Tra Sting, università e nuove “Strade”: un’intervista per ripercorrere il viaggio umano e musicale di Giordana Angi

Nel corso della sua carriera Giordana Angi ha dimostrato di essere molto più di una cantautrice: è una penna autentica, una voce che sa farsi fragile e potente allo stesso tempo. Dopo un percorso intenso fatto di successi, sfide, collaborazioni internazionali e momenti di riflessione personale, torna con il nuovo singolo Strade, un brano che […] L'articolo Tra Sting, università e nuove “Strade”: un’intervista per ripercorrere il viaggio umano e musicale di Giordana Angi proviene da All Music Italia.

Apr 18, 2025 - 09:32
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Tra Sting, università e nuove “Strade”: un’intervista per ripercorrere il viaggio umano e musicale di Giordana Angi

Nel corso della sua carriera Giordana Angi ha dimostrato di essere molto più di una cantautrice: è una penna autentica, una voce che sa farsi fragile e potente allo stesso tempo. Dopo un percorso intenso fatto di successi, sfide, collaborazioni internazionali e momenti di riflessione personale, torna con il nuovo singolo Strade, un brano che parla di casa, di legami e di ritorni.

L’abbiamo raggiunta telefonicamente per parlare di questo nuovo capitolo, ma anche dell’estate passata in tour con Sting, del rapporto speciale con la madre, del ritorno all’università e di quella ricerca di serenità che oggi si riflette anche nella sua voce. Un’intervista vera, intima, piena di passaggi di vita. Come la sua musica.

Intervista a giordana angi

Venerdì 18 esce “Strade”, il tuo nuovo singolo, però, l’ultima volta che ci siamo sentiti io e te per un’intervista di persona era per l’uscita dell’album Questa Fragile Bellezza, per me un disco molto importante nella tua carriera, perché io lo vedo un po’ come il disco dove tu hai trovato una sorta di pace interiore, chiamiamola così. Nel frattempo, da quell’intervista sono successe tantissime cose. Quindi voglio chiederti: da dove arrivi?

È vero, è successo l’inferno, nel senso buono del termine.

Quella del 2024 è stata un’estate bella, ricca di valori nuovi, di racconti diversi, di culture diverse e di tante persone incontrate… tutto questo soprattutto grazie alle aperture nel tour di Sting e alla collaborazione con Martin Kierszenbaum.

Quest’avventura all’estero per me è stata anche una grande occasione umana, perché mia madre, dopo 30 anni di lavoro, è andata in pensione, e così è potuta venire con me, vivere per la prima volta a 360° il mio lavoro, ed è stata un’occasione pazzesca passare così tanto tempo insieme.

Se mi chiedi da dove arrivo, ti dico: da un’estate, e non solo, così.

Tra tutte queste cose che ho fatto non è mai mancata la scrittura. Scrivo molto, anche se a volte vado a periodi. Guardavo prima, nelle note del telefono ho 3.817 appunti di testi, musiche, canzoni… scrivere per me è vitale, fa parte di me e penso che sarà sempre così.

E ora dove sei?

A casa. Quando sono tornata a casa, qui ad Aprilia, avevo una nostalgia enorme. Casa, come ben sai, è una parola importante per me. Nella mia vita ci sono stati tanti traslochi, per questo ha un valore grande. E per casa in questo momento intendo le mie piante, il mio cane, i miei amici, la mia famiglia, i miei cugini, la mia stanza con le chitarre e l’albero di limoni… tutte quelle cose che sono di aiuto per un essere umano. Avevo bisogno di tornare a casa: mi mancavano le mie radici.

È quando sono tornata a casa che ho riaperto tutte le famose note nel telefono e da lì mi sono chiesta cosa fosse importante per me.

Mi sono iscritta all’università, alla facoltà di Filosofia. In realtà, durante il Covid mi ero già iscritta a Lettere ma avevo mollato perché era tutto a distanza, non faceva per me, avevo bisogno di un contatto “autentico”.

E com’è stato tornare all’università?

Non hai idea dell’ansia per dare il primo esame. Sono sincera, ho provato più ansia che nell’aprire i concerti di Sting. Poi ho preso il 27 e ho fatto i salti di gioia, ma non per il voto in sé… il punto era recuperare tante cose. Quando ho finito il liceo, c’è stato Sanremo Giovani, per fortuna, perché poi da lì sono iniziate tante cose, anche tante porte in faccia. Con la scuola ho dovuto smettere perché non mi potevo permettere l’università, sia da un punto di vista economico, sia da un punto di vista mentale… non avrei retto le due cose in quel periodo.

Quindi recuperare tutta questa parte, quest’anno, è stato bellissimo.

E poi sono arrivate le nuove canzoni…

Sì, quando ho riaperto quelle famose note nel cellulare c’erano dentro anche Piano piano, la canzone uscita a novembre scorso, e anche Strade.

Strade, così come Piano piano, confermano il fatto che Giordana Angi ha un’identità, una sua poetica nella composizione dei pezzi. A colpirmi è la tua voce. Nell’ascoltare il nuovo singolo mi è venuto l’istinto di riascoltare Casa e ho sentito in maniera spiccata la nuova maturità della tua voce. Il timbro è lo stesso, ma le sfumature sono cambiate: oggi sanno di consapevolezza, di serenità. Ci ho sentito una nuova maturità vocale.

È una cosa che mi commuovo da sentire, non ti so spiegare. Ne parlavo stamattina, perché sì, l’ho pensato anch’io. Ero salita in auto e il telefono si è collegato all’auto iniziando a riprodurre musica, non so che casino avevo fatto con i tasti. Fatto sta che è partita Incognita poesia, la canzone che portai a Sanremo nel 2012.

Ho ascoltato quel testo e ci ho visto una donna piena di confusione… in quella canzone c’erano le prime righe che avevo scritto, le prime poesie… ascoltando quel pezzo ci sentivo proprio lo specchio della confusione che avevo dentro.

E oggi come ti senti rispetto ad allora?

Sento una maggiore consapevolezza. E questo ovviamente si sente nella mia voce. Ci sono brani che in passato ho cantato “incazzata”. Ero io, così come quella di Piano piano e Strade sono io. In tutto.

Oggi non mi preoccupo se quello che poi incido sia blues, jazz… non importa se Strade, il nuovo pezzo, non è un brano estivo, un up-tempo… se avessi sentito l’esigenza di fare un brano up-tempo lo avrei fatto. L’importante è fare quello che senti e questo è quello che sento ora.

Mi sembra un traguardo importante per una cantautrice, no?

So che quello che sto cercando di fare, e che faccio tutti i giorni, è lavorare su di me… ognuno di noi ha i suoi momenti belli e quelli brutti. La differenza sta in cosa scegliamo di farci con quelle ferite. Le lasciamo là? Io nel mio piccolo, pensando anche a quanto siamo piccoli come esseri umani rispetto alla vastità di tutto quello che c’è, Mi sono detta: voglio cercare di essere felice. Me lo ripeto spesso: ‘Cerca di essere felice’.mi sono risposta che voglio cercare di essere felice… mi ripeto spesso: “Cerca di essere felice”.

Per arrivare a questa consapevolezza ho dovuto lavorare tanto su di me, e l’ho fatto tanto anche con la scrittura. Grazie allo scrivere mi sono trovata. Per fortuna la musica è sempre con me, è parte di me.

Tutte le strade di giordana angi

Veniamo a questo nuovo singolo, Strade, che ha una chiara direzione: l’amore…

Sì, è la direzione di casa mia, verso le persone che amo, i miei legami. Come ti dicevo all’inizio, sentivo forte, dopo tanto girovagare per il mondo, l’esigenza di tornare nel mio mondo. E credo che ognuno, ascoltandola, potrà ritrovarci il posto o le persone verso cui desidera tornare

A me di questa canzone piace molto il fatto che, nonostante sia ben delineata la strada di cui parli, al tempo stesso fai intuire che la vita è piena di strade, strade che magari prima o poi confluiranno in una sola direzione, come è anche giusto che sia, ma ci sono tante possibilità. E questo è un po’ il messaggio che secondo me sta alla base della resilienza nella vita…

Ecco, vedi, questo è il bello delle canzoni. Il tuo è un punto di vista bellissimo che io non avevo considerato mentre scrivevo, lo faccio ora che me lo dici. È bello che in una canzone ognuno ci metta dentro il proprio, la faccia sua.

Tanti anni fa, nel periodo di Amici, ti chiedevi “la casa dov’è”. In Strade torni a chiederti, ma con una maggiore serenità.

Se ti arriva questo ascoltando la canzone io posso solo che essere contenta anche perché alcune cose, vivendole, non le colgo. La certezza che ho è che dopo tanto tempo di ricerca su me stessa, anche di terapia, c’è un posto ed è importante perché sono successe tante cose. La vita è in continua evoluzione, non la controlli, non sai cosa accadrà domani, e anche questo è il bello. Però oggi so le cose alle quali appartengo e in questo senso di appartenenza la musica rimane sempre la mia costante fissa. Lei, insieme ai legami importanti, alla famiglia, al mio cane, ai miei spazi, anche alla mia pianta di limoni che ha iniziato a germogliare quando sono tornata… tutto questo determina quello che sono oggi.

Piano piano e Strade sono figlie di questa serenità, di questo guardare anche il passato con occhi diversi.

Strade, nella tua vita artistica ce ne sono state tante. Mi parli di quella che ti ha portato ad andare all’estero e incidere un disco addirittura in quattro lingue?

Parte tutto da Martin che mi aveva cercato dopo aver ascoltato un mio brano in radio durante un suo viaggio in Italia. Lui mi aveva cercato durante la pandemia per propormi questo progetto, ma io non mi sentivo pronta, ero confusa in quel momento.

Quando, dopo qualche tempo, mi ha richiamato ho sentito che era il momento giusto per buttarmi e l’ho fatto con gioia. Venivo dall’esperienza dietro le quinte ad Amici e sentivo che era il momento per rimettermi al centro come cantautrice in prima persona, con le canzoni scritte su di me da portare in giro con la mia faccia, le mie braccia, la mia voce.

È stata un’esperienza in cui mi sono buttata al 100%. Ho inciso in francese, ma quello mi spaventava meno. La Francia per me è un paese importante, è la mia seconda casa essendo mia madre francese e avendo la mia famiglia lì. Poi mi sono confrontata con lo spagnolo quando Martin, che per metà è argentino, ha scritto gli adattamenti dei brani in questa lingua e mi sono trovata bene, forse anche perché mio nonno ha origini spagnole.

L’inglese all’inizio mi impauriva di più, perché lo studiamo a scuola, lo impariamo anche tramite i testi delle canzoni che ascoltiamo, ma non siamo mai certi, almeno per me era così, di riuscire a tradurre quello che ho nel cuore e nella testa in inglese. Però è stato un bel viaggio che mi ha portato a collaborare con Shaggy, a fare un tour in altri paesi e ad aprire i live di Sting.

DA AMICI ALLA VOGLIA DI SCRIVERE PER ALTRI

Hai citato Amici dove, come mi dicevi, hai lavorato anche dietro le quinte. Come è nata questa strada parallela?

Parte tutto con la pandemia. Arrivavo dalla mia partecipazione a Sanremo e avevo dei concerti in programma che, come è successo a molti, sono saltati. Ho accusato molto la pandemia e mi sono chiesta cosa volevo fare, cosa potevo fare. In quel momento è arrivata la possibilità di tornare ad Amici lavorando dietro le quinte. Era un proseguo perfetto, naturale, di quello che ho sempre fatto.

Poter fare musica, canzoni per altri, seguire dei giovani talenti… ho scoperto che era una possibilità diversa di lavorare nella musica e che mi piaceva. Quando poi si è presentata l’occasione del progetto internazionale, mi sono presa il mio tempo

E tra l’altro con il ritorno in Italia sei tornata anche in questa tua seconda casa e hai ripreso anche l’attività di autrice scrivendo Cuore bucato per Nicolò Filippucci. Una strada, quella dell’autrice, iniziata anni fa con Nina Zilli e proseguita con tanti altri artisti da Alberto Urso a Tiziano Ferro.

Scrivendo sempre e tanto, ad un certo punto l’hard disk in cui tengo le canzoni è diventato enorme e, siccome la musica per me è condivisione (perché altrimenti la puoi fare anche nella tua cameretta), mi piace condividere anche le mie canzoni.

Tutto per me parte dal mio pianoforte, dalla musica, dalle canzoni. Ci sono brani che sento che devo fare io, e spesso ti confesso che, nonostante il tempo passato, mi vergogno anche un po’ ad espormi perché c’è dentro tutto di me. Per questo in passato ho messo maschere, per vergogna. Oggi so che se una canzone che ho scritto è totalmente parte di me, devo metterci la faccia.

Oggi le canzoni in quell’hard disk sono così tante che alcune prendono altre strade. Nel caso di Nicolò nasce tutto dal mio ritorno ad Amici. Sono tornata a lavorare anche dietro le quinte, a confrontarmi con i prof. e i ragazzi sulle cover, a cercare le canzoni, lavorare sugli arrangiamenti.

Tra i brani inediti che sono stati proposti quest’anno ai ragazzi da diversi autori c’era anche questo brano, Cuore bucato, e Nicolò, che è un interprete che sta iniziando ora a scrivere le sue canzoni, l’ha sentita sua e l’ha scelta.

Abbiamo parlato di tante strade, ce n’è una che vorresti percorrere e che porta verso Sanremo?

Sanremo è stato il primo palco importante per me ed è stato anche il palco importante successivo alla mia partecipazione ad Amici. Sicuramente dipende tutto dalla canzone. Vale la pena proporsi se hai una canzone in cui ti ritrovi appieno. Deve essere la canzone che dovrebbe darmi la spinta di volermi provare a presentare.

Sanremo, il Festival della Canzone Italiana, è qualcosa che noi abbiamo nel DNA, fa parte della cultura italiana ed è un momento importante per la musica. Se ci sarà una canzone che a un certo punto mi farà dire: “Ecco, questa è la canzone che voglio provare a proporre a Sanremo“, allora sì.

 

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