Che differenza c'é tra mummificare e imbalsamare?

In Italia ci sono oltre 2 mila mummie, di ogni epoca e classe sociale, ma la mummificazione è un processo naturale, mentre l'imbalsamazione è praticata dall'uomo.

Mar 13, 2025 - 09:11
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Che differenza c'é tra mummificare e imbalsamare?
Si fa presto a dire mummia, ma quali sono i diversi processi di conservazione dei cadaveri (naturali e non) e cosa ci possono raccontare del passato? Ecco una guida per capirci di più.... Mummificazione: un processo naturale. Si tratta di un processo di conservazione dei corpi che si determina solo in certe condizioni climatiche e di terreno. Si distingue dall'imbalsamazione perché è interamente naturale. La mummificazione per azione termica avviene attraverso il caldo che essica il corpo e i tessuti, ma anche il freddo intenso può conservare corpo e tessuti: si mummificò in questo modo anche la celebre mummia del Similaun "Ötzi" (circa 3200 a. C.). Nel caso della mummificazione nelle paludi di torba i corpi si conservano per l'azione concomitante dello sfagno (ovvero il muschio della torba), dell'acidità dell'acqua, del freddo e della mancanza di ossigeno. Accade tipicamente nel Nord Europa, in Gran Bretagna e Irlanda.. Come si ottiene la mummificazione intenzionale. In condizioni climatiche e d'umidità favorevoli può avvenire la mummificazione naturale venga sfruttata "intenzionalmente" dall'uomo. È il caso delle mummie delle catacombe della cripta dei frati cappuccini di Palermo (XVI-XX secolo) sottoposte alla cosiddetta "scolatura" (deflusso) dei liquidi cadaverici nelle cripte.. Imbalsamazione: dagli Egizi ai giorni nostri. In questo caso il corpo si conserva grazie all'intervento umano. Nel VI-IV millennio a. C. il corpo veniva eviscerato (privato degli organi interni) e, a volte, pelle e carne sostituite con argilla. Nel III millennio-I secolo a. C. dopo l'eviscerazione le cavità erano riempite con lino impregnato di resina. Il corpo si conservava nel natron, una miscela di sali di sodio che assorbiva i liquidi organici, e poi, impermeabilizzato con resina liquida, si fasciava in bende di lino. Così facevano gli Egizi. Nel '500 gli imbalsamatori usavano come pratica standard la stessa eviscerazione praticata dagli Egizi. Lo fecero fino all'800 ma, a partire dal XVII secolo, alcuni di loro sperimentarono la conservazione del morto attraverso l'iniezione di sostanze disidratanti e antiputrefazione. Il medico palermitano Giuseppe Tranchina affinò la tecnica al punto che negli anni Trenta dell'Ottocento i cadaveri trovarono un po' di pace: grazie alla sola iniezione di arsenico bianco e cinabro da lui inventata, l'eviscerazione fu abbandonata. Altri intrugli, ottenuti con diverse sostanze chimiche spesso derivate dal mercurio e dell'arsenico, furono usati fino all'inizio del XX secolo. Proprio in questo periodo Alfredo Salafia, imbalsamatore siciliano noto per mummie così belle da sembrare addormentate, fu tra i primi a impiegare la formalina. La pratica dell'imbalsamazione ha continuato a essere usata fino a meno di un secolo fa e oggi viene in parte applicata nella tanatoprassi, una specie di imbalsamazione temporanea che mantiene le spoglie quando devono essere esposte più a lungo. . La formula segreta della pietrificazione. Nel XIX secolo il naturalista ed egittologo veneto Girolamo Segato (1792-1836) inventò la "pietrificazione": il corpo (o sue singole parti) veniva riempito di sali minerali, secondo una formula segreta che lo rendeva duro come pietra..