Strage del bus, condanna definitiva. L’ex ad di Autostrade andrà in carcere
La Cassazione conferma i sei anni per Castellucci, colpevole di disastro e omicidio colposo. I suoi legali: "Sentenza incomprensibile, pronto a costituirsi". I parenti delle vittime del Morandi: sistema a nudo.

La Corte di Cassazione conferma la condanna a sei anni per l’ex ad di Aspi Giovanni Castellucci: per l’ex alto dirigente di Autostrade si aprono ora le porte del carcere per la strage del viadotto Acqualonga. Con sentenza definitiva depositata ieri, gli ermellini hanno respinto i ricorsi proposti dall’ex ad e dagli altri imputati (confermati i 9 anni per il proprietario del bus, Gennaro Lametta), ribadendo le pene per i reati di disastro colposo e omicidio colposo plurimo, in relazione alla strage del viadotto del 28 luglio 2013, che causò la morte di 40 persone nel tratto autostradale di Monteforte Irpino (Avellino). La Suprema Corte, nel rigettare i gravami, ha ribadito le valutazioni già espresse dalla Corte d’Appello di Napoli, confermando la responsabilità colposa di Castellucci (che in primo grado era stato assolto) e degli altri imputati circa la mancata adozione di misure idonee a prevenire il cedimento strutturale della fiancata del viadotto che causò la caduta nel vuoto del bus al quale si erano rotti i freni e mancava di revisione. In particolare, i giudici hanno ritenuto provati tre punti dirimenti. Il primo riguarda l’omessa verifica delle condizioni di sicurezza dell’infrastruttura, nonostante i segnali di degrado. Il secondo attiene alla carenza di interventi manutentivi tempestivi, riconducibili a scelte gestionali imputabili alla governance di Aspi. Una incuria durata anni. Infine la Cassazione ha stabilito, da qui l’accusa di omicidio colposo, il nesso causale tra tali negligenze e l’evento catastrofico.
La sentenza, quindi, ribadisce il principio secondo cui i vertici aziendali, in qualità di soggetti garanti, sono tenuti a un dovere di vigilanza e controllo su attività potenzialmente pericolose, con conseguente responsabilità penale in caso di inadempienza. I difensori di Castellucci, gli avvocati Paola Severino e Filippo Dinacci, hanno espresso forte rammarico per la decisione, definendola "incomprensibile" e sostenendo l’estraneità del loro cliente ai fatti contestati: "Le sentenze si rispettano, ma siamo convinti, sulla base delle prove acquisite, che l’ingegner Castellucci abbia sempre adempiuto ai propri doveri. La censura riguardava attività che erano di competenza del progettista – neppure indagato – e ritenevamo fondata la richiesta del Procuratore Generale di annullamento. Questa sentenza crea un pericoloso precedente di responsabilità onnicomprensiva per i manager". I legali hanno annunciato il ricorso a ogni strumento giuridico residuale, inclusa la richiesta di revisione del processo in caso di nuove prove. I legali hanno detto che il manager è pronto a costituirsi. Con una nota è intervenuto anche il comitato ’Ricordo vittime del ponte Morandi’ di Genova: "La sentenza mette a nudo un sistema di manutenzione inefficace".