Congedo di paternità triplicato in dieci anni, ora lo richiedono 3 padri su 5

Il tasso di utilizzo del congedo di paternità è triplicato fra il 2013 e il 2022: sono più di 3️ padri su 5️ ad utilizzarlo, con differenze a seconda della zona o del contratto

Mar 17, 2025 - 11:15
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Congedo di paternità triplicato in dieci anni, ora lo richiedono 3 padri su 5

In Italia sempre più papà utilizzano il congedo di paternità, che è più che triplicando tra il 2013 e il 2022. Oggi, oltre tre padri su cinque ne fanno uso, sebbene con notevoli differenze legate al territorio e al tipo di contratto. La percentuale di beneficiari è più alta nelle regioni del Nord, mentre scende tra chi lavora in piccole aziende o ha un reddito più basso. Lo affermano oggi i dati diffusi da Inps e Save the Children, in vista della Festa del Papà.

Numeri in aumento in Italia

Il congedo di paternità è stato introdotto in Italia nel 2012 con l’obiettivo di promuovere la condivisione della cura dei figli e rafforzare il legame tra padri e bambini. Nel tempo, la sua durata è progressivamente aumentata, arrivando agli attuali 10 giorni. Anche il tasso di utilizzo ha registrato una crescita significativa, passando dal 19,2% dei padri aventi diritto nel 2013 al 64,5% nel 2023. Tuttavia, l’accesso al congedo varia in base alla tipologia di contratto: ne usufruisce il 70% dei lavoratori a tempo indeterminato, contro il 40% di quelli a tempo determinato e solo il 20% tra stagionali e altre forme contrattuali a termine.

Anche il reddito incide sull’adesione; ecco la percentuale di padri che richiedono il permesso e il loro Isee:

  • tra 15mila e 28mila euro (66%);
  • Tra 28mila e 50mila euro (83%);
  • Oltre i 50mila euro (80%).

Infine, la dimensione aziendale gioca un ruolo chiave: l’80% dei padri impiegati in aziende con oltre 100 dipendenti lo utilizza, una percentuale doppia rispetto al 40% rilevato tra chi lavora in imprese con meno di 15 dipendenti.

Ma per Inps e Save the Children c’è ancora molto da fare

“Sul congedo di paternità registriamo un trend positivo che evidenzia un cambiamento culturale in atto. Tuttavia, circa il 35% dei padri aventi diritto ancora non ne usufruisce, è una misura su cui faremo ulteriori iniziative di sensibilizzazione”, ha affermato il presidente Inps, Gabriele Fava. Secondo l’Istituto, promuovere il congedo di paternità produce effetti concreti: favorisce un legame precoce tra padre e figlio, con benefici duraturi sulla loro relazione, e contribuisce a una distribuzione più equilibrata delle responsabilità familiari e della conciliazione vita-lavoro delle donne.

Nonostante i segnali positivi, “c’è ancora molto da fare per favorire un’equa condivisione della cura tra madri e padri – ha sottolineato Daniela Fatarella Direttrice Generale di Save the Children -. Eppure, la genitorialità condivisa migliora il benessere di bambini e bambine e tutela il loro diritto fondamentale a una crescita serena in un contesto affettivo ed educativo protetto”. In questo senso, per l’organizzazione è essenziale investire nel rafforzamento di questa misura per tutti i lavoratori, non solo quelli dipendenti.

“Un congedo più lungo, inoltre, contribuirebbe al bilanciamento tra responsabilità genitoriali, promuovendo una visione più paritaria tra uomini e donne e favorendo il consolidarsi di modelli culturali liberi da stereotipi di genere”, conclude Fatarella.

Quanto viene richiesto nelle regioni

Per la precisione, nel Nord in tutte le regioni ci sono tassi di utilizzo pari o superiori al 70%, ad eccezione della Liguria:

  • Veneto (79%);
  • Friuli Venezia Giulia (78%)
  • Emilia-Romagna (76,5%);
  • Lombardia: (76,4%);
  • Trentino-Alto Adige: (75,9%);
  • Piemonte: (74,6%);
  • Valle d’Aosta: (70%);
  • Liguria: (64,3%).

Al Centro, il Lazio registra il dato più basso, mentre Umbria, Marche e Toscana si avvicinano ai livelli del Nord:

  • Umbria (73,7%);
  • Marche (71,6%);
  • Toscana (70,8%);
  • Lazio (63,2%).

Nel Mezzogiorno e nelle Isole, il congedo viene utilizzato da oltre il 50% dei padri solo in alcune regioni:

  • Abruzzo (64,9%);
  • Sardegna (58,1%);
  • Basilicata (56,5%);
  • Molise (54,1%);
  • Puglia (51%);
  • Sicilia (39,4%);
  • Campania (39,1%);
  • Calabria (35,1%):