Un’ora in caserma. Lo sguardo teso e la paura. Il test del Dna per Sempio

Il profilo sarà confrontato con le tracce trovate sotto le unghie della vittima. Il legale del giovane: "Non vorrei che fosse vittima di una macchinazione".

Mar 14, 2025 - 07:21
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Un’ora in caserma. Lo sguardo teso e la paura. Il test del Dna per Sempio

GARLASCO (Pavia)
Parlano gli avvocati, prosegue il silenzio della Procura. Ieri è stato il giorno dell‘annunciata comparizione dell‘indagato Andrea Sempio alla caserma dei carabinieri Montebello, in via Vincenzo Monti, a Milano, Sezione investigazioni scientifiche. Accusato dell’omicidio "in concorso" di Chiara Poggi nella villetta in via Pascoli a Garlasco il 13 agosto 2007, delitto per il quale è stato condannato in via definitiva Alberto Stasi, ormai vicino alla fine della pena a 16 anni nel carcere di Bollate, il 37enne amico del fratello della vittima ieri verso le 9.30 è arrivato in taxi con l’avvocato Massimo Lovati. Baffi, barba lunga, pallido, l’indagato ha solo risposto "no" alla domanda se fosse preoccupato. È Entrato per sottoporsi al prelievo coattivo del DNA. Ne è uscito circa un’ora dopo, accompagnato sempre da Lovati e anche dall’altra legale del pool difensivo, Angela Taccia, che ha risposto alle domande dei cronisti stretti attorno al portone. "Siamo sereni, non abbiamo nulla da temere e collaboreremo". Ora la comparazione con le tracce trovate sulle e sotto le unghie della vittima sarà effettuata da una consulenza disposta dalla Procura come accertamento ripetibile. Per i risultati potrebbe volerci un mese.

Ma l’analisi genetica è solo uno dei molti tasselli della nuova indagine, insieme ad altri accertamenti da compiere, proprio sui punti segnalati come incongruenti in un’informativa dei carabinieri di Milano inoltrata alla Procura di Pavia nel 2020, a margine di un’inchiesta per una denuncia di pedinamenti subiti dalla legale di Stasi. La delega per lavorarci, non a caso, va ai carabinieri del Nucleo investigativo di Milano. Si opera con complessità sugli atti accumulati nelle diverse fasi di processi e verifiche, con l’ipotesi che ci possano essere più responsabili. In particolare, i dubbi dei carabinieri erano emersi sulle impronte digitali trovate sul dispenser dal sapone nel bagno e sulla presenza di 4 capelli nello scarico del lavandino, in contraddizione con l’ipotesi che il colpevole Stasi avesse lavato le tracce di sangue. Dubbi anche sulle telefonate dal cellulare di Sempio a casa Poggi, quando l’amico Marco era già in vacanza e sullo scontrino del parcheggio conservato per dimostrare il suo ‘alibi’. E l’impronta insaguinata che la consulenza della difesa di Stasi ritiene compatibile con il numero di scarpe di Sempio, oltre al DNA dei reperti trovati sotto le unghie di Chiara.

"Ma quali reperti? Non ci sono i reperti", dice l’avvocato Lovati: "L’indagine del 2017 è stata una macchinazione della difesa, non vorrei che lo sia ancora dopo otto anni". Rincarando poi: "Una macchinazione organizzata dagli investigatori dello studio degli avvocati di Stasi, che clandestinamente hanno preso il DNA di Andrea". Parole alle quali ha risposto lo studio Giarda, che assisteva Stasi nel 2017 quando Sempio venne indagato la prima volta, annunciando querela: "L’avvocato Lovati evidentemente dimentica – spiegano dallo studio Giarda – che la denuncia presentata nel 2017 da Sempio nei nostri confronti e contro gli investigatori incaricati è stata archiviata nel 2020 dal Gip di Milano". Il segno di una tensione che non si placa.