Borse America Latina 2025, nel trimestre pre-dazi spiccano Messico e Brasile ma poi è arrivata la mazzata di Trump
In attesa di valutare l'impatto delle tariffe commerciali sui mercati finanziari, l'anno è iniziato bene per i principali listini dell'area. Rallenta un po' la Borsa di Buenos Aires, ma l'Argentina di Milei è in piena ripresa e si sta costruendo un canale privilegiato con gli Usa L'articolo Borse America Latina 2025, nel trimestre pre-dazi spiccano Messico e Brasile ma poi è arrivata la mazzata di Trump proviene da FIRSTonline.


Il primo trimestre 2025 è stato positivo per i principali mercati azionari dell’America Latina, ma le prospettive sono previste in peggioramento dopo il via ufficiale ai dazi di Donald Trump, partiti lo scorso 2 aprile. Prima di quella data, che si rivelerà probabilmente uno spartiacque per tutte le Borse e le economie del mondo, i listini di Brasile, Messico e Argentina, le maggiori economie dell’area, avevano risposto bene alle avvisaglie della guerra commerciale.
Brasile: Bovespa in rally, ma i dazi Usa preoccupano
In particolare nel mese di marzo è andato bene l’indice Bovespa di San Paolo, che ha registrato il miglior mese da agosto 2024, con un rally del 6,08%. In tutto il primo trimestre, la Borsa brasiliana ha segnato un buon +8,29%, segnalandosi come la migliore dell’area in questa fase. Eppure non mancano le preoccupazioni sul fronte commerciale: il Paese governato da Lula è un grande esportatore di agroalimentare ma anche di petrolio e materie prime “critiche”, e i dazi andranno sicuramente a colpire gli scambi con gli Stati Uniti. Tuttavia sembra che il Brasile abbia ormai da anni una corsia preferenziale con l’Oriente, in particolare con la Cina che continuerà ad essere un partner affidabile. Anzi, le tariffe commerciali nordamericane potrebbero innescare un rafforzamento dell’asse tra Sudamerica e Asia, soprattutto per quanto riguarda il mercato delle commodities.
Su questo scenario al momento scommettono molti analisti, che vedono in questa fase un’opportunità per la Cina, in Brasile ma non solo. Tuttavia le mosse di Trump rischiano effettivamente di provocare tensioni geopolitiche che ad effetto domino andrebbero a colpire anche i Paesi latinoamericani. Per esempio, per quanto riguarda il Brasile, c‘è timore per il mercato automobilistico, che vede il Paese lusofono tra i maggiori produttori mondiali e che è reduce da un 2024 entusiasmante. L’automotive brasiliano infatti ha visto aumentare le vendite lo scorso anno del 15% (il miglior incremento dal 2007), più di qualsiasi altro Paese al mondo.
Messico: Borsa in crescita, ma i dazi minacciano l’automotive
Ancora più esposto rispetto alle decisioni di Washington è il vicino Messico, che pure è tra i principali produttori al mondo di automobili, ospitando sul proprio territorio diverse major a stelle e strisce. Nel Paese ispanofono le vendite di auto sono cresciute nel 2024 del 9,4%, un dato molto buono ma che ora viene minacciato dalle ambizioni di reshoring della Casa Bianca. Nel primo trimestre di quest’anno la Borsa di Città del Messico ha guadagnato il 6,72%, trascinata soprattutto dalla dura e efficace risposta che la neo presidente, Claudia Sheinbaum, ha saputo dare all’omologo statunitense. Sheinbaum si sta mostrando in grado non solo di contenere l’arroganza di Trump, ma anche di trasformarla in opportunità. Così, per rispondere alla crisi migratoria, si è fatta carico di contribuire alla lotta contro il narcotraffico, in particolare al mercato del Fentanyl, la droga del momento presa di mira dal tycoon nella sua battaglia contro l’immigrazione clandestina.
La presidente ha così ottenuto che i dazi, inizialmente previsti per febbraio, fossero rinviati ad aprile, e nel frattempo la sua popolarità è aumentata a livelli senza precedenti, raggiungendo l’85% di gradimento da parte dei cittadini. Sheinbaum ha rivendicato la buona salute dell’economia messicana, che nel 2024 ha proseguito il percorso di crescita avviato dal predecessore Andres Manuel Lopez Obrador, il quale aveva anche messo in campo un sistema di protezione sociale per i più deboli, che ora tornerà utile in questa fase più difficile. Sheinbaum, comunque, non si fa intimidire e recentemente ha lanciato un chiaro messaggio alle case automobilistiche, statunitensi ma non solo, che stanno meditando di traslocare negli States: “Perdereste il mercato messicano, al quale sono destinate la maggior parte della auto che fabbricate qui”, ha ricordato al ceo di Nissan, Makoto Uchida.
Argentina: la Borsa di Buenos Aires rallenta, ma Milei guadagna fiducia
Un po’ in controtendenza invece la Borsa di Buenos Aires, che comunque veniva da un lunghissimo rally iniziato a fine 2023 e durato per tutto l’anno scorso. Dopo la fortunata luna di miele con il neo presidente Javier Milei, che aveva portato l’indice S&P Merval a raddoppiare la propria capitalizzazione, nel primo trimestre 2025 il listino ha ceduto il 3%, ma viaggia ancora sui livelli di inizio dicembre 2024. Del resto, il nuovo inquilino della Casa Rosada, eletto a fine 2023, è un beniamino dei mercati: persino il The Economist e il Financial Times lo hanno endorsato, nonostante il suo atteggiamento per così dire poco diplomatico. Intanto però la ricetta della “motosega” sembra funzionare: l’inflazione è tornata su valori da Paese normale (2,4% su base mensile a febbraio), la “pagella” del Fondo Monetario Internazionale è stata così buona da meritarsi un altro prestito da 20 miliardi di dollari, e persino la povertà è diminuita, tornando ai livelli pre-pandemici.
Il tasso è ancora superiore al 30%, un dato impensabile per un Paese che è pur sempre membro del G-20, ma dal punto di vista finanziario il nuovo corso imposto da Milei, al netto di qualche gaffe, sta convincendo gli investitori internazionali. Infine, da non sottovalutare il rapporto privilegiato con l’omologo statunitense Donald Trump, il quale in virtù dell’amicizia politica ha concesso a Buenos Aires un canale preferenziale per gli scambi commerciali, proprio alla vigilia dell’entrata in vigore dei dazi.