Trieste, negato (ancora) il suicidio assistito a Martina Oppelli: «Non dipende da trattamenti di sostegno vitale». Chi è e di cosa soffre

L'architetta affetta da sclerosi multipla si vede respinta la richiesta per la terza volta dal tribunale. L'ira dell'Associazone Coscioni: «La Corte Costituzionale ha parlato chiaro» L'articolo Trieste, negato (ancora) il suicidio assistito a Martina Oppelli: «Non dipende da trattamenti di sostegno vitale». Chi è e di cosa soffre proviene da Open.

Mar 28, 2025 - 14:17
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Trieste, negato (ancora) il suicidio assistito a Martina Oppelli: «Non dipende da trattamenti di sostegno vitale». Chi è e di cosa soffre

martina oppelli

Il Tribunale di Trieste ha rigettato ieri la nuova richiesta di Martina Oppelli, l’architetta 50enne affetta da oltre 20 da sclerosi multipla, di poter accedere al suicidio assistito. La professionista triestina aveva chiesto al tribunale di ordinare all’azienda sanitaria Asugi di applicare la sentenza costituzionale che ha riconosciuto, in determinati casi, il diritto di accedere alla morte assistita. Ma il Tribunale, anche sulla base del parere dei medici, ha risposto picche. Secondo i medici e il Tribunale, fa sapere infatti nel dare notizia l’Associazione Luca Coscioni, «Martina non dipende da trattamenti di sostegno vitale, quindi non ha diritto ad accedere al suicidio assistito in Italia». L’Associazione che segue da anni Oppelli nella sua battaglia ricorda che con la sentenza 135 di luglio 2024 la Corte costituzionale ha stabilito che il concetto di trattamento di sostegno vitale cui un paziente è costretto a fare totale affidamento «deve comprendere anche l’assistenza di caregivers e non essere limitato a supporti meccanici o farmacologici». Ciò però non è bastato. «Nonostante le chiare evidenze del peggioramento della sua salute, l’azienda sanitaria ha prodotto una relazione che, pur prendendo atto del peggioramento e pur riconoscendo la necessità di trattamenti vitali come l’uso della macchina della tosse, l’assistenza per le funzioni biologiche quotidiane e l’assunzione di una corposa terapia farmacologica, ha concluso che questi non costituiscono un trattamento di sostegno vitale e che dunque Martina non ha diritto di accedere alla morte volontaria». Una interpretazione «non conforme al dettato costituzionale», protesta l’Associazione di cui è tesoriere Marco Cappato.

L’ira di Martina Oppelli

«Come faccio io, totalmente immobile, a bere, a mangiare, ad assumere farmaci nelle 24 ore, poiché necessito di antiepilettici anche la notte? Chi mi schiaccia la pancia fino a frullarla per riuscire ad espletare i bisogni fisiologici? Chi mi lava? Chi mi cambia i presidi per l’incontinenza? Chi si spezza la schiena per riuscire a piegarmi anche solo una gamba o per mettermi a letto o a sistemarmi sulla carrozzina? Chi mi accende il computer per poter accendere i comandi vocali indispensabili per lavorare? Evidentemente io sono qui “a pettinare le bambole”, citando Bersani». È la reazione della stessa Martina Oppelli alla decisione del Tribunale di Trieste, diffusa dall’Associazione stessa. Dopo il secondo rifiuto opposto dall’Asugi ad agosto scorso a consentirle l’accesso al suicidio assistito, l’architetta tetraplegica aveva Oppelli aveva presentato in procura a Trieste un esposto per tortura e per rifiuto d’atti d’ufficio contro l’azienda sanitaria. «Così condannano Martina a proseguire in una sofferenza senza fine», aveva detto allora Filomena Gallo, segretaria nazionale dell’Associazione Coscioni.

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