Colombia, per il tribunale “Chiquita ha pagato gruppi paramilitari”: ma il processo è a rischio prescrizione

Con una sentenza di 4.900 pagine, il Tribunal Superior di Medellín ha ritenuto provato che il colosso delle banane Chiquita ha finanziato l’Autodefensas Unidas de Colombia (AUC) tra il 1997 e il 2004. Almeno 1,7 milioni di dollari, scrive la giudice Beatriz Arias, sarebbero stati versati a quest’organizzazione paramilitare colombiana negli anni in cui era […] L'articolo Colombia, per il tribunale “Chiquita ha pagato gruppi paramilitari”: ma il processo è a rischio prescrizione proviene da Il Fatto Quotidiano.

Apr 8, 2025 - 08:31
 0
Colombia, per il tribunale “Chiquita ha pagato gruppi paramilitari”: ma il processo è a rischio prescrizione

Con una sentenza di 4.900 pagine, il Tribunal Superior di Medellín ha ritenuto provato che il colosso delle banane Chiquita ha finanziato l’Autodefensas Unidas de Colombia (AUC) tra il 1997 e il 2004. Almeno 1,7 milioni di dollari, scrive la giudice Beatriz Arias, sarebbero stati versati a quest’organizzazione paramilitare colombiana negli anni in cui era invischiata in un feroce conflitto contro la guerriglia delle Farc tra le piantagioni di banane dell’Urabá antioqueño. Regione colombiana a confine con Panama nella quale Chiquita aveva concentrato buona parte dei suoi interessi economici.

L’affaire Chiquita è uno dei capitoli centrali della monumentale sentenza emessa lo scorso 31 marzo contro Raúl Hasbún alias Pedro Bonito, ex leader del Bloque Bananero delle AUC diventato collaboratore di giustizia nel 2008. Motivo per cui la condanna a oltre 40 anni di carcere per i crimini commessi, è stata ribassata ad appena 8 anni grazie allo sconto di pena previsto nella speciale legislazione valida per gli ex integranti dei gruppi paramilitari.

Oltre ad essere stato un feroce comandante delle AUC, Hasbún è ritenuto dai magistrati come una sorta di trait d’union tra i paramilitari e le principali multinazionali bananere presenti in Urabá: Del Monte, Uniban, Banacol, ma soprattutto la filiale colombiana di Chiquita Brands, i cui massimi dirigenti dell’epoca sono attualmente sotto processo nel Juzgado Sexto Penal di Antioquia proprio per i finanziamenti concessi alle AUC. Un procedimento penale che, a dare ascolto agli avvocati della parte civile, rischia di concludersi prima del tempo a causa della prescrizione. Una tagliola che potrebbe scattare il prossimo 17 settembre, impedendo così a gran parte dei familiari delle vittime di ottenere un risarcimento per i danni subiti. Sino ad ora, infatti, la celebre multinazionale delle banane è stata costretta a risarcire appena nove famiglie, che avevano intentato una causa civile presso il Tribunale di West Palm Beach in Florida.

Nonostante nel corso del giudizio gli ex rappresentanti Chiquita abbiano affermato di essere stati vittima di un’estorsione, la sentenza contro Raúl Hasbún ha fornito una ricostruzione dei fatti ben diversa. Secondo la giudice Arias, Chiquita decise di finanziare le AUC per proteggere le proprie infrastrutture dagli attentati della guerriglia e per reprimere sul nascere le proteste dei suoi braccianti. Ragion per cui i paramilitari iniziarono a pattugliare le piantagioni di banane di Chiquita proprio per proibire gli scioperi e sciogliere qualsiasi associazione sindacale. “In questo modo – si legge nella sentenza – questa compagnia ha potuto aumentare esponenzialmente le proprie esportazioni, guadagnando milioni di dollari e trasformando l’Urabá in una delle principali regioni produttrici di banane al mondo”.

Secondo la giudice Arias, il patto con le AUC sarebbe stato stipulato nel corso di una riunione avvenuta nell’aprile del 1997 nella villa di Medellín di Carlos Castaño, leader indiscusso di questo gruppo paramilitare. Un meeting al quale avrebbe preso parte non solo lo stesso Hasbún, ma anche Charles Keiser, principale esponente di Chiquita in Colombia. A partire da quel momento, continua la magistrata, questa multinazionale americana avrebbe iniziato a pagare tre centesimi di dollaro per ogni cassa di banane esportata dall’Urabá. Denaro che veniva messo a disposizione dei paramilitari tramite regolari contratti stipulati da Chiquita con le Convivir, cooperative di sicurezza privata gestite direttamente dallo stesso Hasbún per conto di Castaño.

“Il denaro destinato a quest’organizzazione criminale – si legge nella sentenza – contribuì alla catastrofe umanitaria dell’Urabá, dove tra il 1997 e il 2003 si verificarono più di tremila omicidi e oltre 62 mila persone vennero sfollate”. Oltre a queste tangenti milionarie, Chiquita avrebbe permesso ai paramilitari anche di utilizzare il proprio porto privato di Zungo per far entrare illegalmente in Colombia una partita di 3.000 AK47 provenienti dalla Bulgaria e cinque milioni di cartucce calibro 7,62.

Il legame d’affari tra Chiquita e le AUC sarebbe proseguito anche dopo l’11 settembre 2001, data in cui questo gruppo paramilitare venne inserito dall’amministrazione di George W. Bush nella lista delle organizzazioni terroristiche. I pagamenti si interruppero nel 2004, quando le AUC iniziarono un graduale processo di smobilitazione e Chiquita decise di cessare le proprie attività in Colombia. Una “misteriosa coincidenza” che la giudice Arias ritiene meritevole di ulteriori approfondimenti in sede giudiziaria.

Una possibilità resa sempre più remota dalla prescrizione che incombe sul processo in corso a Medellín contro gli ex dirigenti di Chiquita. Un colpo di spugna su una delle pagine più cupe della storia recente colombiana criticata in modo sottile anche dalla stessa giudice Arias nelle righe conclusive della sentenza: “Chiquita è stata una delle principali finanziatrici del conflitto armato in Urabá e per questa ragione deve risponderne in giudizio”.

L'articolo Colombia, per il tribunale “Chiquita ha pagato gruppi paramilitari”: ma il processo è a rischio prescrizione proviene da Il Fatto Quotidiano.