CCCP – Ultima Chiamata: “Non siamo servi del pubblico!”

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Mar 10, 2025 - 22:55
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CCCP – Ultima Chiamata: “Non siamo servi del pubblico!”

I CCCP – Fedeli alla linea si preparano a salutare definitivamente il loro pubblico con Ultima Chiamata, tour di sette concerti che chiuderà un’epopea musicale unica e irripetibile.

Durante l’ultima conferenza stampa, Giovanni Lindo Ferretti e compagni hanno ribadito la loro indipendenza artistica, senza compromessi: «Non siamo servi del pubblico, c@zzi vostri se non vi piace». Tra dichiarazioni fulminanti, riflessioni sul tempo che passa e una visione disillusa del presente, i CCCP confermano la loro natura provocatoria e la loro fedeltà a un’idea di musica come atto politico e artistico.

«Non doveva accadere e invece è successo». Così i CCCP avevano raccontato la loro inaspettata reunion, un ritorno che ha riportato caos e nostalgia sulla scena musicale. Ora, però, è tempo di chiudere definitivamente il cerchio. La band ha annunciato un ultimo tour di sette date, che partirà il 30 giugno dal Circo Massimo di Roma e si concluderà il 30 luglio al Teatro Antico di Taormina. (Qui il calendario e Qui il link per l’acquisto dei biglietti). Un addio senza ripensamenti, accompagnato dall’uscita, il 28 marzo, della registrazione audio e video del Gran gala punkettone, il live-evento dello scorso ottobre a Reggio Emilia.

Alla conferenza stampa tenutasi all’Arci Bellezza di Milano, Giovanni Lindo Ferretti ha chiarito il senso di questo epilogo: «La vita non dura che un istante. Ero convinto che Felicitazioni fosse l’ultima volta, ma trovarmi accanto a Zamboni è stata una scarica elettrica. Poi ho avuto un infarto e quando Massimo l’ha saputo è finito in ospedale anche lui. Siamo vecchi. Le cose finiscono».

Il tour sarà una sorta di rito di chiusura: «Già questi sette concerti non sono semplici. Non ho detto di no perché la mia volontà è indifferente, ma per finire serve una cerimonia». E con la consueta ironia nera: «A Zamboni ho detto: se muoio sul palco è una figata, ma non fate cose patetiche. Ricordatevi che siete i CCCP». La risposta del chitarrista? «Sono buoni tutti a morire, più difficile è risorgere».

Massimo Zamboni riporta il discorso su un piano più politico: «Nel 1990 i blocchi sembravano superati. Oggi ci ritroviamo ancora con un comunicato da leggere. È impressionante ciò che è successo: il ricrearsi di una moltitudine, l’affetto di tanti ragazzi afflitti dalla mancanza d’aria, e degli adulti che hanno vissuto con le nostre canzoni come colonna sonora». Ma niente illusioni: «Non abbiamo nuove canzoni. Non è una storia da rilanciare nel futuro.».

Anche Fatur, storico artista del popolo, si unisce al saluto con la consueta ironia dadaista: «Ho iniziato facendo vedere il culo, non sono cambiato molto. Grazie ai CCCP ho potuto esprimere la mia arte da stripteaser maschile».

Ferretti, dal canto suo, rimarca il distacco dall’attualità: «Ho smesso di leggere i giornali e i telegiornali. Il mondo va a puttane, ma noi non siamo servi del pubblico. Se qualcuno ha problemi con i CCCP di oggi, cazzi suoi». E sui concerti gratuiti risponde secco: «Non voglio farli. È un lavoro che va pagato. Se ti togli soldi per vedere qualcosa che ti accresce, bene. Altrimenti stai a casa».

La possibilità di una reunion dei C.S.I.? Ferretti accenna un assenso, ma il lungo sospiro di Annarella lo fa tornare sui suoi passi: «Di queste cose non si parla». E la soubrette chiude con lucidità: «Noi ci confrontiamo nella complessità, chiudiamo una storia importante. Prendiamo consapevolezza di questo fenomeno».

Zamboni, infine, regala l’immagine perfetta per descrivere la sensazione di questo addio: «Mi sento come una casalinga che ha messo a posto tutto quello che ha stirato e dice: questa l’abbiamo fatta e non me la tocca nessuno».

L’ultimo tour sarà il loro canto del cigno. Poi, ognuno tornerà per la propria strada. Ma senza rimpianti.










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