Cosa sta facendo l’Ue per rafforzare la sua difesa. Parla Gilli

Esiste davvero una via europea alla difesa? Conversazione con Andrea Gilli, professore all'Università di St Andrews ed esperto della materia. Estratto da Appunti di Stefano Feltri.

Mar 2, 2025 - 07:48
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Cosa sta facendo l’Ue per rafforzare la sua difesa. Parla Gilli

Esiste davvero una via europea alla difesa? Conversazione con Andrea Gilli, professore all’Università di St Andrews ed esperto della materia. Estratto da Appunti di Stefano Feltri

Andrea Gilli è un esperto di strategia e politiche di difesa, insegna all’Università di St Andrews e fa ricerca all’Institute for European Policymaking della Bocconi.

Come risposta alle ultime mosse di Trump tutti i governi europei stanno accelerando sugli impegni per la difesa comune. Ma c’è qualcosa di concreto? Al di là degli auspici, cosa si sta muovendo davvero nelle ultime settimane?

L’Unione europea nel corso degli ultimi tre anni ha cercato di rafforzare la sua difesa con un insieme di iniziative, principalmente di natura finanziaria e legislativa. La nuova commissione di Ursula von der Leyen ha promesso un libro bianco sulla difesa entro i primi 100 giorni dal suo insediamento, quindi dovrebbe arrivare a breve.

Ciò segue per la prima volta un documento pubblicato più o meno un anno fa che era la strategia europea per l’industria della difesa e a questo si sommano le parole del nuovo commissario europeo per le questioni di Difesa, una posizione creata con la nuova commissione, il quale ha detto di voler uno shock consistente, non per i piccoli passi e quindi ha parlato di un budget di 100 miliardi di euro l’anno per l’acquisto di armamenti.

Questi sono i passi che i Paesi europei stanno facendo, sono passi importanti, assolutamente imprevedibili fino a qualche anno fa, sono però anche passi che non tengono in qualche modo il ritmo delle notevoli iniziative che stanno prendendo gli Stati Uniti nel corso degli ultimi giorni e nelle ultime settimane.

L’aumento di contributi alla Nato renderà davvero l’Europa più sicura se gli Stati Uniti a guida Trump sono così aperti alle richieste di Putin? Esiste una via per l’indipendenza nella difesa come evocato dal futuro cancelliere Merz?

Questo è un problema che esiste dalla fondazione stessa della Nato, in quanto una garanzia di sicurezza reciproca implica in qualche maniera una fiducia reciproca che per una serie di ragioni può non sempre esserci. L’uscita della Francia dal comando integrato della Nato nel 1966 alla fine era il risultato proprio di queste dinamiche.

Non ci può essere una soluzione che permetta di dare garanzie fondamentali, indissolubili, per una semplice ragione che gli Stati Uniti vogliono, come qualsiasi paese, garantire un loro margine di manovra. Ciò cosa significa? Che quindi non possiamo più fidarci degli Stati Uniti, di sicuro le parole usate da Trump nel corso degli ultimi giorni sollevano alcuni dubbi sulla disponibilità o volontà degli Stati Uniti ad assistere l’Europa.

Questo vuole dire quindi che c’è una via europea alla difesa, come in parte annunciato da Merz?

Di sicuro è un’aspirazione, ma è più difficile da raggiungere come traguardo perché richiede ingenti risorse finanziarie, bisogna spendere molto di più in difesa, bisogna soprattutto acquisire capacità che prendono tempo e sono anche difficili da sviluppare, cioè un nucleare europeo non è una cosa che si fa in una settimana, non in un mese, non in un anno. In dieci anni forse, ma potrebbe volerci anche più tempo e la sfida è oggi. Fra dieci anni potrebbe essere troppo tardi.