Alberto Hazan, l’uomo che ha inventato Radio 105: «Marco Mazzoli con lo Zoo prendeva 30 mila euro al mese»
La nascita della radio nazionale privata italiana. La concorrenza alla Rai e la vendita a Mediaset L'articolo Alberto Hazan, l’uomo che ha inventato Radio 105: «Marco Mazzoli con lo Zoo prendeva 30 mila euro al mese» proviene da Open.

Alberto Hazan ha inventato Finelco, primo gruppo radiofonico privato per utenti (10 milioni). Nel carnet ci sono Radio 105, Radio Monte Carlo e 105 Classics (e poi anche a Virgin) con 350 tra dipendenti e collaboratori. A Renato Franco sul Corriere della Sera racconta che tutto è partito da un monolocale in via Tito Vignoli a Milano. O meglio, qualche anno prima. Quando il padre gli regala la prima radio. «Siamo diventati inseparabili, la tenevo con me giorno e notte. Per colpa della radio mi hanno bocciato tre volte: la accendevo, iniziavo a sognare, dimenticavo lo studio e passavano le ore».
L’inventore di Radio 105
Hazan spiega che negli anni Settanta ha fondato Audiola, «società specializzata in hi-fi che vendeva apparecchi radio, stereo, autoradio. Intercettai per caso Radio Milano International che mi colpì per la musica che trasmetteva, così cominciai a fare pubblicità da loro, con 90 mila lire al mese avevo 20-30 spot di pubblicità al giorno: Audiola velocemente diventò famosa quasi quanto Pioneer». A quel punto suo fratello Edoardo gli chiede «400 mila lire per fondare una radio. Anziché dargliele a fondo perso, entrai nella società con 11 soci. Era il 16 febbraio 1976 e nacque Radio Studio 105. Eravamo in affitto in una casa popolare da dove ci hanno cacciato perché i muri erano sottili così, come carta da zucchero: i condomini non ne potevano più di sentire musica giorno e notte e poi quando tiravi l’acqua del bagno si sentiva nei microfoni».
Via Lorenteggio
Poi lo scantinato in via Lorenteggio. E Galleria del Corso, «mentre i soci nel frattempo si erano sfilati, gli speaker spariti a giugno perché andavano in vacanza. Mi sono ritrovato solo con mio fratello e la mia fidanzata di allora Loredana (Rancati, ndr ), e abbiamo cominciato a cercare quelli più bravi. Piano piano abbiamo messo su un’equipe di ragazzi, tutti allegri e simpatici. Avevamo Max Venegoni, Alex Peroni, Gianni Riso, Piero Cozzi/P3, Loredana stessa e c’era anche Claudio Cecchetto». Il successo è arrivato perché «mentre allora tutte le radio avevano adottato uno stile impegnato o “all’americana”, noi ci orientammo a uno stile solare, allegro e amichevole, vicino alla gente: tutti ci consideravano degli amici».
La liberalizzazione
Hazan ricorda che all’epoca era tutto illegale: «Di notte, di nascosto, facevamo le prove sulle montagne per creare i ponti radio che permettessero la diffusione della trasmissione. Così iniziarono a fioccare le denunce e i sabotaggi da parte delle radio locali concorrenti che volevano dissuaderci a entrare nel loro territorio: era il Far West delle frequenze». Poi sono arrivati i carabinieri: «Sono saliti sul tetto, hanno sigillato le antenne e ci hanno sequestrato tutto. Era il 1988». Una vittoria in Cassazione gli diede ragione, facendo anche un favore a Silvio Berlusconi: «Lui aveva già preparato la sua rete nazionale in diretta, infatti non appena abbiamo vinto lo stesso giorno andò in onda in tutta Italia. Mentre io ho dovuto aspettare una settimana perché ci togliessero i sigilli».
La concorrenza alla Rai
E nasce il polo che fa concorrenza alla Rai: «Nell’88 avevamo tre reti nazionali (105, Monte Carlo e 105 Classic) con una dorsale che andava in tutta l’Italia. Tre radio come solo la Rai e 50 miliardi di lire di fatturato, nessuno faceva quei soldi lì». Tutto da autodidatti. «Non eravamo del campo, non sapevamo niente di questo mestiere. Nessuno sapeva come si faceva il deejay o la regia di una trasmissione, come si confezionavano un notiziario o un jingle, come si vende la pubblicità e figurarsi come collegare una radio in tutta Italia: per farlo abbiamo utilizzato antennisti che prima si occupavano di antenne tv nei condomini o di cercapersone e citofoni. Ma niente è arrivato per caso: studiavamo tutto e imparavamo in fretta».
Claudio Cecchetto e Marco Mazzoli
Claudio Cecchetto lo ha lasciato: «Era bravo. Piaceva al pubblico, ma un po’ meno ai colleghi. Era anche simpatico, ma un po’ permaloso, uno che non ascolta nessuno. Ma in questo campo devi avere persone così, con i ragionieri non fai spettacolo». Ed è arrivato Marco Mazzoli e lo Zoo di 105, ripreso e licenziato 11 volte: Ma no, tutte balle. È un simpatico paraculo che cerca sempre di fregarti e diceva parolacce schifose in trasmissione. Un giorno gli ho detto: “ Benissimo, per ogni parolaccia ti tolgo 500 euro ”. Lui guadagnava 30 mila euro al mese e gli mandai una fattura falsa di 14 mila euro. Gli prese un colpo, è anche un po’ taccagno… Però quando vedevo che il fatturato era basso tornavo da lui e gli dicevo: “Di’ un po’ di parolacce per favore ”».
La vendita a Mediaset
Nel 2018, con un fatturato di 93 milioni di euro, ha venduto tutto a Mediaset. Ma è ancora affezionato alle sue creature: «Certo quel mondo non c’è più: oggi tutte le radio hanno raggiunto la pace dei sensi, non c’è più concorrenza, nessuna schermaglia, c’è molta omologazione. Rmc era chic, Virgin trasgressiva ma elegante, 105 casinista. Oggi sono ottime radio ma poco vitali». Anche se gli è rimasto qualcosa: «Abbiamo i diritti mondiali per il marchio di Radio Monte Carlo e con MC2 un bouquet di 18 radio digitali: non mettiamo la musica che fanno tutti, ma solo musica selezionata, scelta. Abbiamo 12 milioni di accessi e 5 milioni di ascoltatori al mese che per radio “di nicchia” è tantissimo».
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