Come riarmare l’Europa? Dibattito nel centrodestra
Le posizioni di Lega e Forza Italia sul piano ReArm Europe. La nota di Sacchi

Le posizioni di Lega e Forza Italia sul piano ReArm Europe. La nota di Sacchi
Se Matteo Salvini con i gazebo della Lega in tutt’Italia del fine settimana per la pace fiscale e la pace in Ucraina ribadisce il no al piano di “Riarmo” della Ue, concentrando però i suoi strali su Macron e sul no (che è di tutto il centrodestra) a nostre truppe in Ucraina, Antonio Tajani quel piano proposto da Ursula von der Leyen, invece, lo difende, mettendo però in rilievo il concetto di sicurezza, “anche per le nostre strade”, da sempre forte collante della coalizione di governo. Anche se pure lui, dopo il premier Giorgia Meloni, tiene a precisare che sarebbe meglio chiamare il piano di difesa, di sicurezza, anziché di riarmo.
Il centrodestra, dunque, mantiene le sue diverse identità e sensibilità, ma sembra cercare la quadra tra le posizioni diverse che erano emerse, non paragonabili alla situazione sfilacciata a sinistra. Il vicepremier, titolare del Mit e leader della Lega continua ad attaccare Emmanuel Macron: con lui “saremmo già sull’orlo della guerra”; “Non penso che un Macron qualunque possa fermare la pace” di cui discutono, invece, “Zelensky, Putin e Trump”.
Parlando a Bologna a due passi da piazza Maggiore, in uno dei 1000 gazebo allestiti dalla Lega in altrettante piazze italiane per la doppia pace (fiscale e in Ucraina), Salvini conferma il suo “bersaglio” preferito in Europa. E su Ursula von der Leyen: “Non può alzarsi dalla sera alla mattina e dire ‘facciamo debito pubblico per comprare missili'”. Salvini incalza: “Fino a ieri dicevamo che non si può fare debito per aumentare le pensioni e ora?”.
Rivendica, dunque, dubbi e perplessità, manifestati anche dal “suo” ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, e soprattutto quella necessità di chiarimenti che si dice convinto Meloni porterà dai tavoli a Bruxelles.
Tajani, intanto, ad Ancona raduna il popolo di Forza Italia, per ribadirne le radici europeiste e cristiane in vista del congresso del Ppe. In videocollegamento la presidente (Ppe) Roberta Metsola. E da lì Tajani difende il ReArm Europe. Lo fa cambiando la prospettiva e i termini: non più riarmo, ma sicurezza, appunto. È questa la parola d’ordine scelta e ripetuta (probabilmente non a caso) dal ministro degli Esteri: “Questo non è un piano di riarmo – precisa – è una scelta per garantire la sicurezza” anche nella vita quotidiana e pratica dei cittadini. Sottolinea: “Lo voglio spiegare a coloro che pensano che al governo ci siano due guerrafondai, in modo particolare il presidente del Consiglio e il ministro degli Esteri”, scandisce. A quel punto il segretario di FI si dilunga in esempi concreti di come si potrebbero usare gli 800 miliardi promessi dalla Commissione Ue: “Le nostre forze armate, le operazioni ‘Strade sicure’, la sicurezza nelle nostre stazioni e per garantire alle nostre donne di poter viaggiare e muoversi tranquillamente”.
Parole con le quali concorda Salvini che conferma: “La Lega è disponibile a spendere soldi” per la sicurezza interna. Del resto, Salvini fin dall’inizio aveva fatto una distinzione tra il suo no al piano “Riarmo” e il sì al potenziamento del nostro esercito, le nostre forze dell’ordine.
Tajani, dal canto suo, risponde con un netto no a chi descrive FI orientata a sinistra: “Noi siamo una forza popolare, moderata che non si può alleare con Schlein, Conte, Fratoianni. I nostri valori sono alternativi”. Quanto all’Europa, anche dal ministro degli Esteri sembra venire una seppur indiretta critica al protagonismo di Macron, quando si dice contrario alle “piccole riunioni” e chiede che “l’Europa parli con una voce sola”.