“Cristo stesso copierà il Giudizio Universale nella Cappella Sistina perché neanche lui saprebbe far meglio”: i 550 anni di Michelangelo
Il 6 marzo 1475 nasceva uno dei più grandi artisti di tutti i tempi. La storica dell'arte Acidini: "A Roma, con la cupola di San Pietro, definì il profilo della massima chiesa della cristianità, a Firenze, col David, dette fama planetaria" L'articolo “Cristo stesso copierà il Giudizio Universale nella Cappella Sistina perché neanche lui saprebbe far meglio”: i 550 anni di Michelangelo proviene da Il Fatto Quotidiano.

Il 6 marzo sono esattamente 550 anni dalla nascita di Michelangelo Buonarroti, secondogenito di cinque fratelli. Se pur nato a Caprese, oggi in provincia di Arezzo, dove il padre Ludovico era podestà, la famiglia Buonarroti era fiorentina e questo ebbe un ruolo fondamentale nella formazione dell’artista. Durante la sua lunga vita – morì a Roma nel 1564 a 89 anni – incrociò varie volte la dinastia dei Medici che furono fra i più appassionati committenti di opere d’arte, ma contro i quali Michelangelo si schierò durante l’assedio di Firenze del 1530. Durante la breve esperienza repubblicana di Firenze, Michelangelo lavorò ai sepolcri dei Duchi e dei Magnifici della dinastia, ma al ritorno al potere dei Medici per Michelangelo iniziò un periodo di gravi rischi; a quel punto fu ancora un altro Medici – Papa Clemente VII – a chiedergli di andare a lavorare a Roma, sia per la Cappella Sistina, sia per proteggerlo da chi lo voleva morto. E un altro Medici ancora – il duca Cosimo I – volle fortemente che, dopo la sua morte, le sue spoglie tornassero a Firenze e fossero seppellite nella Basilica di Santa Croce. Come quello fiorentino, anche il periodo romano fu molto prolifico per Michelangelo, di cui ci restano molte testimonianze della sua arte, una sola pittura certa (il Tondo Doni custodito agli Uffizi) e il primato di genio a tutto tondo conteso solo da Leonardo da Vinci.
Cosa ha rappresentato il genio di Michelangelo attraverso i secoli? Ilfattoquotidiano.it lo ha chiesto a Cristina Acidini, già soprintendente del Polo Museale Fiorentina e tra i massimi esperti dell’artista fiorentino: “Tra le varie frasi celebri di Mark Twain, compare come sua anche questa: ‘Il Creatore ha fatto l’Italia su disegno di Michelangelo’. In realtà si trova sì, nel suo libro del 1869 Innocents abroad, ma chi la pronuncia, in tono esasperato, è il suo compagno di viaggio, dopo che a Roma e a Firenze le guide hanno attribuito a Michelangelo ogni monumento, ogni scultura e ogni pittura, comprese le Terme di Caracalla e la Cloaca Maxima. Certo le guide degli scorsi secoli, per abbagliare i visitatori, magnificavano il genio al di là degli scrupoli filologici”. Ma ora che l’attribuzione delle opere del genio è sostenuta “da un’immensa mole di studi, non si finisce di stupirsi della quantità e dell’eccellenza delle sue creazioni – sottolinea Acidini -, della potenza con la quale hanno segnato i destini delle due città nelle quali è vissuto, dell’attrazione magnetica che esercitano. A Roma con la cupola di San Pietro definì il profilo della massima chiesa della Cristianità e, con il Campidoglio, progettò la forma nobile e armoniosa del governo civile. A Firenze, basta il gigantesco David marmoreo a dare alla città una fama planetaria, che finisce per mettere alla prova il suo fragile impianto medievale. E poi i rilievi giovanili nella Casa Buonarroti, il Bacco, le tombe dei Medici con la celebre Notte, il Tondo Doni, i suoi disegni prodigiosi, le sue lettere, le poesie che ne rivelano l’intensa vita spirituale“. Quale umanità usciva fuori dalle sue opere? “E’ di volta in volta impassibile o emozionata, eroica o sofferente – rileva la storica dell’arte – ma sempre centrale nella sua incessante ricerca artistica non solo e non tanto della bellezza, quanto della gloria del corpo umano creato a somiglianza di Dio. Di fronte al Giudizio Universale da poco inaugurato nella Cappella Sistina, lo scrittore Doni si lasciò andare a un elogio superlativo: quel giorno Cristo stesso copierà la scena dipinta, perché neanche Lui saprebbe far di meglio. Michelangelo progettista per conto di Dio… da Doni a Mark Twain, dal Cinque all’Ottocento, il concetto riappare. E non era un caso che già i contemporanei, con Giorgio Vasari in testa, lo definissero ‘divino’”.
Due volumi usciti di recente sono dedicati a Michelangelo prima scultore e poi architetto. L’art-blogger toscana Antonietta Bandelloni da più di dieci anni si occupa di Michelangelo e lo fa attraverso un sito web in cui l’artista parla in prima persona singolare, protagonista di un costante story-telling che contribuisce a mantenere alta l’attenzione su Michelangelo in maniera precisa, ma divulgativa; inoltre la studiosa ha pubblicato da poco il volume La Pietà vaticana. La Madre delle madri (Lucca 2024, 92 pagine, 13 euro) dedicato proprio al capolavoro che per primo lo rese celebre. “Il libro – afferma Bandelloni – mette assieme narrazione e ricerca, raccontando la genesi di uno dei massimi capolavori scultorei di tutti i tempi: la Pietà della Basilica di San Pietro. Alle soglie del Giubileo del 1500 la scultura fu svelata ai fedeli e così, in occasione del Giubileo 2025 e a 550 anni dalla nascita di Michelangelo Buonarroti, racconto la storia dell’opera che rese celebre il genio rinascimentale. Cercando di intrecciare fedeltà storica e invenzione narrativa, esploro la nascita della Pietà, mettendo in luce il contesto artistico e culturale dell’epoca senza tralasciare il vissuto dell’artista, compresi i fatti che hanno portato Michelangelo da Firenze a Roma e a ottenere la prestigiosa commissione che gli permise, poco più che ventenne, di essere conosciuto in tutta Europa. Mi sono posta l’obiettivo di offrire al lettore una prospettiva emozionante e coinvolgente, anche riportando numerosi aneddoti, alcuni dei quali poco noti, come quello che riguarda il suo primo incontro con i cavatori di Carrara“.
Il secondo volume, curato da Monica Bietti e Claudia Echinger-Maurach, si intitola La Sagrestia di Michelangelo. Nuovi studi e restauro (Firenze 2023, 376 pagine, 80 euro) ed è arricchito da un poderoso apparato iconografico. “L’idea del libro è partita dal restauro di uno dei capolavori assoluti dell’arte mondiale, la Sagrestia Nuova di Michelangelo nel Museo delle Cappelle Medicee a Firenze, effettuato fra il 2013 e il 2020 – dice Bietti -. Un intervento così importante, per l’unicità del luogo e la sua fama, necessitava di approfonditi studi sulle opere e sul luogo, che hanno portato alla pubblicazione del volume in cui si ripercorrono le vicende storiche della Sagrestia, commissionata da papa Leone X Medici a Michelangelo Buonarroti nel 1520, dalle origini fino ai nostri giorni. Dopo i saggi iniziali, il libro si articola in tre sezioni. La prima, suddivisa in due parti, riguarda la storia della Sagrestia Nuova dalla sua edificazione al momento in cui Michelangelo la lascia incompiuta per andare a Roma, nel 1534, senza più tornare a Firenze. La sezione successiva tratta la storia del luogo e delle sculture di Michelangelo dal 1534 in poi, narrando quanto accadde durante il ducato e granducato mediceo, poi nel periodo lorenese e del Regno d’Italia e fino ai giorni nostri. La seconda parte del volume è dedicata al restauro della Sagrestia Nuova che, avvalendosi anche di “microrganismi”, messi a punto dalle scienziate dell’Enea, hanno permesso di risolvere il problema delle macchie sul sarcofago di Lorenzo duca d’Urbino intriso delle sostanze organiche di Alessandro de’ Medici, lì posto nel 1537, senza essere stato eviscerato. Come ogni restauro, anche questo intervento ha permesso uno studio approfondito sulle tecniche usate da Michelangelo per realizzare questo autentico capolavoro. E oggi ne sappiamo molto di più”.
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