Cina: 3 macro-fattori frenano la crescita dei consumi interni | La ricerca di Banca Fucino

Con lo scoppio della guerra commerciale con gli Stati Uniti, la Cina è posta di fronte alla necessità di riorientare la propria economia verso i consumi interni. Le difficoltà insite in questa transizione sono però molte. Secondo una ricerca dell’Ufficio studi di Banca del Fucino, rispetto al 2000 i consumi privati in Cina si sono […] L'articolo Cina: 3 macro-fattori frenano la crescita dei consumi interni | La ricerca di Banca Fucino proviene da Osservatorio Riparte l'Italia.

Mag 7, 2025 - 09:39
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Cina: 3 macro-fattori frenano la crescita dei consumi interni | La ricerca di Banca Fucino

Con lo scoppio della guerra commerciale con gli Stati Uniti, la Cina è posta di fronte alla necessità di riorientare la propria economia verso i consumi interni.

Le difficoltà insite in questa transizione sono però molte.

Secondo una ricerca dell’Ufficio studi di Banca del Fucino, rispetto al 2000 i consumi privati in Cina si sono sestuplicati, con un tasso di crescita medio annuo superiore al 9% tra il 2000 e il 2019.

Eppure, la strada ancora da fare per raggiungere un livello di consumi analogo a quello dei Paesi occidentali (attorno al 50-55% del Pil, a esclusione degli Stati Uniti, che superano il 65%) è ancora molta: il peso dei consumi privati sul Pil cinese rimane modesto (meno del 40%) e il tasso di risparmio particolarmente elevato (sopra il 40%).

Per quali motivi, pur nel contesto di una generale crescita, i consumi interni rimangono inferiori al loro livello potenziale di sviluppo?

La ricerca, dopo aver sottolineato il peso congiunturale della crisi immobiliare scoppiata nel 2022 e ancora non del tutto conclusasi, individua tre macro-fattori principali dietro l’ancora insufficiente sviluppo dei consumi nell’economia cinese.

Fattori socio-culturali e demografici, legati da un lato alle passate politiche di pianificazione familiare – la più famosa è la politica del figlio unico – e dall’altro alla cultura tradizionale cinese, la quale prescrive, per esempio, che i giovani si facciano carico – anche e soprattutto sul piano economico – dell’intera famiglia, non solo dei figli ma anche dei genitori e dei nonni.

Disparità territoriali. La Cina è un Paese di grandi differenze, basti pensare che più del 90% della popolazione vive a est della cosiddetta Linea di Hu Huanyong, linea che divide il territorio cinese in due parti di estensione simile ma con densità di popolazione evidentemente molto diverse.

Inoltre, la straordinaria crescita economica registrata dalla Cina tra il 2000 e il 2023 è stata tanto rapida quanto disomogenea.

Infine, il sistema di welfare pubblico cinese vincola la fruizione di servizi pubblici come pensioni, sanità e istruzione da parte dei cittadini al loro luogo di nascita.

Ma, a causa delle disparità territoriali or ora nominate, in Cina vi è un abbondante numero di migranti interni, persone che si spostano dalle campagne alle città in cerca di migliori opportunità lavorative.

Questi lavoratori, in quanto migranti interni, non hanno accesso al welfare pubblico nelle province in cui lavorano, ragion per cui essi sono costretti a risparmiare fino al 70% del loro reddito in via precauzionale o per la pensione, molto più della media nazionale.

Ciò che emerge dalla ricerca di Banca del Fucino è che ciò che trattiene la Cina dal diventare un colosso internazionale dei consumi è quindi un vasto insieme di problematiche complesse, tutt’altro che di facile risoluzione.

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