Così le barricate di Castagna rallentano. Orcel deve alzare il prezzo
Una banca che capitalizza 13 miliardi di euro ha poche possibilità di salvarsi davanti all’attacco di una concorrente che ne capitalizza 71. Ma quello che sta facendo Giuseppe Castagna con il suo Banco Bpm è una difesa serrata degli interessi dell’ex popolare milanese di Piazza Meda e soprattutto degli interessi dei suoi azionisti. Tutti gli […] L'articolo Così le barricate di Castagna rallentano. Orcel deve alzare il prezzo proviene da Iusletter.

Una banca che capitalizza 13 miliardi di euro ha poche possibilità di salvarsi davanti all’attacco di una concorrente che ne capitalizza 71. Ma quello che sta facendo Giuseppe Castagna con il suo Banco Bpm è una difesa serrata degli interessi dell’ex popolare milanese di Piazza Meda e soprattutto degli interessi dei suoi azionisti. Tutti gli azionisti. Non solo del Credit Agricole che con il 10% del capitale del Banco, più un ulteriore 5 per cento opzionato e una struttura da grande internazionale gioca un’altra partita ed è potenzialmente più vicino a Unicredit, perché ha più interessi da condividere con il gruppo guidato da Andrea Orcel, ma anche dei più piccoli azionisti, fino al singolo risparmiatore che ha investito in Banco Bpm.Rialzi
L’aver deciso di alzare il prezzo dell’offerta pubblica di acquisto lanciata da Banco Bpm sul gestore del risparmio Anima raggiunge proprio questo obiettivo. Una difesa serrata. Le dimensioni di Banco Bpm e Unicredit rimangono incomparabili. Ma adesso, se Unicredit vuole davvero acquisire la totalità di Banco Bpm deve pagare un prezzo e dovrà essere un prezzo allettante.
Castagna mercoledì scorso ha disegnato la sua banca nel prossimo futuro, tratteggiando 7 miliardi di euro di possibili dividendi da distribuire tra i soci nell’arco del piano industriale che ha appena modificato. Una cifra importante, che vale metà della capitalizzazione di Borsa del Banco.
Difficile peraltro pensare che, nonostante siano cambiate le situazioni rispetto al momento in cui Andrea Orcel ha lanciato l’offerta, era il 25 novembre 2024, questi possa ora tirarsi indietro. Orcel ha già mancato il Monte dei Paschi di Siena nella seconda metà del 2021 e, poche settimane dopo, andò a vuoto anche la prima rincorsa verso il Banco Bpm. Ritirarsi adesso sarebbe difficilmente sostenibile, più pesante anche di rivedere le iniziali dichiarazioni e rilanciare, magari per contanti, sui valori del concambio annunciato, in modo da convincere subito tutti gli azionisti.
Lo storytelling proposto da Unicredit ha fatto il suo tempo e raccolto modeste simpatie: ora è il tempo di passare dalle parole ai fatti, che devono essere diversi da come sono stati inizialmente prospettati. L’aver alzato da 6,2 a 7 euro il valore riconosciuto agli azionisti del gestore del risparmio Anima, su cui Banco Bpm ha lanciato un’opa, ha da un lato già convinto alcuni grandi investitori presenti nel capitale di Anima a consegnare le azioni (Poste e Fsi, per un complessivo 21 per cento delle quote), dall’altro elevato il valore intrinseco dell’operazione: Anima vale di più, conseguentemente il Banco Bpm, se ne acquisirà il controllo, costerà di più.Check il 28 febbraio
Castagna nel suo percorso difensivo insiste sulla concretezza: tra le tante operazioni aperte in questo periodo in Piazza Affari, quella del Banco Bpm su Anima è la più concreta, ci sono denari sul tavolo, non «figurine» come in tutti gli altri casi, che prevedono solo lo scambio di carta contro carta.
Prossima tappa il 28 febbraio, quando il presidente di Banco Bpm, Massimo Tononi, riunirà l’assemblea straordinaria dei soci per far approvare l’acquisizione di Anima ai nuovi valori. Per quell’epoca, probabilmente, Orcel dovrà aver già disegnato la propria nuova strategia di assalto. Forse anche messa in pratica.
Difficile però prevedere le mosse di Unicredit. Orcel è un maestro nelle trattative. E l’andamento sincopato di Unicredit disorienta gli osservatori e anche la controparte, «questa enunciata disciplina io non la capisco», ha detto Castagna riferendosi alle tre mosse quasi contemporanee di Orcel: Commerzbank, Banco Bpm e l’acquisizione del 5,18 per cento delle Generali. La si comprenderà solamente quando tutto sarà finito, un anno o forse più visto che Commerzbank potrebbe andarsi a chiudere anche in cinque trimestri, come annunciato, ovvero a metà del 2026. Una guerra di posizione e logoramento, in questo caso solo parzialmente condizionata dalle elezioni politiche che si terranno in Germania nel prossimo fine settimana.Il peso della carta
La stagione delle offerte di carta, le offerte pubbliche di scambio che vedono agire Unicredit, Mps, Bper e Ifis rispettivamente su Banco Bpm, Mediobanca, Popolare di Sondrio e illimity, sembra incontrare poco favore da parte degli azionisti e avviarsi, forse solo con l’esclusione di Ifis su illimity, verso rialzi concreti, ovvero cash. Sarà il denaro, come sempre, a decidere il successo o meno di una operazione. Lo evidenzia Mediobanca rispetto a Mps: la distanza del valore delle rispettive azioni, la cosiddetta forchetta, si è ampliata la scorsa settimana fino a quasi il 16 per cento e questo imporrebbe a Mps, secondo Mediobanca, un rilancio da almeno 3 miliardi di euro per rendere appetibile lo scambio agli azionisti. Mps ha però molto capitale in eccesso, valore sintetizzato dall’indicatore Cet1 ratio, che è arrivato a superare il 18 per cento, molto oltre i limiti di sicurezza imposti dalla Banca centrale europea e questo, patrimonialmente, è una garanzia importante sulla solidità di chi ha lanciato l’operazione.
Anche in questo caso, al di là delle comunanze sociali, ovvero la contemporanea presenza dei soci Delfin e Caltagirone sia nell’azionariato di Mps che in quello di Mediobanca, proponente e target dell’operazione, rileverà alla fine oltre al concambio proposto il valore cash che necessariamente si dovrà affiancare alla proposta iniziale.
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