ARC Raiders Provato: robot, post-apocalisse e razzie infinite

La saga di Terminator ha sempre faticato a rappresentare in modo esplicito la sua idea di futuro. La sua visione del mondo post-apocalittico, pur centrale all’interno della trama, resta confinata a brevi parentesi estemporanee o all’infelice esperimento di Terminator: Salvation. Dal canto loro, i videogiochi ispirati al brand si limitano perlopiù a mettere in scena […] L'articolo ARC Raiders Provato: robot, post-apocalisse e razzie infinite proviene da Vgmag.it.

Apr 29, 2025 - 17:01
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ARC Raiders Provato: robot, post-apocalisse e razzie infinite

La saga di Terminator ha sempre faticato a rappresentare in modo esplicito la sua idea di futuro. La sua visione del mondo post-apocalittico, pur centrale all’interno della trama, resta confinata a brevi parentesi estemporanee o all’infelice esperimento di Terminator: Salvation. Dal canto loro, i videogiochi ispirati al brand si limitano perlopiù a mettere in scena sparatorie tra macchine e resistenza, senza curarsi troppo degli elementi circostanziali. C’è ben poco spazio, insomma, per raccontare la quotidianità di una specie umana ridotta allo stremo, costretta a vivere nel terrore costante di essere annientata da un’IA fuori controllo. Ed è qui che ARC Raiders, sviluppato da Embark Studios, riesce a realizzare ciò che Terminator non ha mai ottenuto, ovvero incanalare con efficacia la miseria esistenziale e la paranoia che ci si aspetterebbe di dover affrontare in un mondo dominato da macchine assassine. Il che, a scanso di equivoci, è un grande pregio.

Un nuovo raider si prepara alla sua nuova vita (di stenti e di avventure).

ARC Raiders: razziatori e disperazione

La superficie della Terra è ormai un ricordo amaro. Le macchine senzienti conosciute come ARC hanno preso il controllo del pianeta, pattugliano le rovine delle città e sorvegliano ciò che resta degli insediamenti umani, guidate apparentemente da un unico obiettivo: sterminare ogni forma di vita. I pochi sopravvissuti sono costretti a un’esistenza nomade, sempre in fuga, ridotti a combattere tra loro per conquistare le scarse risorse ancora reperibili. Eppure, per alcuni fortunati esistono varchi ben nascosti che conducono a un labirinto sotterraneo. Qui, nel ventre della Terra, è nata Speranza: una città segreta, stratificata e viva, che rappresenta l’ultimo barlume di civiltà.

Speranza offre ciò che in superficie è diventato un lusso dimenticato: acqua, elettricità, sicurezza, una parvenza di normalità. Ma niente viene concesso gratuitamente. Se molti si accontentano di una vita umile e relativamente protetta, altri scelgono una strada più audace e rischiosa: diventare Raider. I Raider sono esploratori, contrabbandieri, predatori urbani. Si avventurano regolarmente nelle zone controllate dalle ARC per recuperare materiali, reliquie, tecnologie e qualunque cosa possa avere un valore nel mercato sotterraneo. Il nemico più subdolo, però, non sempre è fatto di metallo. Nella terra di nessuno il tradimento è all’ordine del giorno. I Raider devono guardarsi le spalle non solo dai robot, ma anche dai propri compagni, perché un bottino troppo ricco può trasformare un alleato in un assassino.

arc raiders
L’hub di gioco non è certamente immersivo, ma fa il suo lavoro.

L’apoteosi dell’extraction-shooter 

Qualora non fosse già evidente dalla sinossi, ARC Raiders si presta in maniera naturale al genere degli extraction-shooter. Il contesto narrativo e le sue dinamiche ludiche giustificano in modo credibile e coerente quel loop reiterato che vede giocatori da ogni parte del mondo sfidarsi all’interno di arene virtuali contese da squadre affamate di risorse. Questi teatri di guerra, consumati dal tempo e dalla devastazione, non fanno solo da sfondo, ma assumono un ruolo da protagonisti assoluti grazie a un’estetica sci-fi decadente che conferisce profondità e tridimensionalità all’intera esperienza.

Il sistema di gioco proposto da Embark Studios è d’altronde essenziale, quasi spartano, ma tutt’altro che povero. I comandi sono pochi e intuitivi, studiati per garantire accessibilità immediata a chiunque voglia immergersi nell’esperienza senza dover prima acquisire un grado elevato di destrezza nel gestirne la giocabilità. Sul piano dei controlli, insomma, ARC Raiders non si distanzia troppo da altri esponenti del genere, tuttavia è altrove — nell’atmosfera, nel world building, nella regia ambientale — che trova la sua vera identità.

Il setting si colloca in un futuro post‑apocalittico segnato dalla presenza di macchine aliene, tuttavia questo spaccato non è poi così distante dalla nostra contemporaneità. Si percepisce ancora l’eco del nostro mondo sotto le macerie fumanti di una civiltà collassata da poco. Immaginate Mad Max — quello originale, Interceptor — ma trasposto in scenari meno aridi e più urbanizzati, più concreti e vissuti. Questo escamotage narrativo genera una sensazione di decadimento fatalista, ma anche un’attenzione tecnica al dettaglio che sorprende. Nonostante gli ARC siano creature meccaniche avanzatissime, l’umanità fatica ancora a comprenderne la tecnologia: i pochi superstiti devono affidarsi a fucili e pistole recuperati da depositi dimenticati o, peggio ancora, a rudimentali armi artigianali costruite con i rottami recuperati sul campo. Una scelta di design che non è solo coerente col lore, ma che contribuisce a rendere ogni scontro crudo, sporco e disperatamente umano.

arc raiders
Il gioco prevede chat vocali di gruppo, chat vocali ad area, ma anche la sempreverde ruota dei messaggi prefabbricati.

Un cielo abitato da droni e infinite possibilità

Durante i tech test degli extraction shooter capita spesso di trovarsi in arene deserte, popolate soltanto da giornalisti, content creator e — nei casi migliori — dagli sviluppatori stessi. Una condizione tutt’altro che ideale, che troppo frequentemente si traduce in esperienze spente, svuotate di ritmo e tensione. Fortunatamente, ARC Raiders ha saputo distinguersi sin da subito. Le mappe da noi esplorate si sono rivelate varie e densamente strutturate: appena entrati in partita, si ha immediatamente la sensazione di trovarsi sul filo dell’azione.

Spesso basta poco — una zipline, una botola nascosta o una rampa malconcia — per ritrovarsi catapultati in strutture presidiate da robot ostili o per incrociare altri raider. Ostili o meno che siano Il risultato? I tempi morti sono stati rari, quasi assenti. Mai, nemmeno per un momento, abbiamo avuto l’impressione che il gioco ci stesse facendo deliberatamente perdere tempo con camminate infinite in ambienti vuoti. Al contrario, ARC Raiders ci ha restituito costantemente la sensazione di avere il controllo: eravamo noi a decidere se restare ai margini dell’avventura o se immergerci a capofitto nelle zone più rischiose e attraenti. Questa densità esperienziale nasce da un level design solido, verticale e ben studiato, arricchito da una distribuzione sapiente dei pattugliatori ARC.

Questi ultimi — veri e propri robot assassini — si presentano in una discreta varietà di forme, molte delle quali sono ovvie e prevedibili. Ci sono i classici camminatori pesanti, capaci di far tremare il terreno a ogni passo, imponenti velivoli da guerra e una nutrita schiera di droni armati. Tuttavia, è nelle eccezioni che il gioco mostra il suo potenziale: droidi sferici che si lanciano rotolando contro il bersaglio per poi arrostirlo con un lanciafiamme, o minuscoli robot saltatori — le “pulci” — che balzano in faccia al giocatore con aggressività animalesca. È proprio in queste deviazioni dall’iconografia robotica tradizionale che ARC Raiders rivela una chiara volontà autoriale che custodisce al suo interno infinite possibilità di crescita, chiave di volta per eventuali contenuti che arriveranno con gli aggiornamenti futuri.

Sfere incendiarie e caricatori del fucile poco capienti possono generare momenti di tensione.

Mercati neri e battle pass

Come tutti gli esponenti del genere extraction shooter, anche ARC Raiders fonda la sua struttura ludica su un modello pensato per la fruizione a lungo termine, la quale viene accompagnata da un sistema economico basato su microtransazioni di varia natura. Il tempo trascorso tra una missione e l’altra si consuma dunque all’interno di una serie di menù che danno forma alla vita a Speranza, il fulcro sociale e operativo del gioco. È qui che il giocatore può interagire con diversi mercanti, accettare nuove missioni, potenziare la propria base operativa con banchi di lavoro utili a creare nuovi equipaggiamenti e, non da ultimo, spendere punti abilità per migliorare il proprio raider in termini di resistenza e prestazioni sul campo.

Tutte queste attività risultano essenziali e di facile lettura: gli elementi ruolistici sono ridotti al minimo e lo stesso hub di gioco si presenta come poco più di una schermata interattiva funzionale. Tra le aree più importanti troviamo i Mercati Neri, spazi dedicati alla compravendita di oggetti digitali, spesso puramente cosmetici, ottenibili tramite il consueto modello a battle pass. Quest’ultimo si acquista utilizzando i Raider Tokens, una valuta che si può guadagnare giocando, mentre i Creds — altra valuta in-game — si ottengono completando sfide giornaliere a rotazione ogni 24 ore.

Al momento, il publisher non si è pronunciato in maniera esplicita sul livello di monetizzazione previsto, ma la pagina Steam del gioco non lascia spazio a dubbi, riportando chiaramente la presenza di acquisti in-app. Tuttavia, l’impatto delle microtransazioni potrebbe rivelarsi meno invasivo rispetto ad altri titoli affini: ARC Raiders era stato inizialmente concepito come free-to-play, ma è stato successivamente riconvertito in titolo “premium”, con un prezzo di listino fissato sui 40 dollari. Secondo Embark Studios, questa scelta è stata fatta per “offrire un’esperienza action-survival più mirata, bilanciata e coinvolgente”, una posizione che solitamente indica un allontanamento dalle soluzioni di monetizzazione predatorie.


Già in versione beta, ARC Raiders si rivela un titolo sorprendentemente coinvolgente. L’estetica accattivante e un level design ben calibrato lo rendono affascinante sin da subito, mentre le mappe, ricche di dettagli e densità visiva, offrono senza esitazione un’esperienza dinamica e appagante. I nemici robotici, con la loro varietà e versatilità, rappresentano un vero pozzo di possibilità future, permettendo a espansioni e aggiornamenti di esplorare direzioni completamente inedite. Le ore da noi spese nel test sono in ogni caso volate via in un attimo. Ora resta solo da vedere se la versione definitiva sarà capace di mantenere lo stesso ritmo serrato, arricchendosi di contenuti in grado di alimentare e sostenere l’entusiasmo iniziale.


 

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