Archeologia Spaziale: la NASA vuole recuperare il Satellite Voyager 1, in orbita da 67 anni
Un gruppo di scienziati vorrebbe ispezionare e recuperare il più antico satellite terrestre ancora in orbita, il Vanguard-1 lanciatao nel 1958 dalla Marina USA. Un'opera archeologica con anche delle importanti ricadute scientifiche L'articolo Archeologia Spaziale: la NASA vuole recuperare il Satellite Voyager 1, in orbita da 67 anni proviene da Scenari Economici.

Decenni fa, durante l’accesa rivalità nella corsa allo spazio tra l’ex Unione Sovietica e gli Stati Uniti, il mondo intero ha vissuto il momento dello Sputnik, quando il primo satellite artificiale ha orbitato intorno alla Terra.
Il decollo dello Sputnik 1, avvenuto il 4 ottobre 1957, scatenò le preoccupazioni degli Stati Uniti, rese ancora più preoccupanti dall’imbarazzante e umiliante fallimento, avvenuto lo stesso anno, del primo lancio di un satellite americano, quando il razzo Vanguard della Marina statunitense andò in “kaputnik”, con l’esplosione del razzo a seguido della sua caduta. Un flop trasmesso in tutto il mondo:
La salvezza per l’America arrivò grazie al primo satellite artificiale statunitense. Explorer 1 fu portato nello spazio dall’esercito il 31 gennaio 1958. Tuttavia, nonostante gli insuccessi, Vanguard 1 raggiunse l’orbita il 17 marzo 1958 come secondo satellite americano. In un derby che per gli USA è importantissimo l’Esercito aveva battuto la Marina 1 a 0
E indovinate un po’? Mentre Explorer 1 è rientrato nell’atmosfera terrestre nel 1970, il microsatellite Vanguard 1 del Naval Research Laboratory (NRL) è ancora lassù. Ha appena festeggiato i 67 anni di attività sul nostro pianeta.
L’NRL della Marina USA rimane il proprietario dell’oggetto e lo sviluppatore della sua tecnologia. Tra l’altro Vanguard 1 è stato il primo satellite a generare energia utilizzando celle solari, un vero e proprio precursore energetico
Oggi, il satellite si trova in un’orbita ellittica con un perigeo di circa 660 chilometri, che oscilla verso un apogeo di circa 2.375 miglia (3.822 chilometri) dalla Terra, con un’inclinazione di 34,25 gradi.
Possibile recupero?
Un team composto da ingegneri aerospaziali, storici e scrittori ha recentemente proposto delle opzioni “come fare” per vedere da vicino ed eventualmente recuperare Vanguard 1. Un’operazione di vera e propria archeologia spaziale.
Riuscire a trovare il più vecchio satellite in orbita di qualsiasi nazione non sarebbe facile, ma merita di essere studiato ulteriormente, ha osservato il team l’anno scorso in occasione di una conferenza scientifica e tecnologica sponsorizzata dall’American Institute of Aeronautics and Astronautics.
Vanguard 1 è una capsula del tempo dell’era spaziale, ha spiegato il gruppo di studio. La nozione di recupero offerta dal team era propria e non rifletteva necessariamente il punto di vista della loro organizzazione, Booz Allen Hamilton, un’azienda leader nel settore delle tecnologie avanzate che si occupa di una serie di questioni critiche per la difesa, la sicurezza civile e nazionale.
Un satellite silenzioso
Matt Bille, analista di ricerca aerospaziale di Booz Allen a Colorado Springs, Colorado, ha guidato la ricerca sullo scenario di recupero del Vanguard 1. “Non siamo i primi ad aver fatto un’operazione di questo tipo.
“Non siamo i primi ad avere questa idea e speriamo di non essere gli ultimi”, ha dichiarato Bille a Space.com. “Ma dovremo aspettare e vedere se qualche entità con la capacità necessaria deciderà che il valore per loro vale la spesa”.
Come ci si aspetterebbe, il satellite più vecchio non trasmette più, ma la sua posizione è nota.
“Sì, il satellite si è spento nel 1964”, ha detto Bille, ‘quando la produzione delle celle solari è scesa al di sotto della potenza necessaria per far funzionare il trasmettitore’. I dati di tracciamento disponibili pubblicamente mostrano la posizione e l’orbita di Vanguard 1, informazioni che potrebbero essere utilizzate per indirizzare sensori a più alta risoluzione, ha aggiunto.
Questi sensori potrebbero determinare se il satellite è intatto e confermare il suo stato di rotazione o di oscillazione, ha detto Bille.
Veicolo spaziale esposto
Se Vanguard 1 venisse recuperato e riportato sulla Terra, quanto si potrebbe ricavare da un’ispezione ravvicinata?
“La nostra ricerca ha indicato un possibile interesse per le condizioni delle celle solari, delle batterie e dei metalli, oltre al record di micrometeoriti o detriti colpiti in un periodo così lungo”, ha risposto Bille. “Sarebbe un record per il recupero di un veicolo spaziale esposto”.
Bille e i suoi colleghi hanno valutato le opzioni per missioni e carichi utili utilizzando una tecnologia che potrebbe ispezionare in modo sicuro e, se auspicabile, recuperare il satellite per studiarlo e poi esporlo come archeologia astronautica.
Vanguard 1 potrebbe essere collocato in un’orbita più bassa per essere recuperato, ad esempio, o portato alla Stazione Spaziale Internazionale per essere reimballato per un viaggio verso la Terra. Una volta studiato, questo veterano dello spazio e del tempo potrebbe essere esposto allo Smithsonian National Air & Space Museum.
Il satellite Vanguard I, componente del Progetto Vanguard, è una piccola sfera di alluminio progettata per partecipare all’Anno Geofisico Internazionale (IGY), una serie di osservazioni coordinate di vari fenomeni geofisici durante il massimo solare, che va dal luglio 1957 al dicembre 1958. (Immagine: NASA)
Maneggiare con cura
Il team di studio spiega che un’organizzazione principale non ancora identificata potrebbe fungere da VMA (Vanguard Mission Authority). La missione complessiva sarebbe divisa in due fasi: In primo luogo, l’acquisizione di immagini del Vanguard 1 per scoprirne le condizioni prima di decidere di recuperarlo. Una volta dato il via libera, si procederebbe al recupero vero e proprio del satellite.
Ma c’è la grande sfida di avvicinarsi al Vanguard 1, che pesa circa 1,5 kg. Si tratta di un satellite di piccole dimensioni, una sfera di alluminio di 15 centimetri con un’antenna di 91 centimetri. Si tratterebbe di una situazione delicata, da “maneggiare con cura”.
Come suggerito dal gruppo di studio, forse un finanziatore privato con interessi storici o filantropici potrebbe pagare il conto del recupero. Si tenga presente che l’imprenditore Jared Isaacman ha compiuto viaggi spaziali autofinanziati utilizzando una capsula SpaceX, compiendo anche la prima passeggiata spaziale civile. Ha anche proposto una missione per raggiungere il telescopio spaziale Hubble.
Poi c’è il benestante Jeff Bezos di Blue Origin che ha sostenuto il recupero dei motori Saturn V del programma Apollo dall’Atlantico per esporli nei musei.
Opportunità di apprendimento
Riportare a casa il Vanguard 1 è interessante per diversi motivi.
La possibilità di sviluppare e dimostrare servizi di riposizionamento spaziale forniti dall’industria è uno di questi.
Si tratterebbe di un oggetto rimasto esposto per 67 anni alle radiazioni cosmiche, con componenti elettroniche relaitvamente delicate, sensori, etc.
In virtù della necessità di progettare stazioni spaziali stabili e a lunga durata, la conoscenza degli effetti a lungo termine delle radiazioni sui metalli, potremmo dire “In corpore vivi” sarebbe di grande importanza: ad esempio si potrebbe analizzare le caratteristiche dell’alluminio che costituiva la sfera esterna dopo tutti questi anni d’esposizione, comprendendone il decadimento.
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