Conte vince la scommessa: "Siamo in centomila per la pace"

"La luna di miele di Meloni è finita. L’alternativa passa da qui". Presente anche una delegazione del Pd. La partecipazione maggiore dal Sud in un corteo di persone di mezza età. Ma non mancano i giovani.

Apr 6, 2025 - 07:23
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Conte vince la scommessa: "Siamo in centomila per la pace"

"Conte chiama, l’Italia risponde", scandiscono dal vivace spezzone di coda targato Lombardia. Che non è propriamente la Regione di punta del Movimento 5 Stelle. Già sfilato lungamente nel centro di Roma intonando i rari slogan quasi sempre in dialetto del Mezzogiorno, di dove viene la gran parte dei partecipanti al corteo di mezza età, ma non privo di partecipazione giovanile, che percorre in monotono silenzio il tratto tra la multietnica piazza Vittorio e un viale dei Fori imperiali a senso transennato per dividere manifestanti e turisti.

Ciò sancisce a maggior ragione che Giuseppe Conte ha vinto la sfida di piazza, che era anzitutto politica. Dimostrando una capacità organizzativa di partito in grado di contendere più che concretamente quella del Pd, triplicando all’incirca la partecipazione di popolo – anche più giovane, ma non troppo – rispetto a quella post-girotondina benpensante all’insegna del suprematismo europeo riunita il 15 marzo scorso in piazza del Popolo: al netto della propaganda, circa 40mila persone contro le oltre 10mila di tre settimane fa. E proponendo perciò la folla dei Fori imperiali, e soprattutto se stesso, come "l’alternativa al governo" di Giorgia Meloni. Ovvero quel ruolo di competitor più competitivo per la premiership che evidentemente il leader dei 5 Stelle non intende minimamente riconoscere alla segretaria dem Elly Schlein senza combattere.

"Unità unità", intona uno dei rari frammenti d’impegno. Ma lei, la segretaria, non c’è. Come non c’era la scorsa settimana a marcare stretta la premier Meloni al congresso di Azione. C’è il solito ambasciatore ufficiale Francesco Boccia, insieme a una delegazione, a sostenere che "dove c’è piazza, c’è il Pd". E ci sono i capi di Avs Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli, che si introducono nel corteo a vista di telecamere. Bandiere e spezzoni, però, zero. È tutto un garrire (la giornata è ventosa) di bianche 5 Stelle, Pace arcobaleno e Palestina, che tiene banco tanto quanto le istante antimilitariste.

Polizia poca, Carabinieri zero. "Palestina libera", "No al riarmo", "Fuori la guerra dalla Storia", "Meloni, Meloni, dimissioni", "Chi non salta Meloni è" e passa pure una maglietta del Che: slogan e striscioni sono all’insegna della moderazione. A parte qualche fischietto, nulla disturba il corteo di mezza età avanzata ringiovanito appena da un po’ di militanza di ventenni e di chi si è portato la prole. Non ci sono i collettivi studenteschi, che venerdì hanno manifestato contro il decreto sicurezza. Non ci sono antagonisti. Sale qualche stridula invocazione di giustizia sociale strozzata nel megafono dietro uno striscione e un coro "tuttiaccasa" all’insegna del qualunquismo.

È l’altra metà più cospicua del centrosinistra che vota ancora insieme a quella che era in piazza del Popolo. Due minoranze. Eppure una più viva dell’altra. "Cancella questa piazza", rispondono dal palco come dalla strada all’insofferenza del leader di Azione Carlo Calenda. "Ci vorrebbe una Bella Ciao", osserva un manifestante che però si sente "stonato". E alla fine il solito, vivace spezzone lombardo entra nel viale dei Fori imperiali intonando "Bella Ciao".