Automotive, prove tecniche di una nuova dinamica
La Lombardia da inizio anno ha assunto la guida dell’Automotive Regions Alliance (Ara), l’Alleanza tra le 36 regioni europee impegnate ad agevolare la transizione dell’industria automobilistica e dell’indotto tutelando, allo stesso tempo, aziende, competenze e posti di lavoro L'articolo Automotive, prove tecniche di una nuova dinamica proviene da Economy Magazine.

Se la Commissione Ursula-2 ha mitigato il demenziale patibolo sanzionatorio contro le case automobilistiche che avessero sforato i limiti alle emissioni quest’anno; se si è riaperto il dibattito politico, in Europa e in Italia, sui sussidi all’acquisto di automobili; se si riparla di “neutralità tecnologica” come criterio guida per il disinquinamento nella mobilità… una gran parte del merito va riconosciuta alla Regione Lombardia, dove insistono – nell’indotto auto – circa 30 mila imprese con 100 mila lavoratori.
È stata di Guido Guidesi, assessore alle attività produttive della Regione Lombardia, l’iniziativa di porsi al centro di questo poligono di guai che è diventato, per le visioni allucinate dell’ex vicepresidente della Commissione Europea Frans Timmermans e per il “Green Deal” che ne derivò, l’automotive europeo; e una specie di “miracolo” ha fatto sì che, in un’Europa che perde i pezzi e finge di accordarsi solo sul riarmo, le regioni dell’automotive, non solo tutte quelle italiane ma anche le altre – tedesche, francesi, spagnole – siano riuscire a far blocco.
È stata una specie di “prova generale” della possibile nuova dinamica democratica da collaudare in Europa per risolvere i problemi comuni dando nuova linfa a un’istituzione unitaria estenuata. Per questo oggi Regione Lombardia spinge sulla politica industriale e sulla necessità di rinsaldare le alleanze istituzionali, a livello italiano ed europeo, per difendere il tessuto produttivo, le imprese, i lavoratori e le famiglie. E in quest’ottica va letto il vertice della ‘Cabina Economica del Nord Ovest’ convocato a Brescia dall’assessore Guidesi, per parlare del futuro dell’Automotive con gli omologhi esponenti di Piemonte e Liguria, Andrea Tronzano e Alessio Piana, e i maggiori rappresentanti italiani ed europei delle associazioni specializzate.
La Lombardia da inizio anno ha assunto la guida dell’Automotive Regions Alliance (Ara), l’Alleanza tra le 36 regioni europee impegnate ad agevolare la transizione dell’industria automobilistica e dell’indotto tutelando, allo stesso tempo, aziende, competenze e posti di lavoro. Dal lavoro collettivo è nato il Manifesto, firmato sostanzialmente da tutti i principali stakeholder del settore, fornito già alla precedente Commissione europea per ribadire la necessità della ‘neutralità tecnologica’ nella decarbonizzazione dell’automotive, senza limitarla più al solo elettrico.
La proposta iniziale, di Regione Lombardia, ha dovuto scontrarsi con l’originario “pensiero unico” che imperava nel settore. Oggi il giudizio è enormemente cambiato, la stragrande maggioranza degli addetti ai lavori concorda con la tesi lombarda e soprattutto il mercato ha decretato inequivocabilmente la volontà di essere lasciato libero di scegliere.
L’azione di ‘lobby istituzionale’ promossa dalla Lombardia ha coinvolto regioni italiane ed europee di diverso colore politico per salvaguardare un comparto fondamentale nell’economia del Continente, che solo a livello lombardo vale un fatturato totale di oltre 40 miliardi di euro.
Nelle scorse settimane, con diverse missioni a Bruxelles, Guidesi ha intensificato il dialogo con la Commissione Europea, fino all’epilogo positivo, con la presentazione da parte della Von der Leyen del nuovo Regolamento Europeo per il settore Automotive.
Per Guidesi si tratta di «un’apertura nei confronti di un settore in sofferenza ma che non basta per arginare il declino e mantenere la competitività sullo scenario internazionale”. L’assessore lombardo, al cospetto della platea autorevole radunata a Brescia, ha spiegato come sia necessario cambiare ulteriormente il regolamento europeo per dare concretezza alla ‘neutralità ecologica’. Il concetto del ‘solo elettrico’ resta un assist incredibile ai cinesi. Abbiamo attivato un lavoro di squadra che ha portato a riaprire il dibattito, ma non dobbiamo fermarci. La Commissione Europea ha fatto un passo avanti, ma la battaglia per salvare l’industria europea dell’Automotive deve continuare». La Lombardia, si è evinto chiaramente anche a Brescia, continuerà la sua battaglia per evitare quello che per Guidesi «sarebbe un clamoroso suicidio economico».
È presto per cantare vittoria, infatti. Le autorità di un’Europa sostanzialmente non democratica, dove comanda una tecnostruttura elefantiaca mai eletta da nessuno, che tiene in sua balìa il Parlamento e gli stessi commissari, indotti dalle dinamiche reali a riferirsi ai rispettivi governi e non certo alla presidente… sono interlocutori caotici e inaffidabili: non garantiscono proprio nulla. Per ora si può ragionevolmente sperare che almeno per il 2025 quei 15 miliardi di multe che si profilavano a carico delle case automobilistiche europee non saranno pretesi, e lo si deve essenzialmente alla Commissione Guidesi. Ma il passo avanti compiuto non basta a salvare l’industria dell’Automotive europea, per cui bisogna che il “rinsavimento” prosegua e la politica europea cambi più profondamente.
Nel 2023, la produzione di autoveicoli nell’Unione Europea si è attestata a 12 milioni di unitàà, pari a circa la metàà della capacitàà produttiva teorica del continente. Nel 2024, in Italia sono state immatricolate 1.577.751 automobili, con una lieve ma ulteriore flessione rispetto alle 1.590.388 del 2023. Ad agosto 2024, le immatricolazioni di auto elettriche nell’Unione Europea sono diminuite del 43,9% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, con un calo del 68,8% in Germania. L’occupazione ne ha drammaticamente risentito: nel 2024, il solo settore dei fornitori di componenti automobilistici in Europa ha registrato la perdita di 54.000 posti di lavoro. E intanto la Cina ha registrato la produzione di 16,1 milioni di nuovi veicoli elettrici a batteria, rispetto ai 6,7 milioni dell’Europa, evidenziando una crescente competitività. In questo contesto, i numeri della crisi del settore in Italia sono impressionanti. Nel 2024, la produzione totale di veicoli da parte di Stellantis in Italia è scesa a 475.090 unità, con una diminuzione del 37% rispetto alle 751.384 unità del 2023. La produzione di autovetture ha registrato un calo ancora più marcato, con una diminuzione del 46%, raggiungendo il livello più basso dal 1956.
Nel gennaio 2025, la produzione di autovetture in Italia è stata di circa 10.800 unità, segnando un crollo del 63,4% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. E nel dicembre 2024, l’indice della produzione automotive italiana aveva registrato una flessione del 36,6%, rappresentando il decimo mese consecutivo di calo a doppia cifra.
Secondo l’associazione Anfia, il 55% delle imprese del settore prevede una diminuzione del fatturato, mentre solo il 23% prevede una crescita. Inoltre, sono a rischio circa 25.000 posti di lavoro nel comparto.
E il governo? Ha annunciato una riduzione dei fondi destinati all’industria automobilistica di circa 4,6 miliardi di euro tra il 2025 e il 2030.
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