Vive per 17 anni con il gemello parassita di 15 chili in pancia: “Sembrava tenesse in braccio un fratellino, persino i medici erano sconcertati”
L’8 febbraio i medici dell’ospedale AIIMS di New Delhi hanno rimosso dall’addome di un diciassettenne il corpo parzialmente sviluppato del gemello parassita, con cui aveva faticosamente (e pericolosamente) convissuto fino ad allora. Un’operazione rischiosissima raccontata dall’Hindustan Times il 26 febbraio L'articolo Vive per 17 anni con il gemello parassita di 15 chili in pancia: “Sembrava tenesse in braccio un fratellino, persino i medici erano sconcertati” proviene da Il Fatto Quotidiano.

Ci sono volute 2,5 ore e un’intera équipe di medici, tra radiologi, anestesisti e chirurghi plastici, per rimuovere dall’addome del diciassettenne Mohit (indicato solo con il nome di battesimo) le gambe formate, le natiche e un abbozzo di genitali maschili del gemello parassita. Un intervento estremamente complesso, definito dai medici miracoloso e condotto solo in base all’esperienza e all’intuito, perché di eventi simili la letteratura scientifica ne riporta pochissimi: meno di un caso su 100.000 nascite. Ed è pure un miracolo che l’adolescente sia arrivato fino a 17 anni in quelle condizioni, con le gambe del gemello parassita che fuoriuscivano dal torace.
Le gambe attaccate allo sterno
Considerando che il gemello parassita pesava una quindicina di chili, si fa fatica a immaginare come il ragazzo riuscisse a convivere quotidianamente con questo peso, a camminare e a svolgere i compiti quotidiani. A scuola aveva smesso di andarci perché oggetto di scherno, e tutta la famiglia conosceva l’isolamento sociale nel villaggio. I genitori si erano rivolti a dei medici locali, ma questi ritenevano impossibile l’operazione, pensando erroneamente che il cuore fosse in comune e che quindi la rimozione del parassita sarebbe risultata fatale. Arrivato all’AIIMS a gennaio, Mohit lasciò di stucco i medici. “Quando il paziente diciassettenne arrivò per la prima volta all’ospedale, la parte anteriore del suo corpo era coperta con un pezzo grande di stoffa. Sembrava che tenesse in braccio un fratellino, ma quando il ragazzo tolse il panno, perfino i medici erano sconcertati, perché nessuno aveva mai visto un caso simile in ospedale”, ha dichiarato il dott. Asuri Krishna, chirurgo capo all’ All India Institute of Medical Sciences (AIIMS), nell’intervista rilasciata all’Hindustan Times. L’angiografia TC rivelò che non c’erano organi condivisi, ma il gemello parassita era nutrito da un ramo dell’arteria toracica, che oltre a mantenerlo in vita lo faceva crescere. “Quasi il 30% del flusso sanguigno era diretto al corpo del parassita, perciò rimuoverlo all’improvviso era una sfida”, ha detto il dott. Krishna. Come se la situazione non fosse già abbastanza eccezionale, in più gli arti del gemello parassita erano sensibili, arrivando a percepire il dolore e il cambiamento di temperatura.
La complessa operazione
Durato oltre due ore, l’intervento venne suddiviso in 2 fasi. Nella prima vennero tolti gli arti, poi si procedette alla rimozione di una grossa massa cistica dall’addome. Fu necessario separare una rete di vasi sanguigni, nervi e tessuti condivisi, facendo attenzione a non danneggiare gli organi e i tessuti di Mohit. Durante l’operazione, il ragazzo subì un pericoloso crollo della pressione, dovuto al fatto che una buona percentuale del suo sangue finiva nel gemello parassita appena asportato; tuttavia i medici, che se lo aspettavano, poterono stabilizzarlo rapidamente. “Venne rimossa dal corpo del paziente una massa di circa 15-16 kg”, ha spiegato all’Hindustan Times il dott. VK Bansal dell’AIIMS, aggiungendo che “Se il paziente non fosse stato curato nel giro di pochi anni, questa condizione gli avrebbe messo a rischio la vita”. Nel punto interessato dall’operazione restava però una fastidiosa dilatazione dell’addome, che i medici intendono ridurre farmacologicamente. “Il fatto che il gemello parassita gli fosse rimasto attaccato al corpo per così tanto tempo ha portato a una dilatazione dell’area addominale. Così, anche dopo l’intervento il ragazzo percepiva ancora il gemello parassita come attaccato al corpo”, ha spiegato Krishna.
Rimessosi rapidamente, il ragazzo poté rientrare a casa dopo 4 giorni. Un controllo a 10 giorni dall’intervento non ha segnalato criticità, e fra 6 mesi è prevista un’altra visita. Ma intanto, una nuova vita comincia. “Non potevo andare da nessuna parte né fare attività fisica”, ha dichiarato il giovane in un’intervista rilasciata all’Indian Express. “Spero di studiare e di trovare un lavoro. Mi si è aperto un nuovo mondo”, ha concluso entusiasta.
L’uomo con tre gambe
Casi come il suo sono incredibilmente rari, e non tutti gli interessati hanno potuto essere operati; ma a volte, in qualche modo, sono riusciti a fare di necessità virtù. Un caso emblematico in questo senso è quello di Frank Lentini detto “maravigghiusu”, nato in Sicilia nel 1889 con 3 gambe, 4 piedi, 16 dita e 2 genitali. A differenza del giovane indiano, però lui se non altro le gambe le aveva più o meno nel posto giusto. Trasferitosi negli USA, divenne una (ricca) celebrità, capace di accettare la propria diversità e di scherzarci sopra: “Mia madre non ha dato alla luce due figli. Più di uno, ma non due”, diceva. Racconta la sua storia il libro Storia incredibile dell’uomo con tre gambe (Minimum Fax 2024), di Alberto Giuffrè.
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