Borse: settimana negativa per i dazi e in attesa del “Liberation Day”

I temi che hanno mosso e borse questa settimana e gli eventi chiave da osservare la prossima ottava

Mar 28, 2025 - 20:07
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Borse: settimana negativa per i dazi e in attesa del “Liberation Day”

Borse in calo questa settimana, in uno scenario già visto in questi mesi. I mercati rimangono infatti in balia degli annunci dell’amministrazione statunitense sui dazi, in grado di colpire durante alcuni partner commerciali o interi settori economici. Questa settimana il presidente Donald Trump ha annunciato un aumento tariffario del 25% sulle importazioni di veicoli di fabbricazione estera e di parti di automobili, che inciderà su importazioni per un valore di 286 miliardi di dollari, la cui entrata in vigore è prevista per il 2 aprile. Ciò ha inevitabilmente pesato sul settore in Borsa, intaccando il sentiment più generale degli investiti tori, che hanno anche dovuto fare i conti con dati macroeconomici peggiori delle attese.

La seduta odierna

Nello scenario borsistico europeo è scivolata Francoforte, con un netto svantaggio dello 0,96%, sostanzialmente invariata Londra, che riporta un moderato -0,08%, e in rosso Parigi, che ha evidenziato un deciso ribasso dello 0,93%.

Sessione negativa per Piazza Affari, con il FTSE MIB che ha lasciato sul parterre lo 0,92%; sulla stessa linea, il FTSE Italia All-Share ha perso lo 0,90%, terminando la seduta a 40.987 punti. Sotto la parità il FTSE Italia Mid Cap, in calo dello 0,65%; sulla stessa tendenza, negativo il FTSE Italia Star (-1,1%).

Tra le migliori Blue Chip di Piazza Affari, bilancio decisamente positivo per Ferrari, con un progresso del 2,58%. Buona performance per Snam, che cresce del 2,40%. Sostenuta Inwit, con un discreto guadagno del 2,24%. Buoni spunti su Enel, che mostra un vantaggio del 2,22%. I più forti ribassi, invece, si sono verificati su Iveco, che ha archiviato la seduta a -4,00%. Pessima performance per Stellantis, che ha registrato un ribasso del 3,94%. Male anche STMicroelectronics, -3,71%, e Unipol, -3,54%.

I dati macroeconomici

Per quanto riguarda i dati macroeconomici usciti nel Vecchio Continente, a marzo l’indice di situazione economica dell’Eurozona è tornato a sorpresa a calare, dopo due mesi di recupero, a 95,2 da 96,3. Su base settoriale si è registrato il terzo miglioramento consecutivo dell’industria (-10,6), a fronte di una brusca correzione per i servizi (2,4, minimo da aprile 2021). Nell’industria il progresso è stato trainato soprattutto dalle aspettative (grazie, probabilmente, alle prospettive di espansione fiscale), mentre da produzione e ordinativi sono emersi solo segnali di stabilizzazione non ancora compatibili con una decisa riaccelerazione dell’attività a breve termine. Nei servizi l’indagine è risultata invece coerente con un rallentamento (ma non ancora una contrazione) del settore nel 1° semestre 2025.

Negli Stati Uniti a febbraio il reddito personale ha inaspettatamente accelerato a +0,8% m/m ma i consumi privati sono saliti (meno delle attese) di +0,4% m/m, facendo raggiungere al tasso di risparmio il livello più elevato da giugno (emblematico di un atteggiamento più prudente da parte delle famiglie, la cui morosità è aumentata secondo alcuni indicatori ad alta frequenza). Nello stesso mese il PCE headline ha mostrato variazioni in linea con le attese e col precedente (+0,3% m/m e +2,5% a/a), mentre quello core ha segnato incrementi superiori di un decimo al consenso ed al precedente: +0,4% m/m e +2,8% a/a.

La prossima settimana

Mercoledì 2 aprile, l’amministrazione statunitense annuncerà tariffe reciproche sui suoi partner commerciali. Mentre alcune nuove tariffe (su Cina, Messico, Canada, per acciaio e alluminio) sono già state implementate e altre tariffe sono state annunciate (25% sulle auto dal 2 aprile), Trump ha definito il 2 aprile il “BIG ONE” e il “Liberation Day in America”. Bisognerà osservare anche le reazioni degli altri paesi.

Sul fronte macro, c’è attesa per il rapporto sul mercato del lavoro USA. Finora, il mercato del lavoro statunitense ha retto relativamente bene, in contrasto con il deterioramento dei dati “soft” dei sondaggi su consumatori e aziende. Inoltre, è probabile che i sondaggi ISM di marzo mostrino debolezza, in linea con il recente deterioramento di altri sondaggi su aziende e consumatori, guidati da tariffe e incertezza politica.