Crisi climatica e disuguaglianze, i più ricchi responsabili del 66% del riscaldamento globale
Stile di vita e investimenti finanziari dei più ricchi sono strettamente connessi ai cambiamenti climatici estremi. Lo rivela uno studio austriaco pubblicato il 7 maggio su Nature Climate Change, che per la prima volta valuta la responsabilità storica di chi ha redditi più alti e il legame tra la concentrazione delle ricchezze private e le […] L'articolo Crisi climatica e disuguaglianze, i più ricchi responsabili del 66% del riscaldamento globale proviene da Il Fatto Quotidiano.

Stile di vita e investimenti finanziari dei più ricchi sono strettamente connessi ai cambiamenti climatici estremi. Lo rivela uno studio austriaco pubblicato il 7 maggio su Nature Climate Change, che per la prima volta valuta la responsabilità storica di chi ha redditi più alti e il legame tra la concentrazione delle ricchezze private e le alterazioni del clima.
Che i ricchi inquinino più di tutti non è una novità. “Questa ingiustizia è ampiamente riconosciuta, tuttavia manca una quantificazione di come l’ineguaglianza delle emissioni si traduca in una responsabilità ineguale per i livelli di temperature globali e gli eventi climatici estremi che ne conseguono”, si legge nello studio “High-income groups disproportionately contribute to climate extremes worldwide”, che ha aiutato di fatto a colmare questa lacuna. Gli autori sono infatti riusciti a stabilire un legame diretto tra reddito e cambiamento climatico, con le sue mortali ondate di calore estremo e la crescente siccità. Arrivando alla conclusione che “i gruppi più facoltosi hanno influenzato in modo sproporzionato l’attuale cambiamento climatico”.
A partire dal 1990, il 10% di popolazione che ha redditi più alti ha causato due terzi del riscaldamento climatico, trova lo studio: in altre parole, il 66% delle emissioni legate ai gas serra dipende da loro. Su scala mondiale i più ricchi hanno così contribuito 7 volte di più, rispetto alla media, all’aumento degli eventi estremi di calore mensili in cent’anni e, localmente, 6 volte di più agli episodi di siccità in Amazzonia. L’1% di popolazione che può contare su guadagni annui più alti – almeno 147.000 euro – ha contribuito 26 volte più della media alle ondate di calore estreme e 17 volte più della media a episodi di siccità in Amazzonia.
I maggiori responsabili dei disastri ambientali sono i ricchi cinesi e statunitensi, che da soli causano la metà delle emissioni di gas serra e che hanno portato “a un aumento di due-tre volte dei picchi di calore nelle regioni vulnerabili”, si legge nello studio. A risentirne maggiormente sono proprio le zone tropicali già di per sé fragili, come Amazzonia, Africa Australe e Sudest asiatico che, ironia della sorte, sono anche le aree con le emissioni storiche più basse e i redditi minori.
Se tutti inquinassero come il top 10%, la Terra avrebbe 2,9 gradi in più. Addirittura 12,2° se le emissioni medie fossero quelle del top 0,1%. Invece il 50% degli individui meno abbienti ha causato solo un decimo delle emissioni globali, ma davanti agli eventi climatici estremi paga il prezzo maggiore, e pagherà sempre di più: secondo uno studio di aprile, per esempio, l’incremento delle temperature e della CO2 potrebbe portare a una crescita del contenuto di arsenico inorganico nel riso, alimento base per gran parte del pianeta.
Per arrivare alle loro conclusioni, gli autori dello studio austriaco hanno combinato dati economici e simulazioni climatiche al fine di risalire alle emissioni delle diverse fasce di reddito. Intervistata da Sciences et Avenir, Sarah Schöngart del Politecnico di Zurigo, prima firmataria della ricerca, ha spiegato: “Il punto di partenza del nostro studio è un set di dati che illustra la quantità di emissioni di cui ognuno è responsabile in base al proprio livello di reddito”. Gli scienziati hanno preso in considerazione i budget familiari per capire come sono impiegati i soldi. Successivamente gli studiosi hanno sottratto le emissioni dei più ricchi, riuscendo così a stabilire che senza di esse praticamente la terra si sarebbe scaldata meno di 0,01 °C. Viceversa, negli ultimi trent’anni il riscaldamento medio terrestre è stato di ben 1,3° – addirittura 2,4° in Europa, la regione che si sta riscaldando più rapidamente.
Gli studiosi non si sono però limitati allo stile di vita e ai consumi personali: hanno anche considerato il ruolo delle emissioni legate agli investimenti finanziari. “Quando si investe in un’impresa, se ne possiede una parte. Si è dunque responsabili delle emissioni generate”, dichiara la prof. Schöngart nell’intervista. Dallo studio emerge che l’impatto maggiore sul clima non deriva tanto dai consumi, quanto proprio dagli investimenti.
“Negli ultimi due decenni, gli eventi estremi attribuibili al cambiamento climatico hanno determinato una media annua di 143 miliardi di dollari di danni”, osservano gli studiosi. Per non parlare dei costi in vite umane, già oggi alti ma destinati a crescere entro il 2030 fino a causare 250.000 morti in più all’anno, secondo l’OMS. La questione delle emissioni è dunque prioritaria. L’auspicio degli autori dello studio è che i loro risultati possano contribuire alla sensibilizzazione e dare carburante alla “riflessione su un’imposta globale coordinata sulla ricchezza”. “La pressione collettiva dei cittadini informati è tra gli strumenti più potenti che abbiamo per il clima”, conclude Schöngart.
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