STM, ancora incertezza sulla governance
Sullo sfondo restano le indiscrezioni circa i contrasti tra il Ceo del gruppo e il Governo italiano e la prossima settimana ci sarà un importante confronto con l’esecutivo e il management del gruppo italo-francese.

Accelera al ribasso STMicroelectronics a Piazza Affari, ancora al centro dell’attenzione del mercato per i contrasti tra il Governo italiano e il Ceo Jean-Marc Chery.
Le azioni STM cedono il 3% dopo due ore di contrattazioni, scendendo così a 21,86 euro dopo il -3,74% della chiusura di ieri, portando così al 7% il calo di questo 2025.
Il prossimo 3 aprile si terrà un tavolo convocato in accordo con il Ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, inserito “nel percorso di confronto che il ministro Urso sta svolgendo da settimane in più incontri sia con i colleghi francesi, con il ministro dell'Industria, Marc Ferracci, e con il ministro dell'Economia, Eric Lombard, sulla strategia europea sulla microelettronica, sia con i vertici dell'azienda in merito al piano industriale e occupazionale”.
Il Mef detiene il 27,5% di STM attraverso una joint venture paritetica con la banca pubblica francese Bpifrance e l’incontro arriva dopo le dichiarazioni di fuoco di Chery rilasciate nel corso di un’intervista a Il Sole 24 Ore nella quale rispediva al mittente le indiscrezioni di stampa sul malcontento dell’esecutivo nei suoi confronti.
Secondo il quotidiano Les Echos, il Governo vorrebbe cambiare il vertice della società italo-francese, accusandolo di voler penalizzare le attività in Italia.
STM “non è italiane o francese, è globale”, affermava il Ceo, il cui mandato scade nel 2027 dopo nove anni in cui svolge questo ruolo nella società. Chery ribadiva i suoi impegni sugli investimenti in Italia, definendo i rumor “solo speculazioni” che “mi rammaricano, ma nulla più”.
Che la situazione sia tesa lo confermano le dimissioni di Maurizio Tamagnini dal Consiglio di Sorveglianza di STM, annunciate ieri e con effetto immediato. Tamagnini, che è anche amministratore delegato del fondo Fsi, era stato nominato per la prima volta membro del Consiglio di Sorveglianza nel 2014 e nel corso del suo mandato è stato presidente e vice presidente, carica che ricopriva dal 2023 (era uno dei tre membri eletti in quota al Governo italiano).
Le dimissioni aumentano i problemi sulla rappresentanza italiana nel gruppo, in quanto il consiglio di sorveglianza ha ora 2 membri italiani su 9, di cui sei designati all’unanimità da St Holding, che riunisce l'azionariato paritetico di riferimento, il Mef e Bpi (la banca d'investimento della Cdp francese) che, insieme, hanno una quota del 27,5%: ciascuno dei due azionisti esprime tre consiglieri nel board. Il supervisory board di STM può funzionare con un minimo di sei componenti e con l'uscita di Tamagnini ne restano otto, ma la rappresentanza "italiana" scende a due.
Nell’attesa, un consiglio di sorveglianza di STM è in programma la settimana prossima per discutere delle nomine nel board da proporre all'assemblea, che tradizionalmente si tiene a fine maggio.
"Sarà da verificare se ci saranno altre modifiche nell'assetto di governance e come sarà reintegrato il consiglio”, sottolineano gli analisti di EQUITA, secondo i quali “la situazione di incertezza rischia di defocalizzare il top management in un momento ancora complesso per il gruppo e quindi auspichiamo che si risolva in tempi brevi".
In tutto questo, da capire a che futuro vanno incontro la società (nel 2024 i ricavi sono calati del 23,2% a 13,3 miliardi e, come anticipato dal management, il 2025 sarà ancora un anno di transizione) e il Ceo Chery, visto che secondo indiscrezioni, ricordate anche dagli analisti di Banca Akros, potrebbe essere sostituito da Nicolas Dufourcq, attualmente presidente del Consiglio di Sorveglianza.
A questo punto si attende il momento della verità (o almeno una prima occasione per dipanare la matassa), ovvero la prossima assemblea generale, ancora da convocare.