Taci, anzi parla: perché leggere il diario di Carla Lonzi è ancora un atto di ribellione a un sistema culturale oppressivo

Dissentire rispetto all’immagine in cui si sentiva costretta: nel 1978 Carla Lonzi pubblica il suo diario, oggi finalmente in libreria. The post Taci, anzi parla: perché leggere il diario di Carla Lonzi è ancora un atto di ribellione a un sistema culturale oppressivo appeared first on The Wom.

Feb 11, 2025 - 07:17
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Taci, anzi parla: perché leggere il diario di Carla Lonzi è ancora un atto di ribellione a un sistema culturale oppressivo
Tirare fuori tutto il dissenso riguardo l’immagine in cui si sentiva costretta dagli altri: con questo obiettivo nel 1978 Carla Lonzi pubblicava il suo diario Taci, anzi parla, scritto dal 1972 al 1977. Lontana da essere un’opera memorialistica, il diario – a cura di Annarosa Buttarelli ed edito da La Tartaruga – non smette di vivere nel suo significato più profondo: riconoscere la propria autenticità, liberandosi dai lacci dei modelli imposti
 

Dopo una carriera nel mondo dell’arte, all’inizio degli anni ’70 Carla Lonzi – riferimento per il pensiero femminista della differenza – lascia il suo lavoro per dedicarsi completamente al femminismo. Gli anni in cui scrive il suo diario sono quelli dell’autocoscienza e della ricerca di autenticità, che iniziava già a mostrarsi nei precedenti testi pubblicati nella collana Libretti verdi per la casa editrice fondata dalla stessa Lonzi, Scritti di Rivolta Femminile. Nel diario la ricerca di autenticità emerge in tutta la sua intensità, mostrando una delle rotte possibili per ritrovarsi: non aver timore di “abbandonare”.

Abbandonare i modelli imposti, il diario di Carla Lonzi parla di scoperta e autencità

«Abbandonare era niente, rispetto al dolore di tradire me stessa. E questa facilità a lasciare appena si richiedesse da me qualcosa che non si accordava con la mia coscienza, è stato l’elemento che più di tutto mi ha impedito di perdermi nella emancipazione e nelle riuscite apparenti», scrive Lonzi nel suo diario.

Nonostante la sua carriera nel mondo dell’arte fosse luminosa e promettente, Lonzi comincia a studiare le relazioni di potere uomo-donna accorgendosi con sempre più precisione delle prevaricazioni e ingiustizie ai danni delle donne. Lo riporta tra le pagine del diario con lungimirante nitidezza:

La difficoltà ad esporsi scrivendo liberamente di sé (…) è ciò che di fatto ha scoraggiato ed infine fatto tacere le donne, quindi esse non sono state registrate come esistenti: la loro vita, le loro voci si sono perse nel nulla

Già nel suo lavoro di critica d’arte, Lonzi individua le dinamiche di potere che offuscano la personalità creative delle donne. Come scrive:

«La personalità creativa, intanto che sembra dare agli altri, toglie loro la possibilità di fare centro su di sé e di mirare a una liberazione in proprio. L’artista accetta la liberazione di riflesso che egli elargisce, anche se non si accorge che il sospetto che egli ha verso lo spettatore è un risultato inconscio di questa operazione ambigua. Quando ho capito che mi si chiedeva di immedesimarmi nello spettatore ideale, mi sono sentita a disagio. Che funzione era quella? D’altra parte, l’ambiguità dell’artista verso lo spettatore viene anche dal fatto che lui ne ha bisogno e perciò deve sentirsi autorizzato a procurarselo: lo cerca, lo alletta, lo adopera, lo ricaccia lontano dalla ricerca di sé. Nonostante tutto l’artista fa il vuoto di creatività intorno a sé (Lonzi, Taci, anzi parla, p. 45).»

Come l’artista ha bisogno dello spettatore per essere riconosciuto ma non fa lo stesso nei suoi confronti, così anche l’uomo, secondo Lonzi, necessita della donna per realizzare il suo desiderio di riconoscimento, che tuttavia manca di reciprocità

Il femminismo è la mia festa: così Lonzi rompe il silenzio nel suo diario

Lonzi stessa è la testimonianza del silenzio che ha oppresso la voce delle donne per anni. Su di lei, figura centrale del femminismo italiano di seconda ondata e fondatrice di Rivolta Femminile insieme a Carla Accardi ed Elvira Banotti, è calato un lungo silenzio, dovuto soprattutto alla mancata circolazione dei suoi scritti e alla difficoltà materiale nel reperirli.

Leggere o rileggere le sue opere oggi significa entrare in contatto con una parola assertiva, colta, provocatoria e soprattutto generatrice di domande: «Io non ho che me stessa, perciò posso solo essere autentica» scrive nel diario

La scoperta del femminismo «è stata la mia festa» scriverà ancora nelle sue pagine, indicando il femminismo come la possibilità concreta di uscire dal ruolo contemplativo di spettatrice e di essere riconosciuta come soggettività, attraverso forme di espressione non prevaricanti.

Il diario, infatti, contiene il lavorio della pratica delle relazioni tra donne svelandone le contraddizioni, i pensieri, i sogni e le aspettative: per questo è un testo unico nel suo genere, a cui ancora oggi ci si rivolge per cercare risposte o elementi utili a ritrovare la radicalità di riconoscersi “sé”.

Oltre a rappresentare un documento storico e un archivio sentimentale che ha pochi eguali nel Novecento italiano, in cui la curiosità di una donna verso la propria coscienza viene portata alle estreme conseguenze nel tentativo di sfuggire a gesti istituzionalizzati, Taci, anzi parla inaugura una crisi indispensabile per scoprirsi.

È il diario di una scrittrice, in cui Lonzi usa la trascrizione dei giorni per passare dalla memoria privata alla memoria letteraria, anche grazie al ricorso alla poesia. È «un segreto temporaneo» donato con grande generosità e sorpresa a chi legge

Di donna in donna, “Taci, anzi parla” è un diario intimo e collettivo

La potenza dei testi di Carla Lonzi sta tutta qui: non solo nella raffinata analisi di pensiero, ma anche nell’essere ancora portatori di una straordinaria carica eversiva. Le sue parole rompono il silenzio e denunciano un intero sistema culturale, collocando il rapporto uomo/donna in un sistema di potere che perpetua il controllo sulla vita delle donne attraverso l’istituto familiare e una precisa visione della sessualità.

Rileggere i pensieri di Lonzi nella forma diaristica propria di Taci, anzi parla, più intima di altri scritti, significa coltivare non solo questa consapevolezza. Ma anche riconoscere i processi di autocoscienza e consapevolezza che stanno avvenendo dentro di sé

Di donna in donna, nel segno della differenza, prima di arrivare in libreria i testi di lonzi – diario incluso – hanno rappresentato un “tesoro” passato di mano in mano, di donna in donna: sottolineature e note di diverse lettrici si sono sovrapposte in un passaggio di testimone che valica il tempo. Il testo vive nelle note a margine, nelle parole segnate a matita sui pensieri di Lonzi, nelle critiche e nelle riflessioni. È tempo di passar ancora il testimone.

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