Archeologi scoprono altare messicano nascosto a Tikal che riscrive la storia dei Maya

Nel cuore della fitta giungla guatemalteca, un ritrovamento eccezionale ha interrotto il silenzio della storia: un piccolo altare in stile Teotihuacan, rimasto nascosto per oltre 1.500 anni, è emerso dalle rovine dell’antica città maya di Tikal, portando con sé domande, suggestioni e nuove risposte su un passato condiviso. Alto poco più di un metro, questo...

Apr 13, 2025 - 12:59
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Archeologi scoprono altare messicano nascosto a Tikal che riscrive la storia dei Maya

Nel cuore della fitta giungla guatemalteca, un ritrovamento eccezionale ha interrotto il silenzio della storia: un piccolo altare in stile Teotihuacan, rimasto nascosto per oltre 1.500 anni, è emerso dalle rovine dell’antica città maya di Tikal, portando con sé domande, suggestioni e nuove risposte su un passato condiviso. Alto poco più di un metro, questo altare è stato dipinto con volti colorati, simboli sacri e dettagli che nulla hanno a che vedere con l’arte locale. A sorpresa, tutto parla il linguaggio della lontana Teotihuacan, l’enigmatica metropoli che, nel V secolo, dominava il cuore del Messico centrale.

Il piccolo altare è stato scoperto all’interno del Gruppo 6D-XV, un antico cortile residenziale riservato alle élite di Tikal. Eppure, nulla in esso è propriamente “maya”. Le quattro facce dipinte, seppur usurate dal tempo, sono chiaramente ispirate allo stile iconico di Teotihuacan: visi frontali, colori vividi come il rosso, il giallo e il nero, copricapi piumati, scudi simbolici. La struttura stessa dell’altare, costruita secondo il modello architettonico talud-tablero, è un marchio di fabbrica della cultura messicana.

Non si tratta di un’imitazione locale, ma di un’opera originale, realizzata da chi conosceva perfettamente le tecniche artistiche e rituali di Teotihuacan. È come se un pezzo di quella lontana città fosse stato trapiantato, con tutti i suoi significati, nel cuore della giungla.

Le analisi al radiocarbonio hanno datato l’altare tra il 400 e il 550 d.C., nel pieno dell’epoca chiamata “Entrada”, in cui un misterioso personaggio noto come Spearthrower Owl (“Gufo Lancialunga”) — forse un emissario, forse un conquistatore — sarebbe arrivato da Teotihuacan per instaurare una nuova dinastia a Tikal. La scoperta sembra confermare che l’influenza teotihuacana andò ben oltre la sfera politica.

Sepolti intorno all’altare

Ma la storia non finisce qui. Attorno all’altare sono stati rinvenuti i resti di quattro bambini, tutti con meno di quattro anni, sepolti su tre dei lati della struttura. Una delle piccole vittime era stata bruciata e posizionata seduta, con le braccia raccolte verso il petto: una postura che richiama in modo inquietante i rituali funerari osservati nelle abitazioni di Teotihuacan.

Secondo Lorena Paiz, l’archeologa che ha guidato gli scavi, l’intero complesso somiglia molto alle residenze rituali teotihuacane, dove le famiglie costruivano altari centrali e vi seppellivano i loro morti, spesso con offerte votive.

E anche a Tikal, le offerte non mancano: vasi scanalati, recipienti dai bordi pizzicati, frammenti di bruciatori d’incenso e una lama in ossidiana verde, materiale proveniente proprio dal centro del Messico. Un dettaglio sorprendente è il foro circolare ricavato sull’altare, probabilmente per ospitare un disco o uno specchio rituale, oggi scomparso. L’intera struttura è stata poi deliberatamente sepolta sotto pietre e macerie, in quello che gli archeologi definiscono un rituale di “terminazione”, un atto simbolico che potrebbe coincidere con il declino di Teotihuacan stessa.

Più di un’influenza

Cosa ci faceva, dunque, un altare in stile Teotihuacan nel mezzo di una residenza maya? Per rispondere dobbiamo abbandonare l’idea moderna di confini rigidi. Teotihuacan, nel IV e V secolo, era una delle città più grandi del pianeta: oltre 100.000 abitanti, piramidi imponenti, viali maestosi, un’influenza culturale che si estendeva fino all’Honduras.

Tikal era uno dei centri più potenti del mondo maya, ma non immune al fascino — e forse alla pressione — di quella potenza straniera. Le scoperte precedenti, come la stela del Marcador, parlavano già della presenza di emissari teotihuacani a Tikal. Ora, questo piccolo altare immerso nella vita quotidiana di un gruppo elitario dimostra che l’influenza andava ben oltre la politica: si radicava nelle case, nei riti, nei simboli sacri.

Gli studiosi ipotizzano due scenari: potrebbe trattarsi di una vera e propria colonia straniera — un avamposto, forse diplomatico o militare. Oppure, più verosimilmente, una scelta consapevole delle élite maya, che adottavano simboli, stili e riti di Teotihuacan per rafforzare il proprio prestigio e autorità. Come una moda politica e spirituale, in cui il potere si esprime anche attraverso la lingua straniera dell’arte.

Quel che è certo è che l’altare del Gruppo 6D-XV è molto più di un reperto archeologico. È una testimonianza viva di una connessione dimenticata, di un incontro tra mondi, visioni, divinità e rituali. Un altare che, nella sua silenziosa potenza, continua a raccontare di bambini sepolti, dei della pioggia, identità ibride e cosmologie condivise.

Scoperta, dettagli e immagini dello studio sono state pubblicate sulla rivista scientifica Antiquity.

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Fonte: Antiquity

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