titoli crollare sotto il peso delle prospettive di una domanda globale indebolita. A Taiwan, il Taiex ha subito un duro colpo, con il gigante dei semiconduttori TSMC che ha perso oltre il 6%, riflettendo le preoccupazioni per una possibile riduzione degli ordinativi da parte dei clienti americani.

Lo Yuan sotto pressione e la reazione dei mercati

Un elemento chiave della giornata è stato il deprezzamento dello Yuan, che ha raggiunto il livello più basso degli ultimi 19 mesi. Questa dinamica è vista dagli analisti come una risposta diretta alle accuse di manipolazione valutaria mosse da Washington. “Pechino potrebbe aver scelto di lasciare che lo Yuan si indebolisse per attenuare l’impatto dei dazi sulle sue esportazioni”, spiega Hiroshi Nakamura, economista presso Mizuho Securities. Tuttavia, questa strategia sembra aver alimentato ulteriormente il panico tra gli investitori, che temono una spirale di ritorsioni commerciali.

Anche i mercati azionari di Hong Kong e Seul hanno chiuso in rosso, rispettivamente con perdite del 3,9% e del 4,2%. La Cina continentale, sebbene meno colpita nella sessione odierna a causa della chiusura per festività di alcune piazze finanziarie, rimane il fulcro delle preoccupazioni. Gli analisti prevedono che, al riaprirsi dei listini di Shanghai e Shenzhen, l’onda d’urto dei dazi USA potrebbe amplificarsi, con ripercussioni su scala globale.

L’Impatto sui settori chiave

I settori più colpiti in Asia sono stati quelli legati all’export e alla tecnologia. Le aziende manifatturiere, già alle prese con costi crescenti e catene di approvvigionamento fragili, si trovano ora a fronteggiare una barriera tariffaria che minaccia di ridurre i margini di profitto. Nel frattempo, il comparto tecnologico – pilastro delle economie di Taiwan e Corea del Sud – ha subito un sell-off generalizzato, con gli investitori che temono un’escalation delle tensioni tra Stati Uniti e Cina nel campo dei semiconduttori e dell’intelligenza artificiale.

Anche il settore delle materie prime ha risentito del clima di incertezza. I prezzi del rame e dell’acciaio, strettamente legati alla domanda cinese, sono scesi rispettivamente del 2,5% e del 3%, mentre il petrolio ha oscillato tra guadagni e perdite, con gli operatori incerti sull’impatto dei dazi sulla crescita economica globale.

Le reazioni internazionali e il ruolo dell’Europa

L’Europa osserva con apprensione l’evolversi della situazione. Le Borse del Vecchio Continente, che apriranno tra poche ore, potrebbero seguire la scia negativa dell’Asia, con Piazza Affari, Francoforte e Parigi già pronte a una giornata volatile. La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha dichiarato ieri di essere in contatto con i leader dell’industria siderurgica e metallurgica per valutare una risposta coordinata ai dazi americani, che colpiscono anche l’UE con tariffe minori ma comunque significative.

Nel frattempo, la Cina ha annunciato un ricorso presso l’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO), definendo i dazi USA “un attacco alla stabilità del commercio globale”. Tuttavia, gli esperti ritengono che il processo legale sarà lungo e che, nel breve termine, Pechino potrebbe optare per contromisure immediate, come l’imposizione di dazi retaliatori su beni americani chiave, tra cui soia e automobili.

Prospettive future: recessione o rimbalzo?

Gli economisti sono divisi sulle conseguenze a lungo termine. Goldman Sachs ha recentemente alzato al 45% la probabilità di una recessione negli Stati Uniti nei prossimi 12 mesi, citando l’impatto dei dazi sulla crescita globale. D’altro canto, alcuni analisti vedono nei cali odierni un’opportunità di acquisto, soprattutto per i titoli tecnologici asiatici che potrebbero beneficiare di una stabilizzazione delle tensioni nei prossimi mesi.

Per ora, il sentiment rimane negativo. L’indice di volatilità VIX, noto come “l’indice della paura”, è salito ai livelli più alti dal 2023, segnalando un’ondata di vendite dettata dal panico. “I mercati odiano l’incertezza, e oggi ne abbiamo in abbondanza”, commenta Laura Chen, strategist di UBS a Hong Kong.