Competizioni di sport nazionali all’estero: i numeri del nuovo fenomeno
Esportare il proprio prodotto all’estero, sfruttare l’impatto mediatico e aumentare gli introiti: è questo il mantra che lo sport segue da ormai qualche anno. Un trend sempre più in voga, che punta ad accrescere la popolarità delle competizioni nazionali per farle arrivare a un pubblico più ampio. In un Mercato che richiede fondi e investimenti […] L'articolo Competizioni di sport nazionali all’estero: i numeri del nuovo fenomeno proviene da ilBollettino.

Esportare il proprio prodotto all’estero, sfruttare l’impatto mediatico e aumentare gli introiti: è questo il mantra che lo sport segue da ormai qualche anno. Un trend sempre più in voga, che punta ad accrescere la popolarità delle competizioni nazionali per farle arrivare a un pubblico più ampio. In un Mercato che richiede fondi e investimenti continui.
Lo stesso discorso vale anche per i Paesi ospitanti, soprattutto quelli in via di sviluppo, che vedono nell’accogliere organizzazioni di questo tipo un’opportunità per accrescere il turismo nazionale e per far meglio conoscere al resto del Mondo ciò che si ha da offrire.
Un percorso che da tempo ha intrapreso anche il calcio nostrano, con la Supercoppa italiana che anche quest’anno è stata disputata in Arabia Saudita. L’accordo pluriennale ha dato modo alla Lega Serie A di mettere sul piatto un montepremi complessivo di 23 milioni di euro, il 70% del quale è finito direttamente nelle casse dei club partecipanti: 1,6 milioni di euro per ognuna delle semifinaliste, 5 milioni di euro alla squadra perdente in finale e ben 8 milioni al Milan, vincitore del trofeo.
Numeri ancora più importanti se rapportati ad altre competizioni di spicco del calcio europeo. La stessa Atalanta, vincitrice dell’ultima edizione della UEFA Europa League, ha portato a casa un totale di 25 milioni di euro per aver alzato il trofeo. Facendo una proporzione col numero di partite e con l’importanza della competizione, va da sé che prendere parte alle Final Four della Supercoppa Italiana sia una vittoria per tutto lo sport.
Dove guarda la Serie A

Oltre agli introiti dal punto di vista economico, la competizione ha saputo attirare una nuova platea di pubblico. Lo stadio Al-Awaal Park, che ha ospitato la finale, è andato sold-out in qualche giorno, dimostrando un forte interesse anche da parte del tifo arabo. Tutti fattori che hanno convinto l’Amministratore Delegato della Serie A Luigi De Siervo il quale, durante un’intervista rilasciata poco prima della finale tra Milan e Inter, ha affermato che presto anche il campionato italiano potrebbe venire esportato al di fuori dei confini, seguendo il modello di sport già adottato da altre competizioni di spicco, come NFL e NBA. L’obiettivo chiaro è dare nuova linfa al calcio nostrano, rilanciandolo e facendone aumentare l’appeal all’estero.
Il discorso riguardante la scarsa appetibilità della Serie A è nato in primis in seguito alla cessione dei diritti TV al di fuori dei confini. Nel triennio 2021/2024, il campionato del nostro Paese ha guadagnato un totale di 615 milioni di euro su base fissa, con un forte calo rispetto agli 1,02 miliardi del triennio precedente. E il dato si fa ancor più preoccupante se rapportato alle altre leghe europee. La Premier League ha infatti venduto i suoi diritti per la trasmissione televisiva nel resto del Mondo a 6,3 miliardi di euro per tre anni, la Liga spagnola a 4,2 miliardi.
Poter esportare all’estero il proprio prodotto è l’arma in più per far avvicinare il pubblico locale alla Serie A, così da aumentarne l’interesse e far risalire il valore dei diritti TV. Ma a che punto siamo? La FIFA ha dato l’ok definitivo alla disputa di partite di campionati lontani dal territorio nazionale, con Arabia Saudita e Stati Uniti in pole position per accogliere gli eventi. L’Italia guarda in particolare alla prima destinazione, come confermato dal Presidente della Lega Serie A Lorenzo Casini.
L’Arabia Saudita è infatti diventata da tempo un Paese di riferimento per il calcio, e la conferma non arriva solo dalla nostra Supercoppa. Il territorio si prepara ad ospitare Expo 2030, un maxi progetto con cui la monarchia punta ad aumentare le entrate pubbliche non petrolifere da 36 a 223 miliardi di euro. E non solo, perché nel 2032 anche i Mondiali di calcio verranno giocati su suolo saudita. Solamente per gli stadi di sport, sono stati già messi a bilancio 20 miliardi di euro da investire nella costruzione di 11 impianti e nel rinnovamento di ulteriori 4.
Anche la Spagna ci pensa

Un discorso che non vale solo in Italia, ma che si allarga presto anche al resto d’Europa. La Spagna, su tutti, sta lavorando per poter giocare più partite di spicco del campionato al di fuori dei confini nazionali. In questo caso, sono gli Stati Uniti a muoversi per primi, dichiarandosi favorevoli a ospitare le gesta di Real Madrid, Barcellona e altri top club.
Gli States vedono un’opportunità per dare una spinta maggiore alla crescita del soccer, con un campionato locale – la MLS – che già oggi vanta 33 milioni di appassionati. Un dato in aumento, grazie all’ultima edizione della Copa America disputata su suolo americano, al prossimo Mondiale per Club che metterà sul piatto un montepremi di 2 miliardi di euro e ai tanto attesi Mondiali FIFA 2026. Quest’ultimo grande evento, il più importante per risonanza a livello globale, potrebbe generare introiti per 5 miliardi di euro durante il solo mese di disputa del torneo di sport. Cui si aggiungono ulteriori 6 miliardi di ricavi previsti per il periodo 2023/2026. Per un totale di 11 miliardi di euro, da ottenere tramite sponsor, infrastrutture e turismo.
Anche altri fattori concorrono a definire un vero e proprio progetto di sviluppo del calcio a stelle e strisce. Un esempio lampante è l’arrivo di Lionel Messi in MLS, con un contratto che varia tra i 50 e i 60 milioni di euro l’anno e che sta venendo pagato solo in parte dall’Inter Miami. La parte restante è stata infatti spartita tra la stessa Major League Soccer e due megasponsor. Da un lato, Adidas, che ha firmato nel 2023 un’estensione contrattuale di 6 anni a 830 milioni di euro totali. Dall’altro, in via del tutto eccezionale, Apple, che ha siglato un contratto decennale da 2,5 miliardi di euro. Per la sottoscrizione dei diritti TV e promette di versare parte dei ricavi proprio nelle casse dell’argentino.
Il caso americano
L’NBA Paris Game è un appuntamento fisso per il massimo torneo di Basket statunitense. Quest’anno saranno gli Indiana Pacers e i San Antonio Spurs del francese Victor Wembanyama a sfidarsi sui parquet parigini. Per un evento al sapore di un viaggio d’affari. Il debutto dell’NBA in Francia è datato 1991, con la disputa di una gara prestagionale. Si è andati avanti in questo modo fino al 2011. Quando si è arrivati a un accordo per giocare una partita della Regular Season all’anno in Europa.
Il Vecchio Continente rappresenta una solida certezza per il commissioner dell’NBA Adam Silver, soprattutto dal punto di vista economico. Basti pensare che, solamente nell’ultimo anno, le vendite europee del League Pass – l’abbonamento per seguire tutte le partite – sono aumentate del 38%. L’incasso totale è di 500 milioni di dollari all’anno.
In rapida crescita anche il merchandising, soprattutto dopo l’esplosione del cestista Victor Wembanyama. La Francia si posiziona infatti al primo posto per volume di acquisti su e-commerce e al terzo per follower sui social network. Dallo scorso anno, con l’esordio del pupillo francese con la canotta dei San Antonio Spurs, gli ascolti TV sono cresciuti del 26%. Mentre gli abbonamenti a piattaforme streaming del 19%. Un trend che segue quanto già successo in passato con il playmaker franco-americano Tony Parker.
L’Europa dello sport sorride anche per altri giocatori come Nikola Jokic, Giannis Antetokounmpo e Luka Doncić, capaci di avvicinare milioni di appassionati serbi, greci e sloveni all’NBA.
Una nuova strategia

Un modello seguito anche dalla NFL, il campionato di football americano che oggi ha un valore complessivo – comprendente tutte e 32 le squadre partecipanti – di 165 miliardi di dollari. Dal 2007, la National Football League ha siglato un contratto per poter disputare una partita di regular season a Londra, in Inghilterra. Col passare degli anni, gli NFL London Games sono diventati un punto di incontro tra il pubblico europeo e il torneo statunitense. Affermandosi come uno dei più grandi successi della Lega.
Un approccio strategico, che punta sul coinvolgimento dei tifosi di tutte e 32 le squadre. Aumentando il numero di partite fino ad arrivare alle quattro a stagione attuali. Con tutto esaurito e una media di oltre 80.000 spettatori a partita. A livello economico, si stima che ogni singolo incontro comporti benefici economici pari a 6,1 milioni di sterline per la città di Londra. Grazie a turismo, ospitalità e spesa locale.
Il progetto prevede anche la costruzione di un futuro sostenibile per la NFL a Londra, con il lancio della NFL Academy per ragazzi dai 16 ai 18 anni. L’obiettivo? Sviluppare talenti locali e incrementare l’interesse di base per questo sport.
Un’ulteriore conferma del successo degli NFL London Games arriva dai numeri riguardanti gli ascolti televisivi del football americano nell’ultima stagione. Si registra una media di 18,6 milioni di spettatori a giornata, con un aumento del 4% rispetto ai numeri del 2023. Si tratta di un dato da record, il più alto dell’ultimo decennio. Alimentato proprio dalle quattro partite stagionali a Londra.
Al tempo stesso, anche negli Stati Uniti la capitale inglese rappresenta un’importante attrazione per il pubblico dello sport, con milioni di spettatori sintonizzati per seguire gli incontri internazionali. A essere scelte in prevalenza sono impianti di fama mondiale, come lo stadio di Wembley e l’impianto dei Tottenham Hotspur, con attività prima, durante e dopo le partite.
Giro d’Italia e Tour de France

Perfino le competizioni più storiche del ciclismo scelgono di aprire alle tappe estere. Il Tour de France, con oltre 200 TV collegate da tutto il Mondo e 1,8 milioni di spettatori presenti in media lungo il percorso, ha generato nell’ultima edizione un indotto diretto superiore ai 120 milioni di euro. Frutto della risonanza mediatica che la Grande Boucle può vantare. È il terzo evento sportivo più seguito in assoluto, dietro solo alle Olimpiadi e ai Mondiali di calcio.
Nel 2022, è stata la Danimarca ad aprire le danze, ospitando le prime tre tappe del Tour. Il risultato? 102 milioni di euro totali generati da quasi 2 milioni di spettatori, di cui 70 dal turismo interno e 32 da quello estero. E non solo, perché nelle 5 città che hanno fatto da tappa, la spesa turistica è aumentata di 45 milioni di euro rispetto alla media del periodo.
Lo scorso anno è stato il turno dell’Italia. Che ha messo a disposizione i territori della Toscana, dell’Emilia Romagna e del Piemonte per il Tour de France 2024. A fronte di una spesa iniziale di 8 milioni di euro, l’indotto diretto generato è stato di circa 59 milioni di euro. Ma vanno aggiunti altri benefici indiretti, pari a 47 milioni di euro, e ulteriori 13 milioni per le aziende della filiera ciclistica made in Italy. Il tutto unito ai circa 300.000 turisti negli alberghi e quasi 2 milioni di spettatori dal vivo. Firenze si è presa il compito di ospitare la Grand Départ, ossia la tappa di partenza della competizione.
Un evento che ha attirato poco meno di un milione di persone. Per un impatto economico senza precedenti. Si parla di introiti diretti pari a circa 25 milioni di euro. Da suddividere in 9,6 milioni di euro con la ristorazione, 9 milioni con i servizi della ricettività e 5,8 milioni di euro con la rete commerciale. Ora anche il Giro d’Italia 2025 spera di replicare il successo. Dopo aver annunciato ufficialmente che le prime tre tappe della Corsa Rosa avranno luogo in Albania. E più precisamente nelle città di Durazzo, Tirana e Valona. RCS MediaGroup – che gestisce il torneo – prevede che una vetrina di sport di questo tipo porti al territorio balcanico una visibilità unica. Si parla di circa 700 milioni di spettatori totali, provenienti da 200 Paesi diversi.©