Barclays Bank ha $131 milioni in ETF su Bitcoin
Lo ha svelato la banca stessa con un deposito alla SEC.


Ieri, Barclays Bank, con un deposito alla SEC, ha rivelato di possedere partecipazioni in ETF su Bitcoin per 131 milioni di dollari.
Secondo la documentazione presentata all’agenzia americana, la banca che ha sede nel Regno Unito al 31 dicembre deteneva 2.473.064 azioni IBIT, il titolo dell’ETF su Bitcoin di BlackRock.
Barclays e ETF su Bitcoin spot
Sebbene Barclays abbia già preso in passato iniziative legate al settore crypto, per quanto si sapesse non aveva mai investito in criptovalute.
Invece a fine 2024, probabilmente spinta dalla salita del valore di BTC innescatasi con la vittoria elettorale di Donald Trump, ha deciso di esporsi.
Non lo ha fatto acquistando direttamente BTC, ma acquistando sul mercato regolamentato un asset regolamentato come IBIT. Di fatto ha comunque preso posizione su Bitcoin, anche se ha scelto di non detenere direttamente i BTC.
Le altre istituzioni bancarie
Prima di Barclays già altre istituzioni bancarie avevano scelto di prendere posizione su Bitcoin.
Si tratta di una vera e propria tendenza riguardante l’adozione istituzionale di prodotti correlati alle criptovalute, anche se è un trend ancora agli inizi e per ora con volumi decisamente contenuti, trattandosi di grandi istituzioni finanziarie.
Oltre a Barclays ad esempio tra le altre grandi istituzioni bancarie sono note le posizioni su Bitcoin aperte da Goldman Sachs e JP Morgan.
Curioso che siano entrate proprio mentre il prezzo di Bitcoin era diretto verso nuovi massimi storici, e non ad esempio nei mesi precedenti quando il prezzo era ampiamente inferiore ai 70.000$.
Sta di fatto comunque che i grandi investitori hanno deciso lo stesso di cogliere l’opportunità di capitalizzare l’aumento di valore di Bitcoin, anche se hanno scelto di non possedere direttamente i BTC.
Goldman Sachs ha registrato un aumento del 121% dei suoi investimenti in ETF su Bitcoin, portando la sua posizione totale addirittura a 1,57 miliardi di dollari.
Anche JPMorgan recentemente ha segnalato un aumento della sua esposizione a BTC, anche se la sua posizione non arriva nemmeno a un milione.
Quindi l’eccezione è Goldman Sachs, che dichiara di avere posizioni aperte in diversi ETF su Bitcoin, in aumento addirittura del 121% rispetto al terzo trimestre del 2024. Anche in questo caso però il grosso è costituito da azioni IBIT.
Gli ETF e Bitcoin
Come si comprende bene, sono stati proprio gli ETF a consentire a queste istituzioni bancarie di prendere posizione su Bitcoin.
D’altronde nel solo mese di gennaio 2025 gli ETF su Bitcoin statunitensi hanno registrato un afflusso complessivo di 5 miliardi di dollari. Secondo una previsione di Farside Investors, il totale degli afflussi nel 2025 potrebbe anche arrivare a superare i 50 miliardi.
Il protagonista principale di questo mercato è proprio IBIT di BlackRock, con ben 3,2 miliardi di dollari di afflussi netti nel solo mese di gennaio. In seconda posizione c’è FBTC di Fidelity con 1,3 miliardi.
Gli investitori istituzionali e Bitcoin
A dire il vero ormai sono anni che gli investitori istituzionali si interessano a Bitcoin.
Tuttavia fino a gennaio 2024 facevano fatica a trovare metodi a norma di legge per acquistare e detenere BTC. Con gli ETF spot hanno trovato la soluzione definitiva.
Per questo l’interesse degli investitori istituzionali nei confronti Bitcoin è in continua crescita, con un aumento significativo degli investimenti e dell’adozione negli ultimissimi anni.
Anzi, ormai a volte sono gli stessi gestori patrimoniale come BlackRock ad offrire ai loro clienti la possibilità di investire indirettamente in BTC grazie ai loro ETF.
Il fatto è che Bitcoin tende ad essere scorrelato, o relativamente poco correlato, all’andamento dei mercati tradizionali, offrendo in questo modo un’opportunità di diversificazione del portafoglio. Inoltre può consentire di ottenere rendimenti significativi con investimenti contenuti, perlomeno in teoria.
Il problema principale per gli investitori istituzionali è proprio la regolamentazione, più che la volatilità, in particolare per quanto riguarda negli USA l’incertezza normativa. Ciò fa pensare che probabilmente se da un lato siano già molte le istituzioni bancarie che hanno iniziato ad interessarsi a BTC, potrebbero essercene ancora tante che non hanno deciso di esporsi.